Rischio di chiusura dei Pronto Soccorso in alcuni ospedali?

L'ASL Toscana Centro smentisce criticità a Pescia e Santa Maria Nuova

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 dicembre 2022 18:13
Rischio di chiusura dei Pronto Soccorso in alcuni ospedali?

In relazione all'articolo della Nazione di oggi, sul rischio di chiusura per la grave carenza di medici negli ospedali più piccoli, Pescia e Santa Maria Nuova a Firenze i primi della lista, l'ASL Toscana Centro precisa, che non corrisponde al vero.

Gli ospedali di Pescia/Santi Cosma e Damiano e di Firenze/Santa Maria Nuova stanno operando con grande determinazione per affrontare la fase di endemia influenzale. L'intesa esistente tra il personale sanitario dei pronto soccorso e dei reparti di degenza mette al riparo i rispettivi ospedali da paventati rischi di chiusura.

C'è piena consapevolezza che bisogna rispondere alla domanda di cura e per questo tanti medici dei singoli reparti di degenza (che siano internisti, pneumologi, neurologi, chirurghi) stanno supportando già da tempo i colleghi dei Pronto Soccorso. Nessuno, sia a livello di Asl che a livello regionale, sottovaluta il problema della carenza di personale per i settori dell'emergenza/urgenza.

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Infine l'Ufficio Stampa della AUSL precisa che è ormai esperienza diffusa che, riducendo il ricorso alle mascherine ed ad altre forme di salvaguardia individuale come la vaccinazione antinfluenzale, gli accessi ai Pronto Soccorso stiano tornando ai livelli pre pandemia. Tutto ciò porta ad afflussi eccessivi per patologie che potevano essere evitate o ridotte nel numero e nella sintomatologia.

Tutta la popolazione (adulti e minori) è fortemente invitata ad effettuare la vaccinazione per l'influenza stagionale. Siamo ancora in tempo ed i medici di famiglia ed i pediatri di famiglia sono a disposizione.

Per la verità nei giorni scorsi disagi si erano verificati anche al pronto soccorso di Careggi. A fare il punto sull’ennesimo periodo di difficoltà è il NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche. “Alle 18 della vigilia dell’Immacolata - spiega il segretario aziendale Luca Bigi - erano una sessantina le persone in attesa di una visita e a mezzanotte diversi pazienti attendevano da più di dodici ore. Nelle stanze visita c’erano quaranta persone in corso di trattamento, ai quali bisogna aggiungere le venticinque in attesa di un posto letto, alcune delle quali da più di 24 ore. E qualche giorno prima un paziente aveva atteso il posto letto in reparto per più di 48 ore”.

La concentrazione di 60 persone al pronto soccorso, si spiega dal NurSind, crea condizioni di attesa al limite della civiltà e costituisce un insulto alle persone che in stato di bisogno accedono al pronto soccorso del più grande ospedale regionale. Contemporaneamente costituiscono un rischio per la salute, sia per l’impossibilità fisica di gestire i bisogni dei pazienti, con barelle accostate le une alle altre senza alcuno spazio di intervento sulla persona, sia per l’ovvio contributo che in queste condizioni si dà alla diffusione delle malattie a trasmissione aerea.

Secondo il NurSind le soluzioni da intraprendere quanto prima riguardano l’apertura di nuovi reparti, l’aumento del personale in pronto soccorso, il recupero di spazi e strutture, un intervento sul 112 e la costruzione di una rete per cui si possano ricoverare le persone in ospedali diversi da quello in cui avviene l’accesso in pronto soccorso, oltre al potenziamento dei servizi ambulatoriali.

“Attualmente - prosegue Bigi - in pronto soccorso l’asset notturno del personale prevede quattro medici, 16 infermieri e 14 Oss. Mancano, a nostro avviso, un medico, un infermiere e gli spazi visita. Ma la carenza di personale, ammesso ci sia la volontà di risolverla, non è che uno dei problemi. Il 21 novembre l’Azienda ospedaliero-universitaria di Careggi ha inviato a tutti i direttori delle strutture organizzative dipartimentali il cosiddetto ‘Boarding del Pronto soccorso e posti letto dovuti per Sod’ secondo il quale ogni struttura dovrebbe riservare un certo numero di posti letto per ricevere i pazienti provenienti dal pronto soccorso. Evidentemente, però, questa indicazione non viene rispettata e comunque tali posti sono insufficienti“.

“In questo quadro tutt’altro che semplice - conclude Bigi - lascia sgomenti l’ormai cronica assenza di risposte da parte dell’Azienda e della Regione. Non è questo il momento per capire i motivi per i quali si è giunti a questa situazione, ma è il tempo di trovare soluzioni ai problemi del Pronto soccorso di Careggi e di tutte quelle strutture che si trovano ad affrontare situazioni simili. E’ necessario che venga aperto con la massima urgenza un tavolo tecnico di confronto che coinvolga tutti i soggetti interessati: Regione, Azienda, organizzazioni sindacali e personale del Deas per individuare una volta per tutte soluzioni a queste criticità che si verificano con troppa frequenza”.

Da oltre un anno tutti i servizi della diagnostica di laboratorio della USL Toscana Centro sono sottoposti a un blocco del turn over e delle assunzioni del personale tecnico di laboratorio, che ha portato a un aumento dei carichi di lavoro per tutto il personale. Tutti i laboratori della USL Toscana Centro hanno visto esplodere la richiesta di straordinari e orari aggiuntivi per sopperire alle normali attività istituzionali, con continui richiami del personale presente, anche attraverso perentori ordini di servizio dalle ferie.

"Non si placa il naturale e condivisibile sdegno da parte degli operatori della Sanità toscana che, quotidianamente, lanciano accorati, quanto colpevolmente inascoltati appelli a chi governa la Regione, invitando a porre rimedio alle tante e gravi criticità che assillano il delicato settore-afferma Giovanni Galli, Consigliere regionale della Lega e membro della Commissione Sanità." "Ultimo in ordine di tempo, quanto segnalato dal Nursind al Pronto Soccorso dell'ospedale fiorentino di Careggi, dove diverse decine di persone sono state, nelle ultime ore, in lunga attesa sulle barelle, prima di poter essere visitate e poi trasferite in reparto, anche se, in molti, devono aspettare anche più di un giorno prima di trovare un posto letto-prosegue il Consigliere." "Una situazione imbarazzante, potenzialmente pericolosa anche per la promiscuità in cui devono convivere tante persone che rischiano di contrarre patologie facilmente tramissibili per via aerea-precisa l'esponente leghista." "Mancano spazi adeguati, vi è persistente carenza di personale ed anche una migliore organizzazione che dovrebbe puntare a dirottare i pazienti pure in altre strutture--sottolinea il rappresentante della Lega." "Di tutto ciò, Giani e l'Assessore Bezzini, paiono non curarsi minimamente e magari si loderanno a vicenda, perchè un gruppo di specialisti tailandesi ha visionato alcuni supporti sanitari toscani, considerati, a livello di servizi essenziali di assistenza, fra i migliori d'Italia.

Chissà, se agli ospiti stranieri, è stato fatto compiere un giretto anche al Pronto Soccorso di Careggi...-conclude Giovanni Galli."

Il servizio di anatomia patologica di Pescia è fra quelli che hanno subito il più drastico dei tagli sul personale, pur essendo un servizio ad alta valenza strategica, a cui afferiscono oltre agli esami istologici dell’area Pistoiese e della Val di Nievole gli esami citologici provenienti da tutti i territori della USL Toscana Centro.

Questo servizio si è visto ridurre, in pochi mesi, il personale tecnico da una dotazione minima di 12 tecnici a quella attuale di otto, costringendo i lavoratori a turni massacranti, con continue richieste di straordinari e l’impossibilità anche solo di ammalarsi un giorno per non mettere a rischio la tenuta dell’intero servizio.

La mancanza di tecnici ha fatto aumentare considerevolmente le attese delle risposte, visto che il personale presente non riesce prima di 10 giorni a prendere in carico i campioni per l’analisi, portando a oltre 40 giorni di attesa i tempi per la risposta, tempi lunghi che rischiano di compromettere il tempestivo inizio delle cure per cittadini potenzialmente a rischio di neoplasie.

L’Azienda da mesi ha assicurato l’arrivo di tre tecnici per risolvere il problema, una promessa fino a oggi non mantenuta, che suona come una beffa visto il recente arrivo a Pescia di due anatomo-patologi neoassunti, i quali rischiano di rimanere senza fare nulla se non ci sarà un numero di tecnici sufficiente che “sezioni” i campioni da far esaminare al microscopio dal medico.

Mentre il personale tecnico di laboratorio è sottoposto al blocco delle assunzioni, lo stesso non può dirsi per il reclutamento del personale medico e biologo: la USL Toscana ha recentemente autorizzato le assunzioni di un medico e di otto biologi, te destinati ai laboratori di Pistoia, Prato ed Empoli (Delibera 1355/2022), per sopperire all’aumento delle attività.

Peccato che senza la contemporanea assunzione dei tecnici, i dirigenti neoassunti rischiano di trascorrere il loro intero orario di lavoro senza nessuna attività da svolgere per mancanza di tecnici, essenziali nella produzione di esami da validare. La USL Toscana Centro ha uno dei rapporti più alti fra dirigenti e tecnici di laboratorio in Regione (uno a quattro rispetto alla media europea di 1/7), con uno spreco di risorse considerevole visto che un dirigente costa il triplo rispetto al tecnico di laboratorio.

A oggi il mancato turn over di tecnici di laboratorio in tutta l’Azienda per l’anno 2022 è di -22 unità rispetto al personale cessato, senza contare le assenze per maternità (altri 12 tecnici in meno), a cui vanno ad aggiungersi le assenze per congedi previsti dalle leggi in vigore (congedi parentali, legge 104, legge 151), che portano a una quotidiana mancanza di non meno di 50 tecnici nei servizi, che se aggiunti al mancato turn over e alle maternità non sostituite portano alla mancanza di un 1/3 del personale tecnico.

Una situazione non più sostenibile a cui FP CGIL, CISL FP, UIL FPL USL Toscana Centro intendono mettere un freno, visto che lo stesso drammatico scenario di Pescia lo stanno lo stanno vivendo tutti gli altri laboratori aziendali, in particolare il servizio immuno-trasfusionale di Pistoia, dove il personale è costretto a continui rientri in reperibilità notturna, o il laboratorio analisi di Ponte a Niccheri, dove il personale è sottoposto a turni massacranti con continui rientri e un numero impressionante di ferie e ore pregresse ancora da fruire, così come accade da tempo nei nei Laboratori Analisi chimico cliniche di Pescia, Empoli e Prato con ore da recuperare, ferie da smaltire. Straordinari e ore aggiuntive fatte anche in altri settori per sopperire alle criticità complessive suddette.

FP CGIL, CISL FP, UIL FPL USL Toscana Centro si dichiarano pronte a intraprendere ogni forma di lotta e mobilitazione del personale tecnico per denunciare la drammatica situazione, fino alla proclamazione di uno stato di agitazione di tutto il settore dei laboratori aziendali, con l’obiettivo di arginare il degrado oggi presente in questi fondamentali servizi sanitari.

“La Regione non ha risposto su come pensa di risolvere il problema delle liste di attesa chirurgiche, ormai interminabili, come le ambulatoriali e le diagnostiche. Abbiamo chiesto come vengono impiegati i soldi e abbiamo ricevuto risposte generiche su alcune spese, peraltro non ben distribuite. Ma il dato principale da rilevare è che entro fine dicembre rimangono da spendere ancora 11 milioni per ridurre le liste, e non sappiamo ancora se verrà davvero fatto, in che modo, o dove questi soldi saranno investiti. Non è inoltre chiaro se la Regione Toscana ricorrerà ulteriormente al privato, e non siamo neanche troppo convinti che ci sia una reale consapevolezza della gravità del problema. Per tutte queste ragioni siamo insoddisfatti della risposta alla nostra interrogazione.” Ad affermarlo è Irene Galletti, Presidente del Gruppo Movimento 5 Stelle.

“Ma il peccato originale che ha portato al tracollo delle liste di attesa chirurgiche in questa Regione - chiarisce Galletti - deriva dalla gestione della sanità regionale col metodo per intensità di cure, da noi sempre criticato, che ha lasciato sguarniti i presidi ospedalieri di posti letto e personale sanitario, rendendo così impossibile impiegare al 100% le sale chirurgiche. Per poter risolvere il problema e risalire la china, dunque, alla Giunta regionale non resta altro che fare un sano bagno di realtà e rimettere in discussione tutte quelle scelte che hanno reso strutturale il problema: reinvestire sui piccoli ospedali e sulla sanità territoriale, sul valore del personale sanitario e sull’accoglienza ospedaliera e risolvere quel deficit cronico di posti letto, che frena lo scorrimento delle liste di attesa chirurgiche e che spinge sempre più toscani verso il privato” Così Irene Galletti, Presidente del Gruppo Movimento 5 Stelle in Regione Toscana.

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