Quel che resta della Festa della Mamma

Quando muore un figlio, si resta ugualmente genitori?

Paola
Paola Marangio
10 maggio 2021 17:23
Quel che resta della Festa della Mamma

Avevo un figlio, ora non ce l’ho più.

La mia vita è andata avanti, sono passati tanti anni dalla sua morte eppure per la festa della mamma il vuoto che ha lasciato si amplifica e mi domando “sono ancora una mamma”?

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Una donna che non ha (non ha avuto) i genitori è un’orfana. Una donna alla quale muore il marito è una vedova. Una donna alla quale muore un figlio?

Immaginate una mamma alla quale muore il suo unico figlio di 5anni o di 15 o di 25 (l’età non conta). Probabilmente avete avvertito un brivido, soprattutto se siete genitori perché, più o meno consapevolmente, vi sarete immedesimati in quella donna. Quella donna non sarà mai più chiamata Mamma eppure in qualche senso mamma lo resterà per sempre.

Il giorno della festa della mamma non riceverà fiori, emoticon, auguri, lavoretti, regali né pensieri. Le persone intorno a lei col passare del tempo non penseranno più alla sua storia, semplicemente quella ricorrenza sarà vista DA FUORI come qualcosa che non la riguarda.Eppure ad ogni festa della mamma, per tutto il resto della sua vita, penserà a se stessa come figlia e poi a se stessa come mamma.

“Se non sono più una mamma cosa sono?"

A volte la lingua parlata rispecchia fedelmente la crudeltà degli eventi della vita. In questo caso IL VUOTO. Non ci sono letteralmente parole per riferirsi ad un dolore così innaturale: un genitore non si aspetta di sopravvivere al proprio figlio, non dovrebbe mai accadere.

Quando accade non ci sono parole che rendano meno “indicibile ed impensabile” il dolore silenzioso che accompagnerà per tutta la vita quella mamma (e quel papà, naturalmente tutto questo vale per entrambi i genitori)

Ogni volta che qualcuno chiederà ingenuamente a quella donna: “E tu? Hai figli?”, lei dovrà decidere cosa rispondere e non sarà mai una riposta neutra.“Ne avevo uno” apre a domande sulla propria storia, e non sempre è il luogo, la persona o il momento adatto a consentire aperture (che magari semplicemente non avrà voglia di fare). Un più sintentico “Si” o “No” fanno stringere il cuore, almeno per un attimo.

Certo, i lutti si elaborano e le sofferenze si attutiscono. Certo, le vite possono essere piene di soddisfazioni e gioie anche dopo eventi traumatici e drammatici come la perdita di un figlio.

Ma questo tipo di lutto lascia un vuoto dal punto di vista identitario che è difficile da colmare almeno tanto quanto è stato impossibile per la lingua italiana trovare una sintesi verbale migliore di “mamma di un figlio che non c’è più”. C’è poi da dire che, per quanto le parole possano diventare pronunciabili per la donna, resta il fatto che spesso sono parole che spaventano chi le ascolta perciò il paradosso è che dire “mio figlio è morto” può produrre un disagio nell’interlocutore di cui in fin dei conti si fa emotivamente carico la donna stessa.

Non fraintendetemi, non dico che serva una definizione o una etichetta (per quelle ci si ingegna facilmente come è stato per le “mamme arcobaleno”), dico solo che in questa festa della mamma ho pensato così tanto alle mamme che non hanno più un figlio che mi sono interrogata su quanto il silenzio rispettoso che probabilmente le circonda diventi nel tempo un silenzio solitario in cui le cose non hanno più un nome.

A te che ci hai scritto e che ti chiedi se sei ancora una mamma (e ti rispondi da sola firmandoti “Sempre Mamma”) ti abbraccio e di auguro di non sentirti più sola per la Festa della Mamma e per quel che resta della festa della mamma per te. Spero tu abbia qualcuno con cui condividere i tuoi pensieri,  i tuoi ricordi ed i tuoi dolori.

Ricorda che chiedere aiuto in alcuni momenti è una dimostrazione di coraggio!

La psicologa risponde — rubrica a cura di Paola Marangio

Paola
Paola Marangio

Psicologa, psicoterapeuta e mediatrice familiare. Referente del sito PsicologiaFirenze.it. Membro dello staff clinico e didattico dell’Istituto di Terapia Familiare di Siena, ha lavorato nell’equipe del Centro di Terapia Familiare della ASL 10 di Firenze e si è occupata delle valutazioni psico-ambientali delle commissioni medico legali INPS. Collabora con la cooperativa sociale Matrix onlus in ambito della disabilità e psichiatria. Per inviare quesiti scrivere a: marangio@psicologiafirenze.it

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