Sanità in Toscana, gli infermieri: meno informatici e più qualificati

Il ruolo dell'infermiere nella sanità del futuro dovrà essere maggiormente specializzato in ambito tecnico, ma anche umano attraverso una maggiore relazione con il paziente

Antonio
Antonio Lenoci
28 settembre 2016 15:12
Sanità in Toscana, gli infermieri: meno informatici e più qualificati

Danilo Massai, presidente Ipasvi Firenze ha sottolineato durante il Forum della Leopolda che il futuro dell’infermieristica dovrà ripartire mettendo al centro la persona. Una frase che potrebbe apparire già sentita, specie in ambito sociale e politico, ma in questo caso assume il grande valore che contraddistingue il pianeta sanitario che nella sopravvivenza della persona dovrebbe avere il suo principale obiettivo.

Il presidente del collegio fiorentino, intervistato a Nove da Firenze, ci aiuta ad analizzare il sistema sanitario regionale dal punto di osservazione degli operatori che troviamo al desk, in corsia, impegnati accanto ai medici.L'infermieristica toscana gode di buona salute? "Vorrei evidenziare un principio basilare, tutti parlano oggi di sostenibilità - anche nell'intitolazione del Forum - ma io userei con maggiore cognizione di causa il termine 'compatibilità' ovvero il rapporto tra risorse disponibili e capacità di rispondere ai bisogni della popolazione.

Il sistema in atto attualmente con l'aggregazione delle aziende non credo sia la migliore soluzione, potrà dare risultati tra qualche anno forse ma la compatibilità è ancora lontana. Il sistema che investe solo sulla cura non funziona se non tiene conto dell'assistenza.. giriamo attorno alla prescrizione del principio attivo con l'attenzione alla farmacologia ci siamo dimenticati il percorso di assistenza. E' la persona ad avere diritto alla cura e non viceversa, da questo ne conseguono tutta una serie di servizi che richiedono risorse adeguate".Andiamo però verso l'allontanamento dei pazienti dalle stanze ospedaliere, rischiamo di delegare troppo l'assistenza? "Il management deve mantenersi pubblico e fatto questo occorre valutare la qualità della singola struttura che prende in carico il paziente, monitorando e rispettando parametri prestabiliti.

Il fatto che una struttura sia convenzionata oggi non è sinonimo di qualità. Non è possibile tollerare oltre una situazione in cui non appena il paziente arriva davanti ad un professionista la prima domanda dello specialista è "..mi scusi, ma dove ha fatto queste analisi?" è assurdo e la dice lunga..".Il volontariato in Toscana è forte, ma ci sono medici che si lamentano perché i volontari non sarebbero opportunamente formati. "Nell'ambiente sanitario l'operatore deve essere laureato e specializzato con alcune competenze, non posso usare volontari di cui non conosco la predisposizione né la voglia di applicarsi o meno..

invece i volontari possono operare, e bene, nel sociale. In ambito professionale, davanti ad una prestazione per intendersi, serve un laureato. Altrimenti avremo nel prossimo futuro una varianza di qualità in prestazione con una spesa che graverà molto sulle famiglie".Veniamo ad un tasto dolente. L'innovazione tecnologica è bella, piace praticamente a tutti, ma è un peso oppure un aiuto per gli infermieri di oggi?"Questa è veramente una bella domanda.

La diversità dei sistemi informatici da ospedale a ospedale nella stessa regione ha creato vari intoppi.. ma il problema, anche con la standardizzazione, resta ed è; chi deve usare i programmi? Ci sono professionisti che devono avere competenze informatiche ed altri che hanno competenze sanitarie. Non è possibile continuare ad impiegare personale infermieristico davanti al computer complicando così il lavoro di chi è destinato ad assistere il paziente. Con l'informatizzazione abbiamo infermieri impiegati in modo improprio ad una scrivania.

La tecnologia occorre e deve avere un linguaggio comprensibile da tutte le strutture, ma deve facilitare il lavoro e non occupare il 40% del tempo in cui l'infermiere è in servizio".Alternanza Scuola - Lavoro, cosa ne pensano gli infermieri? "La Toscana si è mossa con il progetto GiovaniSì, ma occorre incrementare i tirocini curriculari. L'infermiere è un laureato, ma visto il settore serve anche l'alternanza Lavoro - Formazione, e serve creare i presupposti per potersi formare in azienda ad esempio nell'emergenza con una successiva valutazione delle competenze acquisite.

Oggi manca una misurazione per stabilire chi è competente e chi è incompetente".Quale la sua proposta? "Esiste già la normativa europea per questo: un Decreto, il 13 del 2013, che indica quali sono le aree di competenza, dove e come si acquisiscono le competenze in Università, in Azienda ecc e come devono essere verificate da un soggetto terzo con tanto di dossier aziendale personale che accompagna il professionista, tipo portfolio.

Tutto questo affinché il cittadino possa, davanti alle certificazioni, riconoscere l'infermiere come preparato ed affidabile".Come sarà l'infermiere del futuro? "L'infermiere dovrà avere grandi capacità di relazione perché oggi ha grandi capacità tecniche ma poche capacità di supporto alla persona. Dovrà avere grande capacità di fare squadra sul posto di lavoro. Dovrà avere un alto livello di problem solving, perché deve poter trovare in autonomia una soluzione immediata ovunque si trovi sia in ospedale che a domicilio".

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