Renzi: "Il mio nuovo partito si chiama Italia Viva. Stanno aderendo in migliaia"

L'ex premier lo ha detto durante la registrazione di Porta a Porta in onda stasera su Rai1. "Sindaci e amministratori fanno bene a non aderire. Voglio arrivare alla Leopolda con 1000 Comitati". Sul Pd che vira a sinistra: "Bandiera Rossa non sarà mai il mio canto". Presto un confronto con Salvini da Vespa

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 settembre 2019 20:16
Renzi:

Roma, 17 set. - "Il nome della nostra nuova sfida si chiama Italia Viva". Lo ha detto Matteo Renzi nel corso della registrazione di Porta a Porta che andrà in onda stasera con inizio alle 23,25 su Rai1. Ma c'è anche un'altra notizia: ci sarà il confronto tra Matteo Salvini e Matteo Renzi a Porta a Porta. Il leader della Lega ha risposto al messaggio whatsapp di Bruno Vespa: "Certo". E Renzi ha aggiunto: "Scelga lei la data".

"Stanno aderendo in migliaia. Quanto ai sindaci delle grandi città e ai governatori, fanno bene a non aderire. E' bene che restino là dove sono, a cominciare dal mio amico fraterno Dario Nardella. Ha fatto benissimo a non aderire. Questa non è un'operazione per portar via amministratori", ha detto Renzi, che ha proseguito: "Non do percentuali per il mio partito. La cosa che mi interessa molto è arrivare con 1000 comitati alla Leopolda".

Il Pd, di cui è stato segretario a lungo, sembra già un lontano ricordo: "Bandiera rossa non sarà mai il mio canto. Io lo rispetto ma trovo che in quel partito lì è meglio che tornino Bersani e D'Alema. Magari D'Alema è più intonato, anche se non lo credo", ha sottolineato Renzi commentando il canto intonato dai militanti del Pd alla festa dell'Unità di Milano. "Dopo di che - ha aggiunto- io avevo già deciso di andare via. La decisione di lasciare l'ho presa durante il seminario fatto in estate che si chiamava 'Meritare l'Italia'".

Pierluigi Bersani (Articolo 1), ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7 e forse prossimo al rientro nel Pd, ha invece detto: "Noi non siamo andati via perché ci stava antipatico Renzi, anche se lui la racconta cosi'. Noi abbiamo lasciato il Pd perché abbiamo posto un problema grosso come una casa, e cioè che il renzismo tagliava le radici nel nostro popolo aprendo un varco alla Destra. E questo poi è avvenuto. Quindi questo non lo si affronta - con buona pace di Renzi - con le porte girevoli nel Pd.

Ma con qualcosa di serio. Renzi - ha aggiunto Bersani - ha fatto quello che voleva fare nel PD: un partito carismatico, personale, di centro (se esiste questo centro), che si preoccupa di dire che non c'entra nulla con le radici, le basi culturali, politiche e sentimentali delle Sinistre italiane. Che questo sia modernità, temo si sia fuori strada, solo 'un'insostenibile leggerezza'. Noi siamo oltre una fase che ci ha consegnato un problema enorme. Se rimaniamo con i vecchi attrezzi, non riusciamo a risolverlo.

Serve una fase creativa. La 'Costituente delle idee' di Zingaretti può essere un punto di partenza, se non si rimane alle idee". La scissione di Renzi, ha continuato Bersani, "non è un aiuto al Governo ma non arrivo a pensare che ci sia l'interesse di nessuno, neanche di Renzi, a farlo cadere. Non temo tanto sul profilo della stabilità, ma magari è possibile che il governo sia tenuto alla frusta su qualche scelta". Barsani ha continuato: "Corre l'idea che ci sia un Centro da afferrare. E non si vede invece che il problema vero della politica, non solo della Sinistra, è che un pezzo di società ha perso i rapporti con le istituzioni e che la Destra ha gioco facile.

Il Centro mi fa venire in mente l'araba felice di Metastasio".

Trai "movimenti" di oggi, la viceministra Anna Ascani resta nel Pd, il sottosegretario Ivan Scalfarotto va in Italia Viva.

Fonte: Agenzia Dire

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