Modifiche sulla gestione delle risorse ittiche e della pesca in acque interne

Fermo nel Tirreno, il Capogruppo di Forza Italia Stefano Mugnai: «Sollecitare il governo sul pagamento delle indennità e individuare misure alternative»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 ottobre 2017 08:44
Modifiche sulla gestione delle risorse ittiche e della pesca in acque interne

Firenze– Gestione e nuova definizione della fauna ittica e del concetto di acque pubbliche, ridefinizione della consulta ittica regionale e disciplina della vigilanza e della guardia ittica volontaria. Queste alcune delle novità introdotte dalle modifiche alla legge regionale 7 del 2005, sulla “Gestione delle risorse ittiche e regolamentazione delle acque interne”, approvata a maggioranza dal Consiglio regionale: su 32 presenti 20 hanno votato a favore e 12 contrari.

Come spiegato dal presidente della commissione regionale competente Gianni Anselmi, dopo i primi mesi di gestione da parte della Regione, che ha assunto le vecchie competenze delle province a seguito del riordino istituzionale, si sono rese necessarie alcune modifiche per meglio definire l’ambito di applicazione della legge, che comprende non solo i prelievi, ma anche la gestione della fauna ittica. Tra i contenuti della legge, la nuova definizione del concetto di acque pubbliche, che comprende tutte le acque dove possono vivere popolazioni ittiche allo stato naturale e la redazione di un elenco delle acque interne di interesse per la pesca.

Si attribuisce ai Comuni la competenza alla gestione degli invasi naturali ed artificiali posti all’interno dei parchi urbani. In qualità di responsabili dei parchi, i Comuni sono chiamati ad esercitare anche le competenze in materia di fauna ittica e di pesca su tali invasi. Viene ridefinita la rappresentatività di associazioni dei pescatori dilettanti, associazioni ambientali, associazioni di pescatori professionali della consulta ittica regionale. Si pianificano le immissioni di fauna ittica, con l’individuazione e l’attuazione dei metodi di controllo e gestione degli istituti ittici. Si precisa inoltre che le licenze di pesca di tipo D sono da utilizzare per la pesca sportiva, anche nelle manifestazioni didattiche o promozionali.

Nelle modifiche viene introdotto il divieto di commerciare i pesci catturati nell’esercizio della pesca dilettantistica e vengono ridefinite le sanzioni amministrative alla luce delle recenti disposizioni nazionali. L’atto disciplina anche l’esercizio della vigilanza volontaria e la figura della guardia ittica volontaria, con il necessario attestato di abilitazione rilasciato dalla Regione, a seguito del superamento di un esame. Anselmi ha concluso il proprio intervento ricordando “le ampie consultazioni svolte in commissione e l’attento lavoro rivolto ai contributi delle associazioni”.

Ad aprire il dibattito Roberto Salvini (Lega nord), che ha parlato di legge che “regolamenta poco o niente finendo per peggiorare le condizioni di chi va a pesca”, visto che “stiamo già intaccando il nostro patrimonio genetico”. Criticità sono state ribadite anche da Irene Galletti (M5S), che soprattutto si è soffermata sulla necessità di una maggiore inclusione, riferendosi “a tutte quelle piccole associazioni che fanno un lavoro capillare sul territorio”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche la consigliera Monica Pecori (Gruppo misto-Tpt), che si è soffermata sulla necessità di far partecipare esperti all’interno della Consulta. Perplessità sulla composizione della Consulta, “che taglia fuori tante associazioni”, è stata espressa anche da Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra). In tale contesto si inseriscono gli emendamenti, approvati dall’aula, prima firmataria Ilaria Bugetti (Pd), che vanno proprio nella direzione di ampliamento della platea.

In sintesi: viene abbassato il numero richiesto di associati da 500 a 300 e il numero di sedi provinciali da 5 a 3, richiesto alle associazioni dilettantistiche, per garantire a più associazioni operanti da tempo in Toscana l’inserimento nell’elenco regionale.

Sollecitare il pagamento delle indennità e individuare misure alternative al fermo pesca che certo tutelino la fauna ittica ma non a scapito di quella umana e delle sue economie: in sostanza è questo l’impegno che il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Stefano Mugnai chiede alla Regione Toscana con un’interrogazione depositata lunedì mattina e che segue la presa di posizione assunta dagli azzurri in Maremma nei giorni scorsi. A Grosseto erano stati il coordinatore provinciale del partito Sandro Marrini e il responsabile del settore pesca Giuseppe Temperani ad accendere i riflettori sul provvedimento di stop alle attività di pesca deciso dal Ministero della politiche agricole forestali e alimentari per tutto il mese di ottobre.

Il fermo riguarda però l’intero mare Tirreno, ed è per questo che adesso Mugnai bussa al tavolo del governo regionale per salvaguardare gli operatori dell’intero comparto ittico toscano. Secondo i dati elaborati dalla Camera di commercio di Grosseto a giugno 2015 la realtà è questa: «In Toscana, il tessuto imprenditoriale della filiera ittica consta di 1.029 imprese iscritte, a gennaio 2015, al Registro delle Imprese. La quota regionale di aziende “ittiche” sul totale italiano – si legge nel dossier Mappatura esperienze e analisi del settore e della filiera ittica in Toscana – è pari al 3,9%». «Il fermo pesca – scrive Mugnai nella premessa del suo atto – più che rappresentare una formula di tutela biologica delle specie ittiche, sta diventando una misura di blocco alle attività economiche della pesca stessa e di quelle ad essa connesse (pescherie ecc)».

L’altro corno del problema è che: «A quanto denunciano le categorie associative dei pescatori e le marinerie toscane, non sarebbero stati pagati i premi (indennità) degli anni 2015 e 2016». Ecco dunque i due quesiti con cui il Capogruppo di Forza Italia domanda alla giunta regionale «se abbia intenzione di sollecitare il Governo nazionale e il relativo ministero al pagamento delle indennità degli anni pregressi alle imprese che sono interessate dal fermo pesca» e «se abbia intenzione di farsi portavoce presso le rispettive sedi Governative centrali di richiedere misure alternative al fermo pesca e permettere alle aziende operanti nel settore, di lavorare tutto l’anno senza interruzioni».

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