Scissione PD: contraccolpi sulla Giunta regionale?

La mediazione è saltata: non sarà possibile sostenere un presidente scissionista. Oggi Il segretario Matteo Renzi a colloquio con il sindaco di Firenze Dario Nardella

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 febbraio 2017 19:12
Scissione PD: contraccolpi sulla Giunta regionale?

(DIRE) Firenze, 17 feb. - Prevede contraccolpi sulla Giunta regionale nel caso di una scissione? "Assolutamente no, non e' mai accaduto. Non siamo mica in Bulgaria. Poi, non c'e' all'ordine del giorno nulla". Cosi', il governatore della Toscana, Enrico Rossi parlando coi giornalisti in merito al riflesso di una rottura della minoranza interna del Pd sulla tenuta della maggioranza in Consiglio regionale a sostegno della sua Giunta.

"La mediazione e' saltata, Renzi adesso non puo' cedere" spiega alla Dire un 'renziano' dei piani alti del Pd. "A questo punto sara' scissione e da domani il governo Gentiloni sara' a rischio...". Addirittura? "Domani Bersani e compagnia presenteranno il loro manifesto, poi in delegazione verranno domenica all'assemblea nazionale del Pd e li' chiederanno il voto. Saranno respinti a grande maggioranza e se ne andranno". Poi? "Da quel momento e' tana libera tutti, sara' il caos in Parlamento. Perche' dalla prossima settimana si formeranno i gruppi parlamentari degli scissionisti, uno da 40 alla Camera e uno di 20 al Senato.

Quindi la situazione comincera' a farsi pericolosa per il Governo perche' a quel punto si bloccheranno i meccanismi parlamentari". Cioe'? "Il Pd non avra' piu' la maggioranza nelle commissioni, quindi i provvedimenti come si voteranno?". Non solo, per i 'renziani' ci saranno conseguenze anche fuori dal Parlamento: "Se il presidente della Toscana Rossi se ne andra', cadra' anche la sua giunta in Toscana. Li' non sara' possibile per il Pd sostenere un presidente scissionista". A questo punto, con una situazione politica incandescente, il governo Gentiloni comincera' a ballare ed anche il congresso sparira' dall'orizzonte: "Perche'- continua la fonte 'renziana'- Renzi con chi si confrontera'? Chiaro che Orlando in quel tipo di situazione non scendera' in campo...

Quindi niente congresso ed elezioni probabili a giugno". Ma la legge elettorale? "Ho sentito che si comincia a parlare di fare un decreto solo per un aspetto formale, di introdurre la doppia preferenza di genere al Senato... Basta, poi il quadro politico si complichera' cosi' tanto che diventera' urgente andare al voto, a Giugno". Se cosi' sara', un capolavoro di tattica: Renzi avra' le sue elezioni anticipate, e la colpa sara' della minoranza di sinistra.

Il segretario del Partito democratico Matteo Renzi, dopo un colloquio con il sindaco di Firenze Dario Nardella durato circa mezz'ora, ha lasciato in bicicletta Palazzo Vecchio. Salutando i giornalisti fiorentini, che gli hanno chiesto se fosse pronto per l'assemblea di domenica, ha sorriso: "Bene, bene. Ma secondo voi vengo a Firenze a parlare di queste cose..."

"Se il presidente della Toscana Rossi se ne andra', cadra' anche la sua giunta in Toscana. Li' non sara' possibile per il Pd sostenere un presidente scissionista". Da Roma soffiano i venti di tempesta e raggiungono in breve tempo Firenze. Con una domanda: la rottura fra la minoranza dem e Matteo Renzi potrebbe trascinare dietro anche la Giunta regionale in Toscana, dove su 25 voti del gruppo Pd almeno 17 sono riconducibili ai sostenitori del segretario del Pd? A esplicita domanda della 'Dire', il segretario del Pd toscano e' altrettanto chiaro: "Non ne stiamo assolutamente parlando- sostiene-.

Chi come me e' determinato a lavorare fino all'ultimo secondo per evitare rotture incomprensibili si rifiuta per principio di commentare cosa accadrebbe in Toscana e altrove se la rottura avvenisse". Una linea di condotta che sembra avvalorata dalle parole dello stesso governatore, Enrico Rossi che interpellato in mattinata, a margine della conferenza annuale di Irpet, a chi gli chiedeva se temesse dalla scissione dei contraccolpi sulla tenuta del proprio esecutivo ha ribattuto: "Assolutamente no, mica siamo in Bulgaria".

È la linea ufficiale: non scaricare sulla Toscana le tensioni nazionali. Del resto, lo stesso capogruppo del Pd, Leonardo Marras rigetta lo scenario di una sfiducia al governatore: "Nessuno ne ha ancora parlato e non e' francamente all'ordine del giorno", taglia secco. In realta', conversando con la 'Dire' c'e' anche chi si spinge oltre nell'assecondare la tesi di discernere le questioni nazionali dalle faccende politiche regionali. È il caso del presidente della commissione Sanita', autoribattezzato 'turborenziano', Stefano Scaramelli il quale prefigura di fatto la possibilita' di passare in Toscana dallo schema partito unico di maggioranza a una coalizione fra il Pd e quei consiglieri che si rifarebbero ai Democratici Socialisti di Enrico Rossi. Far cadere il presidente della Giunta regionale, pertanto, "e' fuori discussione comunque, perche' gli impegni presi in termini amministrativi coi cittadini toscani si mantengono.

La dialettica politica deve rientrare dentro gli impegni presi quando abbiamo ricandidato il governatore Rossi e quando ciascuno di noi ha preso un impegno coi toscani prima ancora che col proprio partito". Questo e' il metodo che ha in mente l'oltranzista Scaramelli, "al di la' della dialettica politica sia se siamo un partito solo, come adesso, sia se domani dovessimo diventare due partiti coi quali, magari governare insieme una Regione". Poiche', "sulle questioni di carattere amministrativo le sintesi le abbiamo sempre trovate, anche se non nascondiamo che ci troviamo su due fronti che in alcuni casi hanno dei distinguo politici netti".

Il dramma dello strappo a livello nazionale, quindi sarebbe totalmente indolore per la stabilita' del governo toscano? Non e' affatto detto. Anzitutto, lo stesso Scaramelli premettendo che nel Pd "siamo uniti tutti da un impegno coi cittadini che non puo' essere messo in discussione, altrimenti verrebbe meno il senso dell'azione politica di ciascuno di noi", avverte che la prosecuzione del lavoro di Rossi potrebbe andare avanti "magari con un tagliando, una verifica amministrativa del proprio programma a meta' della legislatura, se dovesse avvenire una cosa del genere".

Ovvero, la fuoriuscita del ceto dirigente rossiano dal Pd. Inoltre, a lanciare un chiaro ammonimento provvede il vice segretario regionale, Antonio Mazzeo: "Non e' il tempo delle previsioni, ma del lavoro per cercare di rilanciare l'azione politica del Pd- evidenzia-. Io dico solo a Enrico di pensarci bene. Dividerci vorrebbe dire fare male alla Toscana. Ci hanno eletto per realizzare un programma e dobbiamo rispettarlo".

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