Rifiuti a Firenze, niente speranza per il porta a porta

Firenze paga l’ecotassa, 20% in più, ma l'ultima proposta sulla diferenziata non è stata accolta

Antonio
Antonio Lenoci
03 ottobre 2014 16:33
Rifiuti a Firenze, niente speranza per il porta a porta

A Palazzo Vecchio rimbalza la mozione dei 5 Stelle. 

Esistono paesini della Toscana premiati non solo per la capacità di selezionare i rifiuti, ma anche per la diligenza nella raccolta porta a porta. Sempre in Toscana pochi giorni fa Firenze è stata premiata per aver utilizzato materiale riciclato trasformato in arredo urbano. Per la serie "è importante differenziare, ma se poi non ricicli.. lascia perdere".Abbiamo detto Toscana per non urtare la sensibilità campanilista, ma sappiate che dal nord al sud dell'Italia esistono vere e proprie isole ecologiche in cui tutti partecipano allo smaltimento dei rifiuti urbani riempiendo cassonetti di vario colore ed esponendoli a giorni alterni al ritiro.Pantofolai e scansafatiche.

Certo, si tratta di un metodo di raccolta che richiede attenzione e dedizione da parte della cittadinanza, caratteristiche riscontrabili in piccole comunità attive e meno forse, in una grande città in cui il sindaco è il primo ad utilizzare frasi come "Basta stare con le pantofole a casa". Non è tutto però. A Firenze esistono anche i "RIS del cassonetto", ovvero guardie che sbirciano tra i rifiuti per risalire ai proprietari indisciplinati che hanno abbandonato il sacco fuori posto.

Cittadini indisciplinati che attuano un "porta alla porta altrui" passibile di sanzione. Perché mettere limiti al peggio?

La consigliera del Movimento 5 Stelle, Miriam Amato ne ha fatto un punto essenziale del suo programma e ci ha provato: "Ho presentato una mozione in cui chiedevo uno studio di fattibilità per quanto concerne la raccolta dei rifiuti col metodo porta a porta, visto che a Firenze, continuiamo a pagare l’ecotassa, 20% in più per non aver raggiunto gli obiettivi di raccolta differenziata, negli anni scorsi, la cui responsabilità diretta è dell’amministrazione, ma che ricade su tutti i cittadini".La risposta: "L’Amministrazione ha già deciso in passato, sia per quanto riguarda l’inceneritore che per il metodo di raccolta, e non si torna indietro” neppure per prendere la rincorsa, avrebbe agiunto Andrea Pazienza.

L’unico studio in merito, risalirebbe a circa 7 anni fa, "Il progetto dell’inceneritore è anche più vecchio" commenta Amato.In quel caso il porta a porta aveva dato risultati ottimali. Lo studio è stato fatto però solo su un'area limitata, senza ulteriori approfondimenti. "Credo sia legittimo - prosegue Amato - valutare se continuare ad investire soldi pubblici, sui nuovi cassonetti e perseverare col progetto dell’inceneritore"

 "Secondo dati europei, la pratica di smaltimento dei rifiuti con l’incenerimento, visto che a livello comunitario non esiste il termine “termovalorizzazione”, invenzione tutta italiana, non è a basso impatto ambientale, a causa delle emissioni nocive, e neanche economicamente conveniente. Inoltre, si fa riferimento ad un sistema “economico circolare”, in cui sono previste una serie di iniziative per cogliere l’opportunità che, un'economia verde, offre per l’occupazione, 580.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030".Ma in Italia chi lo fa? Sono 310 i comuni che hanno adottato il sistema del porta a porta, realtà come Salerno e Milano dimostrano che con questo metodo di raccolta si raggiungono obiettivi di Raccolta Differenziata, notevoli in breve tempo.La legge la n.549 (del 28 dic.

Del 1995) permette un notevole sgravio. Nelle Marche ad esempio per il superamento di raccolta differenziata rispetto alla norma statale del 10% si ottiene una riduzione del tributo del 40%. Con il 15% la riduzione del tributo è del 50%, per il 20% si ha riduzione del 60% e con il 25% in meno si ha addirittura una riduzione del tributo del 70%. Come si suol dire: "Buttali via".

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