“Sorprende doppiamente la risposta dell'assessore alla cultura, Giovanni Bettarini, oggi in Commissione congiunta Controllo e Cultura. Alla mia domanda su come il Comune intenda valorizzare la presenza come direttore artistico di Stefano Massini, considerato tra i massimi drammaturghi della sinistra mondiale, anche con investimenti ulteriori e con la garanzia di stabilità nello stanziamento delle risorse, Bettarini ha risposto che il Teatro della Toscana non ha bisogno di alcun stanziamento ulteriore.
Ma non solo: in merito alle posizioni, opinioni, temi trattati da Massini, Bettarini ha sostenuto che il fatto di essere di sinistra o meno non abbia alcuna rilevanza per il suo lavoro teatrale. Ma l'assessore ha mai visto la ‘Trilogia Lehman’ di Massini? Come non occorre essere iscritti al partito comunista per gradire i lavori di Brecht, allo stesso modo non è richiesto di condividere le vedute di Massini per apprezzare i suoi. Ma chi nega la valenza e il valore politico delle opere di Massini, a mio avviso, non ne ha capito un’acca.
Massini è un grande proprio perché il suo è un teatro politico. Il governo, lontano da ogni lottizzazione, ha già elargito la quota massima consentita per valorizzare il Teatro della Toscana: perché il Comune di Firenze non si gioca questa carta con ulteriori investimenti?”. Lo afferma il consigliere comunale Eike Schmidt, a margine della seduta odierna della Commissione congiunta Controllo e Cultura.
“L’Assessore Bettarini, nell’audizione di questa mattina in commissione controllo, anziché rispondere concretamente su quali siano state le presunte divergenze gestionali e organizzative che hanno condotto alla risoluzione anticipata del contratto con l’ex direttore generale, preferisce giocare con le metafore, evadendo le risposte e alludendo strumentalmente ad una difesa d’ufficio di Giorgetti da parte dei consiglieri di Fratelli d’Italia.
Siamo del tutto insoddisfatti da questo atteggiamento supponente e irrispettoso. Caro Assessore, noi siamo difensori dei cittadini e il nostro operato, pienamente legittimo ed estremamente approfondito, si esplica esclusivamente nell’ambito di tale perimetro. Il nostro timore è che si sia barattato l’interesse pubblico con le acredini personali, e questo sarebbe un grave errore.
Non ci fermeremo certo qui”, dichiarano la capogruppo di Fratelli d’Italia Angela Sirello e il consigliere Matteo Chelli.
Queste invece le dichiarazioni di Dmitrij Palagi - Sinistra Progetto Comune: "Esprimiamo solidarietà a Stefano Massini, usato oggi dalla maggioranza per giustificare le politiche culturali nel Comune di Firenze, brandito e sventolato per dire che è sempre andato tutto bene.
Comprendiamo che utilizzare i singoli nomi sia funzionale ad alimentare quel meccanismo contemporaneo in cui tutto è ridotto a singoli aspetti, rispetto al funzionamento del sistema (che così non viene mai messo in discussione e di cui non si deve mai rendere conto).Le nostre domande di oggi erano semplici. Quando è nato il Teatro della Toscana si è chiesto di confermare i contributi per la programmazione che venivano dati singolarmente ai teatri della Pergola, di Rifredi e di Pontedera? Non abbiamo ottenuto risposta.Come è possibile che un ente pubblico che riceve soldi pubblici chiuda un accordo tombale, con vincolo di riservatezza, senza che sia esattamente chiaro quale sia l'elemento di dissenso rispetto alle politiche scelte dal Consiglio di Amministrazione e condivise con i soci?Che ruolo ha il Comune di Firenze nella programmazione culturale? C'è stata una stagione, con Assessore Sacchi, in cui si è scelto di andare nella direzione dei nomi di Pereira, Favino e altri.
Adesso si è chiesto al Direttore Generale di andare via. Ma quali sono le novità?Lo sa bene chi governa le istituzioni: le politiche culturali non si portano avanti con i singoli nomi "sui cartelloni". O almeno, a sinistra si dovrebbe rifiutare di adagiarsi a questa logica.
Ci dispiace per la Città, non ci riconosciamo nella seduta vissuta oggi, lo constatiamo con amarezza", conclude Palagi.
Queste, al riguardo, le dichiarazioni della capogruppo di Firenze Democratica, Cecilia Del Re:“In commissione controllo e cultura oggi abbiamo avuto l’audizione dell’assessore alla cultura, del dirigente alle partecipate e del direttore ad interim della Fondazione Teatro della Toscana. La commissione era stata richiesta dai membri della commissione controllo per comprendere meglio i motivi dell’allontanamento dell’ex direttore della Pergola Giorgetti da parte della sindaca Funaro, ma anche il contenuto dell’accordo transattivo per la risoluzione del rapporto di lavoro, viste le prerogative della commissione stessa nel controllare la corretta gestione delle risorse pubbliche.I motivi dell’allontanamento si trovano in situazioni di “incompatibilità” tra la sindaca Funaro e l’ex direttore generale, come era stato affermato in aula dall’assessore alla cultura, e la decisione è stata dunque presa dalla medesima, quale presidente del consiglio d’amministrazione della Pergola (con le contrarietà e perplessità espresse da parte di altri componenti del cda).
L’entità dell’esposto - pur trattandosi di risorse pubbliche - non è stato comunicato ai consiglieri e neppure pubblicamente, per motivi di riservatezza, e anche dal bilancio dell’ente non comparirà la somma perché inclusa dentro la voce “spese di personale”.Alla domanda che abbiamo formulato se l’accordo sia stato trasmesso in corte dei conti - come si è tenuti a fare in caso di accordi transattivi - la risposta è stata negativa, perché il collegio dei revisori dei conti non lo avrebbe ritenuto necessario.
Questa situazione ci ricorda il triste e dannoso esonero da un giorno all’altro dell’allora sovrintendente Chiarot da parte dell’allora sindaco Nardella, che era stato da tutti apprezzato nel suo primo mandato, ma che fu sostituito dal Sindaco senza valide ragioni (ma per aprire il Maggio a Pereira). Siamo dunque in perfetta continuità non solo con una gestione autoritaria di rapporti con persone che erano state dagli stessi nominati (scelte non condivise neppure con gli altri soci pubblici, e con mancanze di rispetto notevoli per le persone e il lavoro svolto fino a quel momento), ma anche con un esborso di risorse pubbliche, che si celano dietro dinieghi di interrogazioni e accesso agli atti.
E l’interrogativo su chi pagherà tutto questo resta anche questo senza risposte, per lo meno politiche”.