Per avere successo bisogna fare squadra

Se ne parla al 2° Congresso Mondiale di Psicologia e Comunicazione Strategica a Palazzo dei Congressi dal 15 al 19 ottobre

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 settembre 2014 17:26
Per avere successo bisogna fare squadra

FIRENZE - Fare squadra. Ecco qualche suggerimento per non sbagliare tattica.“Ora noi, o risorgiamo come squadrao cederemo un centimetro alla volta”. Al Pacino“Fare Squadra”, sappiamo davvero cosa significhi? Vedendo un gruppo di persone, cosa ci porta a pensare che queste facciano parte di una squadra? Fare la squadra non è poi così semplice, occorrono una serie d’ingredienti indispensabili e, ancor di più, se parliamo di una squadra vincente. Nello sport, come all’interno di un’azienda, il gruppo, per giungere al successo e alla vittoria collettiva, per prima cosa dovrebbe concepire la propria attività come il fine di un obiettivo comune: in una partita o si vince insieme o si perde insieme.Un buon lavoro di squadra  è frutto di un percorso con tante implicazioni che riguardano la relazione tra più persone.

E se è normale che in un gruppo i vari componenti si distinguano nelle loro caratteristiche e originalità, d’altro canto, creare relazioni per l’obiettivo comune, significa imparare a gestire anche coloro che apparentemente si distanziano dal nostro modo di essere, di confrontarsi con noi stessi, con gli altri e con il mondo. Superare certe interpretazioni limitative della realtà, date spesso dal senso comune, sta alla base dello scopo da raggiungere e realizza una buona coesione di squadra.

Già Paul Watzlawick scriveva “L'illusione più pericolosa è pensare che esistasoltanto un'unica realtà” e "Spesso ci ritroviamo vittime di una cultura da manuale – spiega il Prof.  Giorgio Nardonepsicologo e co-fondatore, insieme alla sorella Maria Cristina, di STC Change Strategies e ideatore del modello di problem solving strategico – Ad esempio, parlare a braccia conserte è considerato un segnale di chiusura e tamburellare le dita sul tavolo un indizio di insicurezza.

Ma presi da soli, questi e tanti altri, sono dettagli svianti». «E sono quelli, apparentemente più semplici, i veri tranelli – prosegue Nardone - Indizi come lo sguardo diretto o un portamento sicuro ingannano: l’empatia che scatenano può anche portare fuori strada». Imparare a dare meno peso alle interpretazioni costruite dai propri canoni di riferimento costituisce il modo per creare nuove prospettive  e  superare certi pregiudizi insiti dentro di noi. La nostra natura ci impone costanti autoinganni percettivi, cosi come la nostra cultura e le nostre conoscenze, il mentire a se stessi e agli altri diviene uno dei fondamentali ambiti di studio e di applicazione soprattutto quando il mentire può essere utilizzato in modo strategico. Credere che il proprio modo di interpretare le cose sia il solo e l’unico è un autoinganno che si ripercuote spesso drammaticamente sulla realizzazione degli obiettivi personali e collettivi.

Impariamo con Giorgio Nardone e Diego Ingrassia, nell’appuntamento del 15 ottobre 2014 al Palazzo dei Congressi a superare certi limiti per la conquista della vittoria e del trionfo di squadra attraverso un’arte che è “L’arte di mentire a se stessi e agli altri” intesa come la continua reinterpretazione di ciò che succede per indirizzare insieme al team il pallone in rete.nel corso del 2° Convegno Mondiale BSST “La magia delle parole e dei gesti” in un workshop con Giorgio Nardone: L'ARTE DI MENTIRE A SE STESSI E AGLI ALTRI

WORKSHOP  L’arte di mentire http://youtu.be/9Fp628bFcCo?list=UUWs5hFUO8KblPMglEGhnV2Q

Presentazione relatori sessione performance innovativa Change Strategies”,https://www.youtube.com/watch?v=nwmOmZPdMis)

- SITO del congresso : http://www.bsst.org/home/it/

Biografie dei relatori:http://www.bsst.org/congress/it/relatori-principali.php)

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