Siena Awards Festival dal 27 settembre al 23 novembre 2025

Palazzi storici, musei, spazi rigenerati ed ex distillerie, giardini e centri culturali ospitano 10 mostre fotografiche

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 Agosto 2025 18:15
Siena Awards Festival dal 27 settembre al 23 novembre 2025

Siena, 27 agosto 2025. Palazzi storici, musei, spazi rigenerati ed ex distillerie, giardini e centri culturali ospitano le dieci mostre fotografiche del Siena Awards Festival, che dal 27 settembre al 23 novembre 2025 trasformano Siena nel cuore pulsante della fotografia internazionale. Per oltre due mesi la città diventa un crocevia di racconti visivi, dove le immagini dialogano con l’architettura medievale, le piazze acciottolate e i vicoli nascosti, dando vita a percorsi immersivi capaci di sorprendere ed emozionare.

L’undicesima edizione del Festival propone esposizioni che indagano sempre più la contemporaneità, attraversando conflitti, migrazioni, crisi ambientali e memorie intrecciate al nostro vivere quotidiano. In un percorso che tocca alcuni luoghi simbolici della città, quattro mostre collettive – con opere premiate dai principali concorsi fotografici internazionali come i Siena International Photo Awards (con una sezione a parte dedicata allo Storytelling), i Drone Photo Awards e i Creative Photo Awards – si affiancano a cinque esposizioni personali dedicate a fotografi di fama mondiale, tra cui vincitori di riconoscimenti prestigiosi come il Pulitzer, e a una speciale mostra allestita nel borgo di Sovicille.

In un cammino che offre un dialogo continuo tra immagini e ambiente, dove ogni scatto offre prospettive inedite sulla realtà, il Festival trasforma Siena in un grande palcoscenico: ogni edificio e ogni scorcio diventano parte di un racconto per immagini che unisce arte e storia, documentario e creatività, invitando il pubblico a riscoprire con occhi nuovi la città e il suo territorio.

Al Museo del Paesaggio di Castelnuovo Berardenga, nuova sede del Siena Awards, la fotografia di Elliot Ross diventa un’indagine sulle disuguaglianze legate all’accesso all’acqua. Dopo dieci anni di ricerca sull’Ovest americano, nella mostra A Question of Balance l’artista mette in luce un sistema idrico iniquo: nella Nazione Navajo oltre un Diné su tre deve trasportare l’acqua a mano fino alle abitazioni rurali, consumandone meno di chiunque altro ma pagandola di più; a sole 80 miglia, invece, i residenti della contea di Washington (Utah) ne usufruiscono a costi minori e con consumi maggiori. Sullo sfondo della peggiore siccità degli ultimi 1200 anni, Ross racconta con sguardo intimo e rigoroso la fragilità di un equilibrio idrico che minaccia le comunità native e interroga le istituzioni sul futuro del territorio.

Il tema delle frontiere emerge con forza in Mexico Border, il progetto del fotoreporter pakistano-americano Adrees Latif, ospitato all’Accademia dei Rozzi. Lungo le 2.000 miglia che separano Stati Uniti e Messico, il fotografo premio Pulitzer documenta la tensione tra speranza e disperazione di migliaia di persone in viaggio verso una nuova vita. Ogni scatto restituisce la dimensione umana della migrazione: corpi stremati, famiglie sospese, rifugi improvvisati, terre di confine attraversate con la sola forza della speranza. La mostra offre così uno sguardo profondo sulle vite sospese nel limbo di una diaspora silenziosa, rivelando il coraggio necessario per lasciare alle spalle il conosciuto per abbracciare l’ignoto e la possibilità di un futuro migliore.

Uno sguardo altrettanto potente sulla violazione dei diritti è quello della fotografa canadese-iraniana Kiana Hayeri, che presenta No Woman’s Land negli spazi naturali di Area Verde Camollia 85, tra limonaie, piazzali, antiche mura e ampi prati. In questo luogo suggestivo, attraverso fotografie, video e opere collaborative realizzate con giovani ragazze, la fotografa offre un racconto corale della vita delle donne afghane sotto il regime talebano. Una denuncia che documenta l’oppressione e la sistematica cancellazione delle donne dalla sfera pubblica, e che celebra al tempo stesso gli atti quotidiani di resistenza, intrecciando testimonianze personali e denuncia sociale.

Con Katie Orlinsky e Vanishing Caribou, al Museo di Storia Naturale, l’attenzione si sposta sull’Artico, dove il cambiamento climatico sta provocando la drammatica riduzione delle popolazioni di caribù, passate in pochi decenni da cinque a due milioni di esemplari. Da oltre dieci anni Orlinsky segue le comunità indigene dell’Alaska e del Canada, documentando come la scomparsa dei caribù minacci non solo un intero ecosistema, ma anche la sopravvivenza culturale e spirituale di popoli che da millenni vivono in simbiosi con questa specie animale. La sua è una narrazione che si nutre dell’assenza, perché è testimonianza di quei luoghi dove i ghiacciai, il permafrost o gli animali non ci sono più: un impegno per proteggere non solo i saperi e le culture indigene, ma anche il futuro del nostro pianeta.

Chiude il percorso delle mostre personali Muhammed Muheisen, con Life and War allestita al Centro Culturale La Tenaia di Sovicille. Vincitore due volte del premio Pulitzer, il fotoreporter giordano ha dedicato metà della sua vita a raccontare le conseguenze dei conflitti attraverso lo sguardo dei più vulnerabili, in particolare i bambini. I suoi scatti, una selezione che copre oltre due decenni di storia, restituiscono la vita che fluisce e continua anche nel cuore della guerra: giochi improvvisati tra le macerie, sorrisi fragili, gesti di coraggio e resistenza, testimonianze che vogliono abbattere stereotipi e dare voce a chi spesso non ne ha.

Il viaggio visivo prosegue all'Ex Distilleria Lo Stellino, con People Sharing All the World, esposizione collettiva che raccoglie le immagini premiate al Siena International Photo Awards. Dal 2015 il SIPA si distingue come uno dei concorsi più prestigiosi al mondo, con fotografi provenienti da oltre 150 Paesi, rappresentando l’eccellenza fotografica internazionale e culminando nella Photo of the Year: uno scatto selezionato tra diverse categorie che spaziano dal fotogiornalismo alla natura, dallo sport alla street photography.

Nella stessa sede, viene presentata SIPA Story-Telling, sezione a parte del Siena International Photo Awards interamente riservata alla narrazione fotografica. In mostra i progetti vincitori dell’ultima edizione, firmati da fotogiornalisti internazionali capaci di trasformare l’immagine in strumento di indagine e testimonianza. Non semplici scatti isolati, ma sequenze di nove fotografie che, insieme, compongono un racconto unitario: storie che spaziano dalla cronaca dei conflitti alle urgenze sociali, fino alle sfide legate alla tutela dell’ambiente, invitando a leggere la fotografia come voce collettiva.

Sempre al Museo di Storia Naturale, Above us Only Sky rappresenta la più importante mostra al mondo di fotografia aerea. Premiate al Drone Photo Awards, le immagini esposte offrono visioni inedite del pianeta dall’alto, dove la prospettiva sovverte la percezione dello spazio e del colore, trasformando paesaggi, città e corpi naturali in composizioni a metà tra realtà e astrazione.

I Wonder if You Can è invece l’esposizione ospitata al Liceo Artistico “Duccio di Buoninsegna” e dedicata ai vincitori del Creative Photo Awards, con opere che spingono i confini del linguaggio fotografico, tra colori audaci e istantanee oniriche capaci di sovvertire le aspettative dello spettatore. Una riflessione sulla fotografia come mezzo in continua trasformazione, capace di rivelare meraviglie nascoste del mondo che ci circonda.

A Sovicille, infine, torna per il quinto anno Sovicille Creative, mostra diffusa che trasforma il borgo in un luogo di cultura dove grandi fotografie, inserite nelle porte e finestre murate di abitazioni ed edifici storici, creano un dialogo armonioso con l’architettura e la natura circostante. Espansione del progetto “WeCreative”, l’iniziativa ribadisce la vocazione del festival a trasformare il territorio senese in un grande salone espositivo, dove arte e comunità si fondono in un’esperienza collettiva.

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