Il Presidente della Repubblica Mattarella ha inviato un messaggio di saluto: “Il rispetto dell’ambiente è essenziale per la coesione sociale e per la ripresa del Paese”.Dopo 21 anni di battaglie, la legge n. 68 del 22 maggio 2015, ha introdotto i delitti contro l’ambiente nel Codice Penale. Questa edizione 2015 del rapporto Ecomafia, realizzato col contributo di COBAT, ed edito dalla casa editrice Marotta e Cafiero, non può che aprirsi quindi con un grido di gioia e con la speranza che questo 2015 sia uno spartiacque, l’anno in cui le ecomafie e l’eco/criminalità cominceranno ad essere contrastati con gli strumenti repressivi adeguati.
Intanto, anche quest'anno sono ancora una volta i numeri a confermare la Toscana (7° nella classifica nazionale) tra le regioni più colpite dalla criminalità ambientale, subito dopo quelle a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Calabria, Puglia, Sicilia, e le regioni Lazio e Sardegna. Nonostante si registri un calo in valore assoluto delle infrazioni, 1.695 (corrispondente al 5,8% sul totale dei reati accertati su scala nazionale),dovuto soprattutto al positivo decremento nel settore del racket degli animali e degli incendi boschivi, ed un lieve calo per i reati nel ciclo dei rifiuti (da 412 a 365), rimane sostanzialmente invariato quello del cemento (al 6° posto) ma con un aumento delle infrazioni (da 330 a 402 nel 2014) ed i settori storicamente trainanti dell'eco/criminalità come quello delle archeomafie in cui la Toscana rimane stabile tra le regioni più colpite per le aggressioni al patrimonio culturale.
Questo, ed ancora altro dicono i numeri dell’illegalità ambientale accertati nel 2014 e censiti nel rapporto Ecomafia 2015. Rispetto allo scorso anno scende il numero di denunce (da 2008 a 1726) e di sequestri (da 559 a 397) ma aumentano gli arresti (da 2 a 8) dato che conferma la nostra regione sesta in Italia per numero di arresti.E' questa, in sintesi, la fotografia dell'ecomafia toscana che emerge dal capillare lavoro di monitoraggio e controllo svolto in tutta la regione dalle forze dell’ordine (in particolare da Carabinieri, Guardia di finanza e Corpo Forestale dello Stato).
I numeri e le storie di corrotti, clan e inquinatori sono stati presentati oggi, nel corso di una conferenza stampa organizzata da Legambiente, che ha visto la partecipazione di Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana, di Laura Biffi dell'Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente, di Giuseppe Vadalà, Comandante Regionale del Corpo Forestale dello Stato e di Don Andrea Bigalli, Referente regionale di Libera.
Durante la presentazione del 30 giugno a Roma è giunto un messaggio inviatoci dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che dice: “ricostruire un equilibrio tra territorio e società, tra sviluppo e cultura, tra ambiente e diritto della persona è la grande impresa civica a cui ciascuno di noi è chiamato con responsabilità. Il rispetto dell’ambiente è essenziale per la coesione sociale e per la ripresa del Paese”.
“Nonostante il lieve miglioramento, la Toscana non può rallegrarsi. Siamo sempre nella fascia più appetita dai criminali ecomafiosi, non possiamo quindi permetterci il lusso di abbassare la guardia. Magistratura, forze di polizia, società civile, tutti assieme, dobbiamo fare ciascuno nel proprio ambito la nostra parte. A maggior ragione oggi, che con l’entrata in vigore della Legge sugli ecoreati abbiamo strumenti di contrasto più adeguati allo scopo” – lo dichiara Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana.
Resta un settore ancora dolente quello del ciclo dei Rifiuti dove la nostra regione scende in positivo rispetto all'anno precedente occupando il 7° posto e raggiungendo però, anche nel 2014, cifre preoccupanti con 365 reati accertati nel 2014, il 5% del totale nazionale,347 persone denunciate, 4 arresti e 105 sequestri effettuati. È Firenze la provincia con il numero più alto (56) d’infrazioni accertate, seguita da Prato (55), Lucca (48) e Livorno (45).
La “Rifiuti Spa in Toscana”, dal 2002 a oggi ci dice che sono state concluse 48 indagini per traffico organizzato di rifiuti, che hanno coinvolto a vario titolo diverse aziende toscane, il 16,8% sul totale delle inchieste concluse su tutto il territorio nazionale, con 92 ordinanze di custodia cautelare e 401 persone denunciate, 45aziende coinvolte. Sette le procure che hanno indagato: Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa Carrara, Siena, Pisa. Di queste 45 inchieste, 15 sono state coordinate direttamente da procure toscane. In sostanza, dalle evidenze investigative notiamo come la Toscana sia stata – ed è ancora – un territorio di transito di flussi illeciti di rifiuti, che vengono o smaltiti illecitamente o reimmessi nel mercato parallelo del riuso (tessili) e riciclo (scarti ferrosi, tessili, etc.).
Il mattone selvaggio è servito in alcuni contesti per spalancare le porte alle ditte in odore di mafia. Anche quest’anno la Toscana mantiene la sesta posizione aumentando addirittura il numero delle infrazioni accertate (il 7 % sul totale nazionale) e delle persone denunciate (595) con 89sequestri effettuati.
Nel 2014 il settore più redditizio per le organizzazioni criminali è stato quello agroalimentare, il cui fatturato a livello nazionale, tra sequestri e finanziamenti illeciti ha superato i 4,3 miliardi (l’anno prima era intorno ai 500 milioni) per 7.985 reati accertati.
Anche il racket degli animali vede un lieve miglioramento. Bracconaggio, commercio illegale di specie protette, allevamenti, pesca di frodo. Ma anche le nuove norme contro il maltrattamento degli animali di affezione. La Toscana, scende al 8° posto della classifica, con numeri però davvero preoccupanti: 416 infrazioni accertate, con una percentuale sul totale del 5,3%, 310 denunce, 164 sequestri ed una persona arrestata.
Altro anno intenso per le forze dell’ordine, in particolare per il Comando dei Carabinieri, per le cosiddette archeomafie alle prese con i tanti reati commessi ai danni del nostro immenso patrimonio storico-culturale. A presidiare la classifica nazionale, come una delle regioni maggiormente colpite dai ladri di opere d'arte troviamo la Toscana (4°posto, con 73 furti e il 8,6% sul totale nazionale). In aumento anche i furti nei musei e nelle aree archeologiche (con scavi clandestini).
Tra le poche buone notizie di questo rapporto, c’è la drastica riduzione del numero di incendi nelle superfici boschive. La Toscana, infatti, grazie ad un’estate anomala per le sue piogge, scende in positivo dal 7° posto al 10° nella classifica nazionale. Diminuiscono notevolmente anche le infrazioni accertate (da 203 a 85) con il 2,8% sul totale, diminuiscono anche le persone denunciate (da 44 a 20) e da 8 a 3 anche i sequestri.
I professionisti dell’ecomafia in Italia. L’ecomafia cresce (324 i clan monitorati ad oggi), oltrepassa i confini nazionali, vede i suoi interessi economici aumentare e assume sempre più la forma di una vera e propria impresa al cui interno operano figure professionali precise e definite. C’è il trafficante dei rifiuti che ha reso questa attività illegale un affare dove a guadagnarci sono tutti gli anelli della catena, dai trasportatori agli industriali, dai tecnici agli intermediari con le istituzioni e agli utilizzatori finali che sotterrano i rifiuti nelle cave dismesse o nei terreni agricoli.
C’è l’imprenditore edile che favorisce il controllo diretto delle famiglie mafiose sugli appalti più “succulenti”, contribuendo alla devastazione dei luoghi più belli dell’Italia. L’uomo del supermarket o cassiere dei boss è colui che, attraverso le casse dei supermercati, ricicla ingenti quantità di denaro per conto della mafia. Da semplici prestanome a veri e propri tesorieri, questi imprenditori della grande distribuzione, negli ultimi vent’anni hanno fondato veri e propri imperi economici con base in Sicilia, in Calabria e in Campania all’ombra dei clan.
C’è poi il funzionario pubblico, meglio noto come “colletto bianco”, figura che svolge un ruolo fondamentale negli uffici delle pubbliche amministrazioni e degli enti, quando si tratta di rilasciare un permesso a costruire, un’autorizzazione, una licenza. E ancora, ci sono: il tecnico, l’esperto e il consulente, figure coltivate in passato in seno alla famiglia mafiosa, oggi facilmente reclutabili sul mercato, spesso superprofessionisti utili per estendere il raggio dei propri business.
Una novità assoluta è rappresentata dallo sviluppatore, professionista legato agli affari illeciti della green economy, esperto conoscitore dei meccanismi di sviluppo delle rinnovabili. In ultimo, ma non meno importanti compaiono il truffatore agroalimentare che, ai danni della salute dei consumatori, etichetta e vende prodotti di scarsissima qualità, scaduti o addirittura nocivi, sotto false diciture; il contrabbandiere di cuccioli che si macchia dei reati di compravendita illegale, occupazione di suolo pubblico, accattonaggio, truffa e maltrattamento di animali; il mercante di archeomafia che, avvalendosi di squadre di cercatori, saccheggia i siti archeologici per rivendere anfore e statuette sul mercato nero dei tanti collezionisti.