Ort: Nuno Côrte-Real al Verdi di Firenze

Doppio appuntamento il 7 e 8 ottobre

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 ottobre 2020 07:56
Ort: Nuno Côrte-Real al Verdi di Firenze

Debutto all'ORT per il compositore portoghese Nuno Côrte-Real che dirige una sua opera ispirata da Pessoa. Doppio appuntamento al Teatro Verdi il 7 e 8 ottobre (inizio ore 21). Solista la cantante Ana Quintas.

I brani che compongono il programma odierno sono distribuiti temporalmente nell’arco di tre secoli. Quella di mettere insieme composizioni stilisticamente diverse tra loro è una tendenza abbastanza diffusa negli ultimi anni, che il pubblico ha peraltro dimostrato di gradire.

Non si tratta naturalmente di una scelta casuale perché anche la musica, come l’arte visiva, modifica nello spettatore la percezione di quello che sente o vede, in relazione a quello che trova accanto. È dunque una possibilità in più per i direttori artistici, per suggerire esperienze d’ascolto diverse e originali a seconda del differente contesto proposto.

Il protagonista della serata, Nuno Côrte-Real, prima ancora che un direttore è un compositore. Tra i maggiori del Portogallo, terra dove la musica è sempre fiorita rigogliosa, però lasciando finora poche tracce nel repertorio d’arte.

Côrte-Real, alle soglie dei cinquant’anni, è una rara, felice eccezione: autore di pagine sinfoniche, cameristiche, partiture per la danza e opere liriche programmate in Europa e America, in patria fa pure l’organizzatore musicale e per diffondere la propria musica insieme ai capolavori d’ogni tempo ha fondato l’Ensemble Darcos, che guida spesso dal podio.

È un artista molto comunicativo e parla anche un buon italiano.

Il concerto di questa sera, da lui diretto, è l’occasione per ascoltare anche uno dei pezzi più significativi del suo catalogo, Todo o teatro é um muro branco de música (Tutto il teatro è un muro bianco di musica), ispirato a una lirica di Fernando Pessoa. È una poesia un po’ surrealista, strana, ma molto dinamica e divertente. Musicalmente è un lavoro di una decina di minuti dalla comunicativa schietta e d’impronta quasi cinematografica, influenzato dal minimalismo e dalle tradizioni folk, che richiede, in orchestra, la presenza protagonistica di un pianoforte.

Il programma si apre con la Sinfonia “Italiana” che Felix Mendelssohn scrisse nel 1833 assemblando le impressioni raccolte nel Bel Paese durante il suo Gran Tour di tedesco colto e benestante: un viaggio iniziatico sulle tracce dello spirito apollineo lasciate nella penisola da greci e romani (seguendo la via già percorsa in precedenza dal suo mentore, Goethe), ma anche, nel “Saltarello” finale, la scoperta sconvolgente, perturbante, delle tarante meridionali, con il loro trambusto indiavolato.

Poi viene Mozart, un bouquet di arie dalle opere in lingua italiana e tedesca cantate da Ana Quintas, pure lei portoghese, specializzata nel repertorio sei-settecentesco.

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