Ristoranti e pubblici esercizi: il periodo natalizio vale il 20% del fatturato annuo

Crisi, l'appello del settore estetica, Marzocchi (Confartigianato): “I nostri centri sono assolutamente sicuri, affidabili e tutelano anche il lavoro femminile”. CNA incontra il presidente della Regione, Eugenio Giani

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 dicembre 2020 23:40
Ristoranti e pubblici esercizi: il periodo natalizio vale il 20% del fatturato annuo

Firenze, 1 dicembre 2020- Ripresa dell’economia, sviluppo, competitività e sostengo alle imprese. Sono questi i temi al centro dell’incontro che si è svolto nei giorni scorsi tra il presidente di CNA Toscana, Luca Tonini ed il presidente della Regione, Eugenio Giani. Un colloquio particolarmente proficuo, nel quale si è parlato delle azioni programmatiche e degli interventi necessari per far ripartire l’economia regionale, messa a dura prova dall’epidemia Covid-19. Il presidente Giani, in particolare, ha riconosciuto il ruolo strategico di un’associazione come CNA, la più grande in Toscana con oltre 35 mila iscritti 200 uffici territoriali e circa 1000 dipendenti, ed ha confermato la piena disponibilità ad aprire un tavolo di lavoro con il coinvolgimento diretto delle associazioni di categoria.

A pochi giorni dalla scadenza della validità dell’ultimo Dpcm governativo, dal settore dei Servizi alla Persona dell’Estetica, arriva un appello forte per ottenere la certezza della riapertura dei centri estetici in Toscana assolutamente per il 4 dicembre prossimo: “Vogliamo sicurezza sulla data, per ripartire come si deve: è ora di finirla con questo esasperante balletto della date da parte delle autorità pubbliche, la nostra categoria ha pieno diritto di essere messa nelle condizioni di lavorare al meglio e soprattutto di veder premiata la sicurezza assoluta dei nostri centri estetici, sicurezza che avrebbe dovuto portare ad una loro riapertura già da tempo”. Si esprime così Pierluigi Marzocchi, presidente regionale della categoria Estetica per Confartigianato Toscana, che per Confartigianato Arezzo ricopre l’incarico di presidente della Federazione Benessere.

Marzocchi insiste: “La sicurezza dei nostri centri nasce dal fatto che lavoriamo solo per appuntamento, non ci sono code, attese o assembramenti e ovviamente nessun possibile focolaio. Poi il procedere per appuntamento crea anche una naturale forma di tracciamento che può essere anche utile per la lotta alla pandemia. E poi la capacità di lavorare in sicurezza, sia per il personale, sia per i cittadini che entrano nei nostri centri, ha per le nostre strutture di servizio alla persona una storia antica, di valorizzazione della tutela della salute dei clienti che nasce ben prima dell’epoca covid”.

“Chiediamo quindi – aggiunge il presidente Marzocchi - di avere al più presto la certezza che dal 4 dicembre le nostre aziende di servizio possano riprendere la loro attività nella nostra Regione, ogni ritardo è assolutamente da evitare perché sarebbe inutile dal punto di vista della sicurezza oltre che estremamente dannoso per una categoria che ha già pagato molto salato il periodo di lockdown tanto da mettere in ginocchio una fetta molto importante dell'economia”. “Per di più i nostri imprenditori hanno poi investito tantissimo – continua il rappresentante - per garantire la massima sicurezza dei loro clienti, per cui invitiamo donne e uomini a recarsi con estrema tranquillità, speriamo proprio del prossimo 4 dicembre, presso i nostri centri estetici che lavorano nel rispetto di tutte le norme anti Covid, mascherine, sanificazioni dei locali e distanziamento, per cui penalizzarli ancora sarebbe illogico”. “Inoltre – conclude Marzocchi - questa riapertura sarebbe anche un aiuto concreto al lavoro e all’imprenditoria femminile, visto che per il 95 per cento i nostri centri vedono donne impegnate a tutti i livelli, siano imprenditrici o lavoranti.

Fuor di retorica, oltre alle giustissime giornate nazionali contro la violenza sulle donne, che hanno un fondamentale e positivo significato sociale, servono anche fatti concreti, e qui parliamo di un fatto altrettanto fondamentale per la valorizzazione, anche economica, e per il sostegno al lavoro femminile quanto mai necessario in questa crisi drammatica”.

“Ringraziamo la Regione Toscana, e in particolare l’assessore Leonardo Marras, per aver accettato la nostra richiesta di posticipare i saldi invernali. Ma la situazione del settore moda resta molto critica anche perché il governo, inspiegabilmente, continua a tenere fuori dai ristori alcuni codici Ateco del nostro settore. E, soprattutto, abbiamo bisogno di riaprire i nostri negozi: la Toscana deve tornare in area gialla al più presto”. Lo afferma la presidente della Federazione Moda Italia Confcommercio della Toscana Federica Grassini all’indomani dell’approvazione da parte della giunta regionale della delibera che fissa al 30 gennaio 2021, anziché al giorno prima dell’Epifania, l’avvio delle vendite di fine stagione. “La stessa delibera regionale, in virtù dello stato di crisi che stiamo vivendo, permette a chi lo vorrà di continuare a fare sconti e promozioni anche nei trenta giorni precedenti i saldi, quando normalmente sarebbero vietati.

Si conferma quindi la strategia portata avanti di comune accordo da Regione e associazioni di categoria già nel periodo estivo, all’insegna di una elasticità che potrebbe servire a mantenere un po’ più vivaci le vendite”, prosegue la presidente di Federmoda Toscana.

“Purtroppo, disperiamo ormai di poter recuperare quanto perduto in quest’anno terribile, tra chiusure forzate imposte dai Dpcm e stasi dei consumi”, dice la presidente Grassini, “ci sono imprese che hanno fatturato fino al 70% in meno rispetto al 2019, soprattutto tra chi vende capi più importanti, adatti alle cerimonie. Eppure, il governo sembra non accorgersene, come conferma il decreto Ristori Quater in vigore dal 30 novembre, che davvero senza motivo continua ad escludere dai contributi a fondo perduto alcuni codici Ateco come il 47.71.30 relativo alle attività commerciali di camicie e maglieria, che pure hanno subito lo stesso calo di fatturato degli altri. Contiamo che si risolva subito anche questa anomalia, come già avvenuto nel caso dei negozi di calzature, anch’essi lasciati inspiegabilmente fuori dal primo decreto Ristori e poi fatti rientrare come era giusto che fosse”.

“Quello che più ci preme, però, è non perdere lo sprint dello shopping di Natale: contiamo che le nostre attività in Toscana si possano riaprire al pubblico già da giovedì prossimo, 3 dicembre, o da venerdì 4, in modo da non rinunciare ad un altro fine settimana prezioso per le vendite. Non vorremmo che l’entusiasmo dei consumatori fosse intercettato soltanto dalle grandi piattaforme internazionali dell’e-commerce. Già siamo stati penalizzati dal fatto che nel giro di pochissime ore la nostra regione è passata dal giallo al rosso e continua ad essere zona rossa nonostante i parametri siano molto migliorati.

Abbiamo perso il Black Friday, ora non possiamo rischiare di perdere oltre: la Toscana ha tutte le carte in regola per tornare in area gialla. Shopping e sicurezza si possono conciliare: lo stiamo facendo da mesi, abbiamo investito energie e risorse economiche per adeguare i nostri negozi. Impedirci di lavorare ancora, senza avere certezze sui futuri sviluppi della pandemia, è un gioco al massacro. A perdere, però, non saremmo solo noi, ma l’intera economia toscana”, conclude la presidente Grassini.

E' un appello accorato quello che il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli lancia alla Regione e al Governo affinché i pubblici esercizi (bar, ristoranti, pasticcerie, etc..) possano riaprire e tornare a svolgere la propria attività durante le feste di Natale. Feste che da sole valgono il 20% del fatturato, per un valore di circa 8 miliardi di euro di consumi.

“Da un punto di vista sanitario la Toscana può essere considerata in zona gialla ed è ingiusto che migliaia di negozi e attività commerciali siano costrette a restare chiuse perdendo l'ultima vera possibilità di incasso” - spiega il direttore: “La nostra regione è passata in poche ore da gialla a zona rossa, adesso che le condizioni ci sono e i parametri sanitari sono migliori di altre regioni, è necessario e fondamentale fare il passaggio opposto, da rossa a gialla, senza che la solita burocrazia ci faccia perdere altro tempo prezioso, facendoci riaprire già da giovedì o al più tardi venerdì”.

“L’idea di imporre un coprifuoco generalizzato alle 22 per tutte le feste natalizie, con lo stop a bar e ristoranti alle 18 il 25 e 31 dicembre non ha alcuna motivazione scientifica. Ristoranti e bar sono stati i primi a chiudere ad inizio lockdown e sono tra le attività che più hanno investito in termini di sicurezza, distanziamento, impiego dei plexiglass, sanificazione e quant'altro. Nei primi 9 mesi il settore ha già perso 24 miliardi di euro, con tutte le conseguenze in termini di tenuta e di occupazione.

Le quasi 3 mila aziende tra bar e ristoranti della provincia di Pisa come potranno ancora andare avanti se non si consente loro di lavorare almeno a Natale e a Capodanno, che da soli producono un giro d'affari a livello nazionale di oltre 700 milioni di euro?” - si domanda il direttore che rilancia: “I costi continuano a girare, le entrate sono azzerate, arrivare alla prossima primavera vivi, a queste condizioni, è praticamente impossibile”. “Scongiuriamo ogni ipotesi di coprifuoco, imponiamo la chiusura alle 23, ma è decisivo riaprire le attività già da domani e consentire alle persone che lo vorranno di festeggiare Natale e Capodanno all'interno dei pubblici esercizi.

Per quanto ci riguarda, dobbiamo salvare dalla chiusura 3.000 imprese pisane e garantire il posto di lavoro a più di 11 mila persone” - l'appello finale del direttore.

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