La Pala del Trebbio va in prestito a Parigi

L'opera del Botticelli per 5 mesi a una mostra dell'Accademia Musée Jacquemart-André, Institut de France

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 agosto 2021 12:16
La Pala del Trebbio va in prestito a Parigi

La Pala del Trebbio di Sandro Botticelli e bottega, conservata alla Galleria dell’Accademia di Firenze, il 2 settembre andrà a Parigi in prestito al Musée Jacquemart-André, Institut de France, per essere esposta all’interno della mostra Botticelli Artiste et designer, che si terrà dal 10 settembre 2021 al 24 gennaio 2022.

“L’esposizione al Musée Jacquemart-André celebra il genio creativo di Sandro Botticelli e l’attività del suo atelier. Sono molto contenta che la Pala del Trebbio, straordinario esempio del maestro del Rinascimento e della produzione del suo laboratorio, che fa parte del nostro museo, vada a colmare un tassello in questo importante progetto, a cura di Ana Debenedetti e Pierre Curie, che ha come filo conduttore l’attività, anche un po’ misteriosa, della bottega dell’artista fiorentino” dichiara il direttore Cecilie Hollberg. “Un prestito che si inserisce in un rapporto di collaborazione reciproca con altre istituzioni internazionali, e che vedrà, nel prossimo dicembre 2021, il busto di Michelangelo, appartenente alla collezione del museo parigino, arrivare alla Galleria dell’Accademia di Firenze per la mostra che raccoglierà, per la prima volta, le nove effigi in bronzo, attribuite a Daniele da Volterra, che ritraggono Michelangelo Buonarroti.

Un segno di ripartenza in un momento come quello che stiamo ancora vivendo, dovuto alla pandemia.”

La Pala raffigura la Madonna con il Bambino e i Santi Domenico, Cosma, Damiano, Francesco, Lorenzo e Giovanni Battista. Datata tra il 1480 e il 1500, proviene dalla Villa medicea del Trebbio, da cui prende il nome, fu probabilmente commissionata all’artista da Lorenzo di Pierfrancesco dei Medici, e testimonia proprio come si lavorava nelle botteghe dell’epoca: in questo particolare caso, per esempio, il maestro ha realizzato, con buona probabilità, il disegno e le parti centrali, delegando agli allievi le parti restanti. Il dipinto, nel corso del tempo, è stato sottoposto a un complesso intervento di restauro: la parte pittorica è stata trasferita dalla tavola alla tela, una particolarissima pratica nata nel Settecento e non più in uso, che è stata utilizzata quando il degrado del supporto ligneo non permetteva più la conservazione del colore.

L’opera fa parte delle collezioni della pittura fiorentina del Quattrocento e del primo Cinquecento della Galleria dell’Accademia di Firenze, attualmente visibile negli ambienti delle ex-Fiorentine, solitamente destinati alle esposizioni temporanee, in un allestimento eccezionale, finalizzato al periodo dei lavori di ristrutturazione della Sala del Colosso, dove generalmente è allocata questa raccolta straordinaria.

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