Prato: nuovo incendio al Macrolotto in una fabbrica cinese

Una donna rimane ustionata. Salvato un uomo. Lavoro nero, clandestini e dormitori nei capannoni produttivi. La rabbia della Cgil: “Manca la volontà politica di fermare il sistema d’illegalità“. Enrico Rossi: "Rafforzare il dialogo con la comunità cinese"

Nicola
Nicola Novelli
18 maggio 2014 21:04
Prato: nuovo incendio al Macrolotto in una fabbrica cinese

Un nuovo rogo nel Macrolotto di Prato, nelle vicinanze del capannone dove hanno trovato la morte, a dicembre, sette cittadini cinesi. L'incendio è divampato stamani nel capannone dell'area industriale. Sono due le ditte, entrambe gestite da cinesi, che hanno riportato danni con una donna ferita dalle ustioni. I vigili del fuoco hanno segato le sbarre di una finestra e hanno estratto un uomo prima che arrivassero le fiamme.Durissimo il commento dell'assessore alle politiche d'integrazione del Comune di Prato Giorgio Silli, intervenuto sul luogo dell'incendio.

Appena giovedì scorso era stato effettuato un controllo in due confezioni al Macrolotto 0 dalla Squadra Interforze coordinata dai Carabinieri, insieme alla Polizia Municipale e a personale della ASL 4 di Prato, oltre al Nucleo Carabinieri dell'Ispettorato del Lavoro con agenti della Direzione Territoriale del lavoro, INPS e INAIL, nell'ambito dell'attività di contrasto all'illegalità nelle imprese produttive. Tre immobili sequestrati, 22 lavoratori a nero, 7 clandestini, dormitori e altri abusi edilizi: sono i risultati.

“La rabbia è troppa per non prendere subito posizione verso quanto sta accadendo -afferma Massimiliano Brezzo, segretario Filctem Cgil di Prato- Un’altra azienda cinese brucia. Ancora lavoratori vi dormivano all’interno. Sono passati poco più di sei mesi dall’incendio del primo dicembre scorso e dai lutti da questo provocati. Niente però è cambiato nel modo di lavorare e vivere all’interno del sistema illegale di produzione dell’abbigliamento sul nostro territorio.

Non poteva essere altrimenti, visto che non si è perseguito il sistema colpendolo nella sua capacità di produrre ricchezza. Un sistema nel quale la confezione è solo la fase finale, anche se più rischiosa per l’uso promiscuo dei capannoni e più conosciuta e documentata. È probabile che, ancora una volta, quanti non hanno approfondito l’argomento, ci parlino di schiavitù e di tutti i vari concetti che vengono tirati fuori quando l’obiettivo è fare delle dichiarazioni e non affrontare, per risolverlo, il problema.

Noi, Filctem Cgil di Prato, da troppo tempo inascoltati abbiamo provato a dare il nostro contributo indicando gli interventi e le modalità per contrastare questo sistema vergognoso irrispettoso delle persone e del lavoro. Ribadiamo che ancora una volta manca la volontà politica di entrare nel merito del funzionamento del sistema produttivo, per colpirne la capacita di produrre ricchezza, e di mettere insieme tutte le forze attualmente disponibili per contrastarlo efficacemente. Ogni macchina, per quanto complessa, funziona trasmettendo il moto attraverso gli ingranaggi.

Per impedirne il funzionamento è importante capire quale è quello che, se bloccato, impedisce tutto il funzionamento e inserirci un granello di sabbia. Per cominciare a farlo basta un uso efficace delle forze esistenti. Scommettiamo che anche questa volta tutti avranno un sacco di proposte per intervenire sulle conseguenze e non sulle cause, con la stessa efficacia di chi vuole fermare l’acqua con le mani. E questo ci avvicinerà al prossimo incendio. Speriamo senza vittime”."E' una tragedia fotocopia che ci ricorda che, in quest'area, c'è un bubbone da estirpare, che ha due facce: l'illegalità delle condizioni di vita dei lavoratori e la rendita dei capannoni che, anche in questo caso, è riconducibile a proprietari italiani -questo il commento a caldo del presidente della Regione- E' su queste due facce dell'illegalità e della rendita, continua il presidente, che dobbiamo agire, proseguendo con forza nella direzione che abbiamo intrapreso.

E' un impegno, spiega, che si deve basare sul dialogo e la collaborazione. Contrariamente a chi propone di sospenderlo, è proprio sul coinvolgimento di tutti i protagonisti, a partire dalla comunità cinese e dal Consolato cinese - con cui la Regione ha avviato un dialogo concreto - che dobbiamo cominciare per risolvere il problema dei dormitori in cui divampano i roghi per l'assenza di regole minime di igiene e sicurezza. Per questo la nostra task force di mediatori linguistici e di 50 tecnici della "prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro" si è messa al lavoro. Un intervento basato solo sulla repressione, secondo il presidente, non serve e non dà risultati.

Per questo la Regione ha voluto attorno allo stesso tavolo - che si è insediato e ha già svolto molti incontri tecnici - anche il consolato cinese. Questo è anche il risultato degli intendimenti e delle valutazioni svolte assieme al Presidente Giorgio Napolitano nell'incontro al Quirinale lo scorso 14 marzo. Al Consolato cinese il presidente rinnova l'appello a schierarsi con ancora più forza dalla parte della legalità e della parte sana della comunità e delle imprese cinesi di Prato e di sostenere il lavoro delle istituzioni e delle associazioni di categoria per far emergere il lavoro e l'imprenditoria dalla clandestinità e dall'evasione.

Solo con un'intesa ufficiale e con un dialogo costante - con la condivisione delle responsabilità - sarà possibile trovare una soluzione ai molteplici problemi, di cui abbiamo ormai piena consapevolezza: i capannoni dormitorio, la responsabilità dei proprietari degli immobili, le emergenze urbanistiche e sociosanitarie. La Regione si pone e sarà il punto di riferimento per una soluzione coordinata e condivisa. La Toscana non può più permettersi di risvegliarsi con altri roghi come quello di oggi".

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