Sciopero nazionale: oltre 600 edili dalla Toscana a Roma

3.500 imprese e oltre 30 mila posti di lavoro persi in regione. Riccio (Filca-Cisl Toscana): "Nelle costruzioni l'occupazione è ancora in calo, in Toscana si sono persi circa 30 mila posti di lavoro. Sbloccando le opere già finanziate se ne creerebbero 15 mila"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 marzo 2019 13:56
Sciopero nazionale: oltre 600 edili dalla Toscana a Roma

Venerdì prossimo, 15 Marzo, i sindacati del settore edile di Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato uno sciopero nazionale e organizzato una manifestazione a Roma per chiedere al governo di aprire un tavolo in grado di affrontare la più grave crisi di sempre del settore, con 600 mila lavoratori che hanno perso il posto e un milione che rischiano di fare la stessa fine. La Toscana ha numeri che, in rapporto, non sono meno drammatici.

I dati sono impressionanti. Li ha ricordati stamani Giulia Bartoli, segretaria regionale Fillea Cgil, in una conferenza stampa dei sindacati ad Arezzo: In Toscana dal 2008 abbiamo perduto più di 6mila posti di lavoro tra legno, laterizi e cemento, 28 mila in edilizia con la chiusura di 3.500 imprese (-28,3%) e una riduzione del 19% della massa salariale. Abbiamo provato a tenere quanto possibile raggiungendo i 16 milioni di ore di cassa integrazione richieste (nel 2013), poi l'emorragia degli anni precedenti è diventata un fiume in piena e rischiamo veramente di perdere pezzi di storia, professionalità e lavoro (un esempio, il cotto toscano dall'Impruneta ad Arezzo).

Il messaggio è chiaro: basta col perdere tempo, la ripresa dell’economia italiana e toscana (e delle loro manifatture) passa inevitabilmente dalla ripresa dei settori delle costruzioni. Bartoli ha ricordato anche le opere “al palo” in Toscana: L’Alta Velocità. La E45. La Tirrenica. La Grosseto-Fano, la Firenze Mare, la terza corsia dell’A1. E potremmo continuare: la lista delle infrastrutture e delle opere al palo, in Toscana, è piuttosto lunga, con la costa e il sud della regione che scontano un inaccettabile isolamento infrastrutturale rispetto alle grandi direttrici.

Ritardi, intoppi e rallentamenti che costano caro ai cittadini, ai lavoratori e all’economia della nostra regione. I cantieri vanno sbloccati”.

La segretaria regionale Filca-Cisl, Simona Riccio, spiega le ragioni dello sciopero "Nella crisi dei settori produttivi della nostra Regione, purtroppo il settore delle costruzioni sta giocando un ruolo fondamentale. Gli ultimi anni, infatti, sono stati contraddistinti da un numero altissimo di lavoratori edili espulsi dal mercato e dalla scomparsa di centinaia di aziende di costruzioni. Centinaia di progetti cantierabili, ma ancora bloccati a causa di ritardi dei finanziamenti statali, per un valore, nella sola Toscana, che sfiora i circa 4 miliardi assegnati appunto dal bilancio regionale ad infrastrutture o interventi per la mobilità.

Progetti infrastrutturali pronti ad essere realizzati ma bloccati in attesa delle risorse statali o di ulteriori fantomatici project review. Come Filca, lo diciamo ormai da tempo che fare le infrastrutture costa, ma non farle costa di più, perché significa far arretrare il Paese e mettere a rischio la sicurezza dei cittadini.Portare avanti le infrastrutture già avviate e cantierizzate vuol dire mandare avanti quelle piccole e grandi opere previste appunto nella nostra regione nei prossimi 5 anni che consentirebbero di creare circa 15.000 posti di lavoro tra diretti ed indiretti, aumentando il Pil della Toscana.

Basti pensare al sottoattraversamento di Firenze, agli interventi di adeguamento dell'A11, al completamento delle terze corsie A1, alla Tirrenica, alla viabilità di interesse regionale e al sistema tramviario. A livello nazionale, secondo uno studio della Filca Cisl, il valore dell’edilizia nel Pil nazionale è passato dall’11,5% del 2008 all’8% attuale. Nello stesso periodo il valore delle costruzioni nel Pil è crollato dal 29% al 17%, con una riduzione di 36 miliardi di investimenti nelle nuove costruzioni residenziali, di 15 miliardi in quelle non residenziali e di 26 miliardi in opere pubbliche.

Lo sblocco dei cantieri, circa 600 in Italia, consentirebbe 350.000 assunzioni, di cui 15.000 in Toscana.Nella nostra regione, dal 2008 sono andati in fumo circa 30.000 posti di lavoro, il 50% della forza lavoro; i lavoratori a partita Iva sono ormai il 49% degli occupati, dal 2009 al 2017 i permessi a costruire sono diminuiti per gli edifici residenziali in Toscana del 48,7% e i bandi di gara sono passati nell’ultimo decennio da 1589 nel 2008 a 785 nel 2017. I dati della Commissione nazionale paritetica per le casse edili, dimostrano come l’edilizia in Toscana non sia ancora in ripresa: nel 2016/2017 e 2017/2018, la massa salari delle casse edili perde lo 0,95% con -3,07% di ore lavorate, -3,16% di imprese iscritte e -1,44% di lavoratori iscritti nelle casse edili.

Nella nostra regione ci sono decine di migliaia di addetti che non riescono a rientrare nel mercato del lavoro.L’allarme è forte per il rischio che un insieme di fattori concomitanti, dal rallentamento dell’economia all’eredità di sovrapproduzioni e bolle degli anni passati, provochi la tempesta perfetta sul settore delle costruzioni. Nel bilancio dello Stato sono stati stanziati 150 miliardi in 15 anni per gli investimenti pubblici, già scontati nel deficit e tra questi almeno 118 sono immediatamente attivabili, ma procedure complesse e capacità progettuale insufficiente ne complicano l’utilizzo, tanto da rendere biblici i tempi di realizzazione delle opere.

Prima si diceva che non c’erano le risorse per gli investimenti pubblici, ma oggi i soldi ci sono e sono pronti per essere messi a disposizione dei territori che hanno disperatamente bisogno di manutenzione delle opere, di messa in sicurezza dal rischio sismico e idrogeologico, di opere di edilizia scolastica e messa in sicurezza della rete stradale, ponti e viadotti. Per questo è necessaria una mobilitazione di massa e occorre aprire un tavolo per il settore delle costruzioni che coinvolga tutti i rappresentati delle istituzioni, di categoria, associazioni datoriali e sindacati per rilanciare il settore e il Paese.

Centinaia di assemblee si stanno svolgendo in queste settimane in tutta la Toscana, nei luoghi di lavoro, nei presidi, per far conoscere le ragioni della mobilitazione nazionale. Venerdì prossimo 15 marzo i lavoratori del settore delle costruzioni (edilizia, cemento, legno, laterizi, lapidei) scenderanno in piazza del Popolo a Roma per lo sciopero generale del settore".

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