Lavoro comandato: Sciopero per Natale, Santo Stefano e Capodanno

Cgil, Cisl, Uil toscane: “Le feste vanno vissute, sì a una legge che regoli le aperture domenicali e festive”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 dicembre 2015 15:46
Lavoro comandato: Sciopero per Natale, Santo Stefano e Capodanno

Lavorare per vivere o vivere per lavorare? Saltare le festività per necessità contrattuali, ma spesso il contratto non c'è, si tratta di collaboratori occasionali, talmente occasionali da risultare insostituibili. Anche chi un contratto, determinato o indeterminato, lo ha messo in tasca, si trova in difficoltà con le aperture ad oltranza. Meglio non avere famiglia? Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Toscana indicono sciopero e astensione dal lavoro per i lavoratori e le lavoratrici del commercio, della cooperazione e di tutto il terziario in occasione del 25 e 26 dicembre 2015 e del primo gennaio 2016. “In queste giornate non andiamo a fare la spesa - è l'invito dei sindacati -, spegniamo le luci delle attività commerciali e viviamo la festa, chiedendo al Parlamento italiano di modificare la liberalizzazione selvaggia degli orari commerciali, per una legge che regoli le aperture domenicali e festive”.

Si tratta di uno sciopero di tutela e protezione per chi vuole festeggiare il Natale ed il Capodanno con i propri cari senza rischiare il licenziamento. “A Natale puoi” è lo slogan di quest'anno della campagna. A motivare la mobilitazione lanciata dai sindacati, il fatto che a distanza di anni ormai dalla liberalizzazione degli orari commerciali, con l'ipotesi del governo Monti di un aumento del PIL e dell'occupazione, poco o niente è cambiato. "Anzi - affermano Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL - i consumi continuano a calare, i margini delle imprese commerciali diminuiscono e l'attacco al costo del lavoro si fa sempre più pressante, così come le condizioni di lavoro ed economiche durante le domeniche e le festività continuano a peggiorare, per effetto degli aumenti dei nastri orari della domenica e festivi con turni massacranti e mal retribuiti.

Le aziende, soprattutto i negozi a conduzione familiare e i punti vendita delle catene commerciali, non hanno tratto beneficio da queste aperture deregolamentate, anzi, in molte chiudono, le città si svuotano di attività commerciali e la concorrenza diventa soccombente”. Inoltre, proseguono i sindacati, “lavorare la domenica ed i festivi, in modo non regolamentato, vuol dire anche che le condizioni familiari degli addetti del commercio, in prevalenza donne, peggiorano e la qualità della vita è pessima perché non si riesce a contemperare i tempi di vita con quelli di lavoro: difficoltà nella cura dei figli, dei genitori anziani, del ménage familiare e stress relazionali in famiglia”.

Per questo le organizzazioni sindacali chiedono il ritorno ad aperture regolamentate delle domeniche e dei festivi, riportando al livello locale l'individuazione delle aperture, con principi definiti e concordati. 

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