Stelle Michelin: attribuzioni e conferme danno gusto alla Toscana

La guida più prestigiosa al mondo premia la cucina giovane, sostenibile e di ricerca

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 novembre 2022 21:49
Stelle Michelin: attribuzioni e conferme danno gusto alla Toscana

L'annuncio è arrivato nel corso della presentazione della Guida Michelin Italia 2023. Chic Nonna di Vito Mollica è stato insignito della prestigiosa Stella Michelin. Il nuovo progetto food & beverage, una delle aperture più attese dell’anno, vede al timone Vito Mollica, in collaborazione con Mine & Yours Group, e, ad affiancarlo, i due Restaurant Chef Rosario Bernardo e Paolo Acunto; l’F&B Manager David Bonissone, Mark Ignatov e Davide Altobelli in qualità di Responsabili di Sala, Clizia Zuin come Sommelier e Tim Ricci è il consulente di pasticceria.

Chic Nonna di Vito Mollica ha puntato da subito a diventare un punto di riferimento per l’alta cucina, attraverso un progetto di ristorazione improntato sul fine dining e su materie prime di eccezionale qualità. Una cucina di matrice tradizionale, incentrata sulla stagionalità e sull’autenticità, ma che allarga gli orizzonti del gusto, grazie all’impiego di tecniche innovative e ingredienti selezionati fra le eccellenze locali e mondiali.

È Vito Mollica a commentare: “Questo importante riconoscimento è per Chic Nonna un punto di partenza per fare ancora meglio. Il mio ringraziamento è innanzitutto per la mia squadra, che è composta da tutti i collaboratori di Chic Nonna e di Salotto Portinari Bar & Bistrot, piena di giovani professionisti che si sono messi in gioco seguendomi in questo progetto e credendoci fortemente. Dicono che in questo momento nessuno voglia più lavorare nel mondo della ristorazione ma qui, ogni giorno, ho la prova di quanto sia importante fare squadra e creare un ambiente di lavoro sereno per raggiungere gli obiettivi, anche i più ambiziosi”.

Approfondimenti

Il concept di Chic Nonna Firenze, che comprende anche Salotto Portinari Bar & Bistrot, è stato realizzato da Vito Mollica in collaborazione con Mine & Yours Group e fa parte di un progetto internazionale più ampio sviluppato insieme all’Amministratore Delegato Stefano Cuoco, che ha già visto l’apertura di un altro ristorante a Dubai e la possibilità di nuove inaugurazioni nel corso dei prossimi mesi.

Dopo dieci anni la Stella Michelin torna a Prato e premia la squadra di giovani determinati e talentuosi del ristorante Paca, tutti sotto i trentacinque anni, uniti da storica amicizia e con l’obiettivo comune di migliorare costantemente.

"Siamo doppiamente felici e orgogliosi - dice Niccolò Palumbo, lo chef - ovviamente per il ristorante ma anche per la città di Prato e consapevoli che questo è il frutto di grande impegno di tutto il team, ma che soprattutto si tratta di un punto di partenza e siamo carichi e pronti ad andare avanti con grandissimo entusiasmo”.

Il ristorante Paca è a cinque minuti a piedi dal duecentesco castello dell’Imperatore, appartenuto al nipote di Federico Barbarossa e nasce negli ambienti di una ex istituzione della gastronomia pratese. Quello che negli anni ‘80 era il ristorante di Osvaldo Baroncelli, chef eclettico e grande pioniere di una cucina moderna per l’epoca, con esperienze di haute cuisine francese abilmente declinate sulla valorizzazione delle risorse della sua terra e storico Presidente AIS Toscana.

È qui che nel 2019, Niccolò Palumbo e Lorenzo Catucci, poco più che trentenni, e dopo aver aperto insieme un ristorante a Radda in Chianti, trovano il luogo propizio in cui dar vita al loro progetto ristorativo. Quasi a voler dare continuità a quell’energia innovatrice, alla visione contemporanea della cucina e alla passione per l’arte che li accomunano al precedente proprietario, per cui nutrono grande stima e ammirazione. Restaurano il locale senza stravolgerne la struttura originaria; i nuovi arredi si rifanno a uno stile classico, di una eleganza essenziale, senza orpelli. Continuano l’usanza di Baroncelli di esporre, nelle tre sale del ristorante, quadri e opere provenienti da gallerie d’arte cittadine; Prato è la città dell’arte contemporanea e gli stessi spazi pubblici sono disseminati di opere, come una naturale estensione del celebre Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci.

Decidono cosa scrivere nell’insegna, pensando a un logo di immediata lettura che si ricordi facilmente e con piglio pragmatico optano per la crasi delle prime due lettere dei rispettivi cognomi. Anche a suggello della costituzione della loro società.

Pratese, classe ‘88, Niccolò Palumbo prende le redini della cucina, è reduce da quasi due anni a Villa Crespi, a fianco di Antonino Cannavacciuolo, dopo essere transitato dal tristellato Lasarte di Martin Berasategui ed essere stato in servizio al Bracali di Massa Marittima, nei due anni in cui il ristorante è passato da una a due stelle Michelin.

Il trentaduenne Lorenzo Catucci si occupa dell’accoglienza e della conduzione della sala, il suo curriculum parte dall’istituto alberghiero di Castellaneta (TA) e dopo aver frequentato la facoltà di “Scienze e tecnologie alimentari” di Bari inizia a lavorare presso alcuni hotel del capoluogo pugliese per poi trasferirsi in Toscana.

A ricoprire il ruolo di pastry chef, il fratello venticinquenne di Niccolò, Gabriele Palumbo, giovanissimo, ma già con due esperienze importanti alle spalle come Villa Crespi e il Caino di Valeria Piccini a Montemerano (GR).

La consapevolezza che lo studio costante è imprescindibile, il piacere e la curiosità di intessere relazioni con produttori del territorio, uniti a un entusiasmo che si autoalimenta, nonostante a un anno dall’apertura sia partita l’emergenza sanitaria, hanno contribuito a far uscire indenne dal periodo complicato della pandemia il progetto Paca. Che oggi a Prato simboleggia una cucina di sostanza, dall’estetica contemporanea e raffinata, innestata su solide competenze tecniche, con materie prime ricercate con grande accuratezza. O come i bottini frutto delle visite ai casari sparsi per la regione, destinati a rimpinguare un seducente carrello dei formaggi, che campeggia in sala in tutta la sua autorevolezza.

Elevata è l’attenzione alla sostenibilità, sia nella limitazione degli sprechi in cucina, che nella scelta degli ingredienti. Come per i micro-vegetali in acquaponica di The Circle prodotti in tandem con l’allevamento di pesci, senza generare scarti; o i legumi e i cereali de I Seminanti, azienda a filiera biologica. Anche la carta dei vini si evolve attraverso un accurato e minuzioso lavoro di ricerca di produttori e aziende, portato avanti con grande competenza e attitudine alla scoperta da Catucci, si snoda fra etichette di grande prestigio a proposte di nicchia biologiche e biodinamiche.

IL POGGIO ROSSO DI BORGO SAN FELICE

Sotto l’attenta guida dell’Executive Chef Juan Quintero e la supervisione del pluristellato Chef Enrico Bartolini, Il Poggio Rosso, ristorante gourmet di Borgo San Felice - il Relais & Châteaux a cinque stelle del Gruppo Allianz – vede confermata la prima Stella Michelin conquistata nel 2020 e ottiene la prestigiosa Stella Verde Michelin. L’ambito riconoscimento, assegnato dall’autorevole Guida Michelin, premia i ristoranti all'avanguardia nel campo della sostenibilità, che lavorano con produttori e fornitori selezionati per evitare sprechi e ridurre la plastica nonché altri materiali non riciclabili dalla loro filiera, preoccupandosi così di diminuire l’impatto ambientale della propria attività.

“In questo momento storico, in cui l’emergenza ambientale a livello globale è fortemente sentita, per me è un dovere offrire il mio contributo” dichiara Juan Quintero, Executive Chef di Borgo San Felice. “Sono onorato di questo ulteriore riconoscimento. Da anni San Felice sta investendo a favore della sostenibilità con progetti concreti e quello della ristorazione contribuisce quotidianamente con azioni che vanno dalla scelta delle materie prime stagionali e dei fornitori locali allo smaltimento, riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti fino all’attenzione verso la qualità della vita del personale e il sostegno a progetti sociali a livello locale, come il nostro Orto Felice”.

Il giovane chef di origini colombiane è arrivato a Il Poggio Rosso nel 2019 ottenendo la sua prima Stella Michelin nel 2020. Lo Chef Quintero guida la brigata con carattere, intuito e passione, trasferendo ai piatti la sua impronta originale: una visione cosmopolita del gusto che parte dalla valorizzazione della cucina del territorio interpretata e combinata con sapori di terre lontane. Come un artista è capace di suscitare emozioni, così Quintero pensa ai suoi piatti immaginando l’impatto sensoriale che suscitano, senza mai perdere di vista il gusto e la qualità. Per gli ortaggi, lo Chef si affida ai prodotti dell’”Orto e dell’Aia Felice” (un progetto di inclusione sociale, che coinvolge giovani con disabilità e anziani residenti nella zona, promosso dalla Fondazione Allianz UMANA MENTE, in collaborazione con San Felice, la Regione Toscana, il Comune di Castelnuovo Berardenga e il Comitato della Terza Età) che vengono raccolti appena prima di essere elaborati in piatti creativi e sofisticati.

“La prima stella fu motivo di grande emozione e orgoglio, ma la soddisfazione che proviamo oggi è ancora maggiore” commenta Danilo Guerrini, Direttore Generale di Borgo San Felice “L’azienda fa della sostenibilità uno dei suoi pilastri e per noi eccellere significa andare in questa direzione. Oggi la stella verde rappresenta proprio questo: un esempio concreto di buone pratiche che tutto lo staff quotidianamente persegue con tenacia e responsabilità”.

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