Seves, in fabbrica anche il sindaco di Firenze Dario Nardella

Il fondo Triton è subentrato ufficialmente come proprietà di Seves. Il Tavolo di crisi regionale è stato riattivato per trovare una soluzione alla vertenza

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 novembre 2014 18:38
Seves, in fabbrica anche il sindaco di Firenze Dario Nardella

Sono 80 i lavoratori della storica fabbrica di via Reginaldo Giuliani che non si rassegnano al fatto che il mattone in vetro non verrà più prodotto nel territorio fiorentino e chiedono al sistema delle imprese e del credito di dare loro una chance di lavorare di nuovo su un prodotto che ha dato e potrà dare lustro a Firenze nel mondo.

"Siamo ben lieti di ospitare, nei locali dello stabilimento, una assemblea con il Sindaco Dario Nardellal’assessore al lavoro del Comune Federico Gianassi in via Reginaldo Giuliani 360. Salviamo il lavoro, salviamo il Made in Italy”.Gli operai che hanno operato nell'azienda che fu la SAIVO produttrice di bicchieri, ed ancor prima produttrice di lenti, hanno visto cambiare radicalmente la loro produzione con l'avvento dei soci emiliani di Fidenza: le vecchie linee vennero dedicate alla realizzazione di vetro-mattone, elemento dell'edilizia d'avanguardia, dal design ultramoderno, apprezzato ed utilizzato per la buona tenuta e la massima trasparenza e luminosità in tutto il mondo riscuotendo un successo molto più grande di quanto non sia stato in Italia.

Hanno conosciuto anche la crisi degli anni '90 ed hanno dovuto fare i conti con la terribile asbestosi, piombata su alcuni di loro e riconosciuta ufficialmente come malattia sul lavoro a seguito dei primi accertamenti che hanno fatto seguito alla Legge anti amianto del 1993. Nel giro di pochi anni si sono visti mettere alla porta si sono ritrovati a fermare il forno, il cuore dello stabilimento, a non avere più alcuni stampi e a sentirsi dire che il magazzino era pieno e doveva essere smaltito.Ne hanno viste così tante che i tumulti di questi ultimi mesi sono stati solo l'occasione di fare nuovamente gruppo, di aprire i cancelli alla città di Firenze, e cercare così di sopravvivere ancora una volta affermando quella professionalità e competenza che troppo spesso si trova a fare i conti con la fredda economia. 

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