Parco di San Salvi: non piace l'idea di case private nell'ex Manicomio di Firenze

Un tempo l'attività agricola faceva parte del percorso psichiatrico di cure

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 novembre 2018 18:21
Parco di San Salvi: non piace l'idea di case private nell'ex Manicomio di Firenze

 Nell'area dal futuro ancora incerto che oggi ricade in piena urbanizzazione si tornano ad ipotizzare appartamenti. Attorno ai "tetti rossi" erano un tempo presenti orti, vigne e seminativi che consentivano di coprire quasi completamente il fabbisogno della struttura sanitaria. A ricordarlo oggi sono i cittadini che da anni si incontrano per ridisegnare l'area tentando di proporre un progetto alternativo e socialmente utile. Nel corso degli anni proposte relative ad abitazioni e parcheggi sono state rispedite al mittente ed ora che si riaffaccia l'ipotesi di un progetto edilizio residenziale, con conseguente necessità di strade di accesso ed aree per la sosta, i cittadini tornano a caldeggiare la sostenibilità.

I cittadini associati nel Comitato San Salvi chi può ricordano "In origine San Salvi occupava una vasta superficie che comprendeva il complesso manicomiale vero e proprio e un grande appezzamento agricolo circostante: lo scopo di quest’ultimo, secondo il pensiero psichiatrico di fine ‘800, era quello di curare i malati anche attraverso il lavoro. L’attività agricola, come quella di falegnameria, carpenteria, sartoria ed altro, fungeva da terapia e da supporto economico alla gestione ospedaliera: la colonia agricola annessa all’ospedale, infatti, occupava circa 20 ettari di orti, vigne e seminativi e copriva quasi completamente il fabbisogno di verdure e di latte di San Salvi e dello stabilimento succursale di Castel Pulci".

Dagli anni ’60 l’attività rurale è stata gradualmente smantellata, il terreno è stato destinato ad altre funzioni, progressivamente l’estensione di San Salvi si è ridotta.

 Proseguono i cittadini, impegnati da tempo nell'ipotizzare un progetto alternativo di recupero "L'unitarietà del tessuto originario è stata frammentata, con recinzioni che hanno separato dalla rimanente parte di San Salvi i plessi scolastici, il giardino pubblico, la recente residenza per studenti, sorti sull’ex colonia agricola; ma anche nel cuore dell'area si è proceduto a sbarramenti e chiusure che hanno intaccato la continuità del verde che avvolge l’intero complesso anche nelle sue articolazioni interstiziali.

Oggi, dunque, il parco di San Salvi, pur costituendo il secondo parco cittadino, non supera i 10 ettari di estensione: esso non va tuttavia considerato come spazio a sé stante ma nella prospettiva di un sistema più ampio che incorpori il verde attiguo del giardino pubblico, del terreno di un ex casa colonica e del podere incolto su via del Gignoro, da espropriare in quanto ad oggi privato. Creando così un vitale polmone verde di oltre 16 ettari".

Ma perché tutto questo interesse al calcolo della superficie di San Salvi? "Perché appare assurda la riproposizione di un vecchio progetto del 2004, che tutti pensavano superato anche per l’opposizione di comitati e cittadini, riguardante la costruzione nell'area di 120 abitazioni private, a seguito di accordo fra Comune e Asl. Il carico urbanistico di tale progetto risulta incompatibile con la vocazione pubblica di tutta l'area e insostenibile per la piena fruibilità del parco storico, già in parte eroso: si tratta infatti di un’ipotesi di privatizzazione contraria ad un reale recupero di San Salvi, fondato sulle esigenze collettive e sulla partecipazione progettuale dei cittadini".

Proposte? "Un polo culturale scisso dal contesto; è necessario vincere la sfida per la rivitalizzazione dell’area, in coerenza con una una sua destinazione innovativa e polifunzionale aperta alla riappropriazione sociale e al godimento per tutti del suo pregiato parco, da restaurare nella sua originaria ricchezza arborea e naturalistica. Ci auguriamo che l'Amministrazione ascolti una buona volta le richieste dei cittadini, non ignorando gli interessi collettivi e la difesa dei "beni comuni" per le presenti e future generazioni" concludono.

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