Natale 2021, la lettera del Cardinale Betori ai bambini

​“Il Papa verrà a dirci che dobbiamo far prevalere la pace e la fratellanza”. Invito a realizzare la “capannuccia"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 dicembre 2021 10:03
Natale 2021, la lettera del Cardinale Betori ai bambini

“Il presepe che farete sarà anche un modo per rendere le nostre case, le nostre parrocchie, la nostra città, i nostri paesi, luoghi accoglienti e ospitali in cui tutti possiamo sentirci fratelli”.

Nella lettera in cui invita i bambini a partecipare alla XX edizione di Capannucce in Città – la rassegna che premia chi realizza il presepe – l’Arcivescovo di Firenze Card. Giuseppe Betori parla di accoglienza, pace e fratellanza e cita grandi figure fiorentine come Giorgio La Pira e Elia Dalla Costa quali esempi da seguire perché anche “il Mediterraneo torni ad essere frontiera di pace”.

Il Cardinale invita i ragazzi a realizzare la “capannuccia”, vero simbolo del Natale: “È importante che siano ben visibili i segni del fatto che Gesù ancora una volta nasce in mezzo a noi, agli uomini e alle donne del nostro tempo, portando a tutti luce e speranza, per dirci che Dio ci ama e non ci lascia soli”. Ricorda loro l’annunciato arrivo di Papa Francesco a Firenze a febbraio. “Verrà a dirci che dobbiamo far prevalere la pace e la fratellanza, che tutti insieme dobbiamo prenderci cura della «casa comune» che è il mondo, che dobbiamo vedere nell’altro un fratello” chiedendo ai bambini preghiere per accompagnare questo importante incontro.

Li invita a iscriversi gratuitamente a Capannucce in Città: basta inviare una mail a capannucceincitta@gmail.com per essere premiati con un diploma e una piccola natività nella cerimonia che si terrà il 5 gennaio alle ore 15,30, per la prima volta nella basilica di San Miniato al Monte. C’è tempo fino al 20 dicembre per aderire.

Ecco il testo della lettera ai bambini di Firenze per il Natale 2021:

“Cari bambini, care bambine,torno a scrivervi anche quest’anno per invitarvi a fare il presepe nelle case, in parrocchia, nelle scuole, negli ospedali, nella case per anziani, negli esercizi commerciali e in ogni ambiente di vita. È importante che nella nostra città, nei nostri quartieri, nei nostri paesi siano ben visibili i segni del fatto che Gesù ancora una volta nasce in mezzo a noi, agli uomini e alle donne del nostro tempo, portando a tutti luce e speranza, per dirci che Dio ci ama e non ci lascia soli.

Come forse avrete sentito, fra poche settimane, alla fine di febbraio, tornerà a Firenze Papa Francesco. Verrà a incontrare i vescovi e i sindaci delle città del Mediterraneo, che in quei giorni si riuniscono proprio nella nostra città. Perché il mare che bagna Europa, Asia e Africa torni ad essere «frontiera di pace». Era un’idea che stava molto a cuore al “sindaco santo”, Giorgio La Pira, e al cardinale Elia Dalla Costa che in quel periodo era arcivescovo di Firenze. Due figure di cui forse avrete sentito parlare, che sicuramente i vostri genitori o i vostri nonni conoscono, e che la Chiesa adesso riconosce come “venerabili”.

Scriveva La Pira: «I popoli mediterranei hanno, anche se pieno di lacerazioni e di contrasti, un fondo storico comune, un destino spirituale, culturale ed, in certo senso, anche politico comune. La loro “unità” è essenziale ed è quasi una premessa per l’unità dell’intera famiglia dei popoli». Oggi purtroppo vediamo prevalere le divisioni, le chiusure, le guerre. Il Papa verrà a dirci che dobbiamo far prevalere la pace e la fratellanza, che tutti insieme dobbiamo prenderci cura della «casa comune» che è il mondo, che dobbiamo vedere nell’altro un fratello.

Io vi chiedo di accompagnare con la vostra preghiera, insieme alle vostre famiglie, l’incontro che si svolgerà a febbraio, perché con l’aiuto di Dio possa dare frutti concreti di amicizia fra i popoli, di cooperazione, di pace. Intanto, prepariamoci ad accogliere i vescovi e i sindaci che arriveranno da tanti Paesi diversi, accogliendo Gesù che parla al cuore di ogni uomo e di ogni donna. E il presepe che farete sarà anche un modo per rendere le nostre case, le nostre parrocchie, la nostra città, i nostri paesi, luoghi accoglienti e ospitali in cui tutti possiamo sentirci fratelli”.

In evidenza