Rogo di Sesto Fiorentino: i migranti occupano Palazzo Strozzi

Donzelli Fdi: "Vittima uccisa dai buonisti, l'accoglienza ha fallito". Sen. Petraglia: “Nessuna speculazione politica”. Andrea Ceccarelli (Vice Capogruppo PD): “Inopportuno che, sulla questione dei migranti, il sindaco Falchi si chiami fuori prima di un confronto in Prefettura”. Benedetta Albanese (Metrocittà Firenze): "Il primo pensiero è per chi ha perso la vita"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 gennaio 2017 21:37
Rogo di Sesto Fiorentino: i migranti occupano Palazzo Strozzi

Ieri notte in un capannone all’Osmannoro di Sesto Fiorentino, si è sviluppato un incendio che è costato la vita a un giovane somalo di 35 anni. In quel capannone circa 80 persone cercavano rifugio dal freddo intenso di questi giorni. Ali Muse, ha perso la vita soffocato per i fumi di un incendio dello stabile dove aveva trovato riparo assieme ad altri uomini e donne in gran parte somali, nel tentativo di salvare i documenti per il ricongiungimento familiare con la moglie e la figlia, che vivono in Keya.

Era riuscito in un primo momento a mettersi in salvo, ma poi ha deciso di rientrare nello stabile per recuperare i documenti. Già a gennaio 2016, in seguito al taglio della corrente da parte dell’azienda Acea e al successivo tentativo di sgombero dell’edificio, Medici per i Diritti Umani aveva denunciato pubblicamente le gravi problematiche strutturali ed igienico-sanitarie dello stabile, evidenziando le pessime condizioni di vita degli abitanti e richiedendo al Comune di Sesto Fiorentino l’immediata convocazione di un tavolo con le associazioni e i movimenti che operano a supporto degli abitanti dell’ Ex Aiazzone, per individuare delle soluzioni abitative adeguate.

All’interno dello stabile erano presenti circa 70 persone, uomini e donne, giovani e anziani, tutti titolari di un permesso di soggiorno per protezione internazionale. Oltre ad A.M., altri due uomini sono rimasti gravemente intossicati dalle fiamme, originate molto probabilmente dalle stufe da campo utilizzate per scaldarsi. Uno di loro è stato seguito a lungo dai medici e gli operatori della clinica mobile di Medici per i Diritti Umani, che da tempo chiedevano ai Comuni di Firenze e di Sesto Fiorentino il suo inserimento in una struttura di accoglienza, in considerazione delle precarie condizioni di salute.

All’indomani del tragico incendio, il Comune di Sesto Fiorentino ha provveduto ad allestire un accampamento nel parcheggio di un grande mobilificio nei pressi dello stabile, ma le tende approntate sono insufficienti ad ospitare le persone rimaste in strada né sono stati predisposti sevizi igienici minimi. Il sindaco Lorenzo Falchi ha detto di non poter far fronte da soli, come Comune, al problema di dare un alloggio per un periodo di tempo più prolungato agli extracomunitari.

Oggi un gruppo di migranti, scampati all'incendio, ha occupato Palazzo Strozzi, sede della mostra Ai Weiwei. Libero, rivendicando il diritto alla casa e ad una vita dignitosa, trovando nella mostra e nel lavoro dell'artista la voce simbolo della loro protesta.

"L’arte è veicolo di sensibilizzazione e confronto – e la mostra di Ai Weiwei a Palazzo Strozzi oggi è diventata luogo per dare voce al dramma dei migranti - dichiara Arturo Galansino, direttore della Fondazione Palazzo Strozzi - I manifestanti hanno visto nella figura dell’artista e nelle opere in mostra un grido per la loro protesta, riconoscendone il grande valore simbolico. Palazzo Strozzi conferma di essere un luogo di dialogo e accoglienza per tutti. Allo stesso tempo dobbiamo garantire l'accesso ai nostri visitatori. Abbiamo allertato le autorità competenti e auspichiamo che la situazione venga risolta nel modo migliore possibile".

"Una tragedia troppo grande che emerge dai miasmi della povertà estrema a cui sono costrette larghe sacche di popolazione” Commenta così la Senatrice di Sinistra Italiana Alessia Petraglia i drammatici fatti di ieri notte a Sesto Fiorentino “Un uomo di origine somala, che avrebbe diritto alla tutela dell'asilo, ma che è stato cancellato dall'interesse collettivo e da quello della politica e che è stato costretto a trovare un riparo di emergenza, senza diritti e tutele, assieme ad altre cento persone nelle sue stesse condizioni.

Non posso non chiedermi perché non siamo in grado di dare accoglienza a chi fugge da fame, guerre e povertà? Perché lo Stato non è in grado di farsi carico della tutela delle persone che sono asilanti o titolari di permessi umanitari? C'è un'emergenza sociale forte che è la povertà e non è possibile che gli enti locali non abbiano fondi necessari e sufficienti a garantire assistenza e accoglienza. Un problema come questo non può essere, infine, solo scaricato sui singoli comuni. Sul caso di Sesto Fiorentino che sia l'intera Città Metropolitana, il suo assessore al sociale, il suo Presidente a farsene carico e trovare risorse.

Se eliminare i costi delle Province voleva invece dire tagliare i fondi per l'emergenza sociale allora ecco che si è svelato il mistero: le politiche di austerity e tagli agli enti locali, ai territori, alle Regioni, hanno prodotto ulteriore emarginazione e non hanno saputo creare percorsi di riduzione della povertà. Oggi è accaduto a Sesto Fiorentino ma quante sono le situazioni sul territorio dell'area Metropolitana ad essere potenzialmente pericolose come l'ex capannone dell'Aiazzone? Ci sono moltissimi altri luoghi dove povertà e precarietà delle condizioni di vita possono innescare questa miscela esplosiva come, ad esempio, nell'area occupata Ex Meyer a Firenze.” “Quanto accaduto a Sesto Fiorentino ci deve far riflettere anche su un'altra questione: l'accoglienza non è e non può essere solo CIE e HOTSPOT.

Chi fugge da guerre e conflitti ed è stato riconosciuto come titolare di diritti di asilo, come chi viene da altre parti del mondo per lavorare nel nostro paese, deve potersi sentire parte integrante di una società che sia capace di riconoscersi nei propri principi e valori costituzionali. Contrastare ogni fenomeno di razzismo, intolleranza, violenza è un dovere civico per poter costruire una comunità solidale, integrata, rispettosa dei propri diritti e doveri”. Gli uomini e le donne sfuggiti al rogo saranno ospitati per due giorni, fino a sabato, al Palazzetto dello Sport del comune di Sesto Fiorentino.

“Sono due giorni nei quali si deve lavorare tutti per trovare alternative di accoglienza a lungo tempo. Per ora Prefetto e Città Metropolitana sono rimasti sordi alla richiesta di sostegno per la risoluzione della situazione di queste cento persone rimaste completamente all'addiaccio. Ma quale altro dramma si deve aggiungere per far comprendere la complessità della situazione?”, conclude la Sen. Petraglia.

"Il rogo divampato nel capannone occupato abusivamente a Sesto Fiorentino e che oggi è costato la vita ad un uomo, rappresenta lo specchio della scellerata gestione dell'immigrazione in Italia ed è il volto omicida del buonismo della sinistra che guida le istituzioni. Non possiamo accettare che nel 2017 una persona muoia in queste condizioni: oggi quelle istituzioni hanno sulla coscienza questa vittima". E' quanto afferma il coordinatore dell'esecutivo nazionale di Fratelli d'Italia e capogruppo in Consiglio regionale della Toscana Giovanni Donzelli, che stamani in un sopralluogo effettuato sul luogo dell'incendio ha espresso "profondo cordoglio per la scomparsa del giovane somalo". "L'episodio di oggi rappresenta il definitivo fallimento del tanto decantato 'modello toscano', che in realtà ha provocato il caos totale perché mosso soltanto da fini di lucro e non si preoccupa né di salvaguardare i cittadini italiani da una clandestinità alimentata e diffusa né di consentire una vita dignitosa a persone che sono state illuse e attirate in Italia.

Occorre creare urgentemente un nuovo sistema internazionale in cui chi ha diritto ad asilo politico o protezione internazionale deve essere individuato nelle aree di appartenenza e smistato nei paesi di tutta Europa. Chi non ne ha diritto non può partire - conclude Donzelli - per evitare che possa morire in mare, nelle occupazioni abusive, sia costretto a vivere in condizioni disumane o finisca nel giro della criminalità".

“A poche ore dal rogo che ha sconvolto un dormitorio abusivo a Sesto Fiorentino ci sono parse inopportune certe dichiarazioni fatte dal sindaco Lorenzo Falchi che, tra le righe, si chiama fuori dalla questione migranti. Non è un comportamento da primo cittadino, tanto più esponente della nuova sinistra, mettere le mani avanti prima ancora di sedersi ad un tavolo in Prefettura”. Il Vice Capogruppo del Partito Democratico Andrea Ceccarelli interviene sul rogo “Credo – aggiunge Ceccarelli – che, oltre ad esprimere vicinanza ai familiari della persona deceduta, occorra trovare urgentemente una soluzione per gli stranieri coinvolti.

Nessuno discute sul fatto che occorra una soluzione condivisa ma far capire che Sesto Fiorentino si tira fuori dal problema mi pare, francamente, inaccettabile. Non sono passate ancora 12 ore dal rogo e già inizia il gioco dello ‘scaricabarile’. Tutti i Comuni si sono trovati in difficoltà nel gestire la questione dei migranti. Firenze ha fatto la sua parte senza chiedere aiuti ai Comuni limitrofi. Falchi – conclude Ceccarelli – dovrebbe comprendere che in questi casi la solidarietà umana e la consapevolezza del problema devono essere al centro del problema e non iniziare a dire che a Sesto non c’è più posto per queste persone che vivono in condizioni miserevoli”.

"Nessuno può tirarsi fuori dai problemi del territorio e dei suoi abitanti, compresi quelli che vivono in situazioni limite". Benedetta Albanese, consigliere delegato della Città Metropolitana di Firenze alle Politiche sociali, di fronte all'incendio che questa notte ha provocato la morte di un immigrato in un capannone di Sesto Fiorentino, esprime "dolore per quanto accaduto, per i cari della persona scomparsa e per quanti erano con lui nel capannone che ha preso fuoco. I sindaci non devono essere lasciati soli davanti alle emergenze nè tirarsi fuori quando le responsabilità diventano particolarmente pesanti. Il confronto con la Prefettura e con le forze dell'ordine pubblico, come anche con quanti sono impegnati nella costruzione di comunità solidali, diventa decisivo".

"Esprimiamo profondo cordoglio per la morte di Ali Muse, di origini somale, che ha perso la vita nel rogo sprigionatosi ieri a tarda sera nella struttura dell’ex-Aiazzone all’Osmannoro  -si legge in un documento del gruppo consiliare PD di Sesto- e rivolgiamo un ringraziamento alle forze dell'ordine, a tutta la rete della protezione civile e delle associazioni di volontariato del territorio che si sono attivate per prestare soccorso e aiuto alle numerose persone coinvolte nell’incendio.Si tratta di una tragedia che colpisce la nostra città e di un evento accaduto in un contesto di occupazione abusiva nota da tempo.

Non possiamo sottrarci a domande anche scomode, ma non più procrastinabili, evitando attacchi gratuiti e semplificazioni. Non possiamo permetterci nessun tipo di immobilismo di fronte a una zona del nostro Comune come l'Osmannoro dove convivono sacche di degrado, povertà, illegalità e mancanza di dignità di uomini e donne. In queste prime ore dopo l'accaduto la priorità è quella di gestire l'urgenza, ma la responsabilità sarà quella di indicare la strada per riportare dignità e legalità in tutte le zone del nostro territorio.Auspichiamo un patto tra istituzioni di cui l'Amministrazione comunale di Sesto deve farsi promotrice in tempi brevi.

Che questa vicenda, pur nella sua drammaticità, sia un monito per tutti, a partire dall’impegno per rendere anche solo un minimo di dignità all’uomo che ha perso la vita e alle numerose persone coinvolte nella vicenda".

Domani mattina, a partire dalle ore 8.30 il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi sarà ospite di Agorà, programma in onda su Raitre. Al tè del venerdì del 13 gennaio 2017 dagli studi di sesto.tv attenzione puntata sul grave fatto avvenuto. Il tutto alle 18 di venerdì 13 gennaio su http://sesto.tv.

Sabato 14 Gennaio 2017 ore 14:00 l'Unione Sindacale di Base Firenze sarà in piazza Luigi Dallapiccola per chiedere giustizia e verità per la morte di Sandrine Bakoyoko, avvenuta nel centro di accoglienza di Cona, ma anche per Alì e per i cento migranti che sono rimasti senza casa.

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