M5S: manifestazione il 30 settembre per dire No! alla Riforma Costituzionale

FI-Lega-FdI: "Nardella strumentalizza il nome di Firenze"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 settembre 2016 22:21
M5S: manifestazione il 30 settembre per dire No! alla Riforma Costituzionale

Il prossimo venerdì 30 settembre 2016 il Movimento 5 Stelle della Città Metropolitana di Firenze manifesta per dire No! alla Riforma Costituzionale. Il ritrovo è alle 18,30 a Firenze in piazza Beccaria (lato cinema) da cui partirà un corteo lungo Borgo La Croce, via Pietrapiana, Borgo degli Albizi, via del Corso, piazza della Repubblica fino a piazza Strozzi. In piazza Strozzi, alle ore 21, ci sarà un’agorà in cui interverranno molti portavoce fra cui Roberto Fico, Alfonso Bonafede, Manlio Di Stefano, Laura Bottici, Sara Paglini, Fabio Massimo Castaldo, Laura Agea, oltre a tutti i consiglieri della Regione Toscana e i consiglieri comunali della piana fiorentina e pratese.

"Condanniamo con forza e sdegno l'uso politico che il sindaco di Firenze, Dario Nardella, sta facendo del nome della città. Il suo slogan 'Firenze dice sì' è irrispettoso verso Firenze, il cui nome viene speso come fosse un brand pubblicitario nell'agone politico. Non è Firenze, o qualunque altra città italiana, a doversi esprimere, ma sono i cittadini chiamati a dare un giudizio di merito sul cambio di alcune parti della Costituzione".

Lo affermano i gruppi consiliari di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia a Palazzo Vecchio e all'assemblea regionale toscana, commentando le scelte del primo cittadino di Firenze. "Nardella - sottolineano i consiglieri del centrodestra - dovrebbe essere il sindaco di tutti, non solo di quelli che voteranno sì al quesito referendario. 'Firenze dice sì' va bene quando si parla di valori universalmente condivisi come la promozione dei diritti umani o gli interventi a favore dei più deboli.

Ma il nome della nostra città non può essere utilizzato proditoriamente come volano per promuovere un prodotto, nel caso in questione una battaglia politica. Il sindaco ha avuto una caduta di stile molto grave, associando il nome della comunità fiorentina ai comitati per il sì, e ci aspettiamo che chieda scusa alla città e ai fiorentini, sia a quelli favorevoli che a quelli contrari al quesito su cui siamo chiamati ad esprimerci il 4 dicembre prossimo"."Un sindaco è anche un esponente politico che partecipa alla vita del suo partito - osservano gli esponenti di FI, Lega e FdI - ma non deve mai dimenticare che a livello pubblico rappresenta la totalità dei cittadini del suo Comune, sia quelli che lo hanno eletto che quelli che non lo hanno votato.

E non dovrebbe mai dimenticare, il primo cittadino, che il nome della città che ha l'onore di amministrare non può essere usato per battaglie di parte, ma solo per promuovere campagne di alto valore ideale che uniscono i fiorentini, mentre la battaglia referendaria è fortemente divisiva".

“Nella storia politica del nostro paese è stato Silvio Berlusconi il primo ad aver utilizzato impropriamente il nome Italia come brand pubblicitario per dar nome al suo movimento, e i Fratelli d’Italia hanno, addirittura, utilizzato il nome del nostro Inno nazionale per far politica; non vedo quindi da dove nasce questa sterile polemica per l’uso di “Firenze dice sì” da parte del sindaco Nardella”. Il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio comunale Angelo Bassi replica ai gruppi consiliari del centrodestra in Regione ed in Comune che hanno attaccato il primo cittadino di Firenze.

“Dario Nardella è il sindaco di tutti i fiorentini – rassicura il capogruppo PD Angelo Bassi – e l’aver dato il nome della città al suo comitato per il sì al prossimo referendum costituzionale non pregiudica certo la sua azione di governo in città. Così come Forza Italia e Fratelli d’Italia utilizzano il nome del nostro paese nelle loro battaglie politiche non vedo perché Nardella non possa utilizzare Firenze per il referendum sul quale saremo chiamati ad esprimerci il prossimo 4 dicembre.

Gli unici che non utilizzano Italia nel nome del movimento sono quelli della Lega: loro si sono limitati a mettere un punto cardinale, il Nord. Del resto, a quelli della Lega l’Italia non interessa”.

"Mi preme portare all'attenzione un aspetto non ancora evidenziato sul Senato che si creerebbe se confermata la Riforma Boschi che invece merita di essere analizzato" afferma Lorenzo Somigli portavoce del NO della Lega Nord Firenze. "Il testo riformato riporta: "I Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori". "Ancora non è dato sapere quale sindaco sarà designato (il dettato non lo specifica e rimanda alla legge ordinaria) ma è molto probabile che sarà eletto il sindaco del capoluogo secondo la modalità già sperimentata nell'elezione del sindaco metropolitano puntualmente il sindaco del capoluogo di Regione; qui è il vizio: i cittadini che non vivono nel capoluogo saranno sottorappresentati e dunque penalizzati".

"Perché solo il sindaco del capoluogo? Coloro che vivono nei borghi o nei piccoli comuni non hanno voce in capitolo? Il meccanismo non funziona e lede al principio di rappresentatività". "Nel concreto guardiamo al caso toscano" continua Somigli "Con ogni probabilità la Regione Toscana eleggerà cinque senatori (4 saranno consiglieri regionali in carica e un Sindaco) ed è facile prevedere che ad essere eletto sarà il Senato il Sindaco di Firenze, capoluogo regionale benché questi sia stato eletto direttamente solo dai 382.000 residenti a Firenze, non certo da tutti i 3,7 milioni di toscani: gli altri 3,3 milioni di persone non avranno quindi la stessa rappresentanza diretta di quelli che vivono a Firenze". "Già il Senato è confuso nelle sue prerogative rispetto alla Camera, già sarà difficile che sindaci e consiglieri, provenienti da ambiti territoriali differenti, concorrano ad un disegno coerente, già non sarà eletto, si aggiunga che coloro che vivono in città medio e piccole, maggioritarie sul territorio italianom saranno sottorappresentati nel futuro Senato, che non avranno voce.

Come si può chiamarlo Senato delle autonomie quando il centro schiaccia la periferia, il grande il piccolo? Proprio per questo i cittadini di questi comuni sono i primi a dover dire No!" conclude Somigli.

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