"Oggi sono 13 giorni a Siena" . Inizia così il racconto Covid di Gianluca Mannucci, 48 anni, sindacalista fiorentino di Ataf per Cisl. "Una febbriciattola, debolezza infinita, - prosegue Mannucci sul social - dolori e quella saturazione che tende a scendere fino a una strana sensazione al petto.118, pronto soccorso... "La dobbiamo ricoverare a Siena, qui siamo pieni... Ha una polmonite bilaterale da curare in ospedale". Inizia un altro viaggio in ambulanza verso un ospedale che non ho mai visto se non in TV per il caso Zanardi.
Ma vabbè, tanto sarei stato isolato ovunque.Sesto piano, una vista su Siena che ti rinfranca l'anima e la fortuna di poterti alzare da letto per ammirarla dalla finestra, mentre i tuoi compagni di viaggio stanno male, sono lì immobilizzati a letto da tubicini di ogni genere. Ma qui la vera svolta è l'ossigeno. Sì, quello che ti danno per sostenere la respirazione mentre i polmoni faticano e si rattrappiscono sotto la forza schiacciante del virus. Ma soprattutto quell'ossigeno fatto di cure attente, amorevoli, gentili e costanti del personale sanitario.
Incredibile. Non si può percepire da fuori il lavoro tecnico e umano che fanno verso persone sole, isolate, impaurite, di cui molte nemmeno autosufficienti perché spezzate dai sintomi. Dentro la loro armatura, visiera, tre paia di guanti, mascherina... Vedi solo gli occhi. E ti chiedi chi siano, come siano fatti fisicamente... Almeno per poterli salutare fuori da qui, un giorno. E potergli dire grazie. Tutti dobbiamo dirgli grazie e fare il possibile per svuotare questi reparti da un virus così subdolo e bastardo, che ti segna dentro.Spero di tornare presto a casa ma in ogni caso non dimenticherò facilmente cosa ho visto e vissuto qui", conclude Mannucci.
