​La Cina reprime il Bitcoin: quali sono le motivazioni?

Continua la stretta del governo cinese nei confronti della criptovaluta, ecco un’analisi sulle motivazioni che hanno spi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 giugno 2021 10:30
​La Cina reprime il Bitcoin: quali sono le motivazioni?

La Cina reprime il Bitcoin: quali sono le motivazioni?

Continua la stretta del governo cinese nei confronti della criptovaluta, ecco un’analisi sulle motivazioni che hanno spinto il governo di Pechino a questa scelta

La Cina continua a reprimere il bitcoin, la più famosa tra le monete virtuali, contribuendo in modo determinante alle recenti oscillazioni delle criptovalute nel mercato finanziario, che hanno raggiunto il livello massimo annuo di volatilità, determinato anche a seguito dei tweet anti bitcoin da parte del numero uno di Tesla Elon Musk.

In questo scenario gli investitori di bitcoin in tutto il mondo hanno iniziato a domandarsi se fosse conveniente continuare a investire i propri soldi in un mercato ribassista, secondo gli esperti, infatti, in un momento di volatilità massima della criptovaluta sarebbe più saggio aspettare che il mercato si stabilizzi.

Tuttavia, gli investitori più audaci e predisposti al rischio hanno visto in questo momento storico delle possibilità di investimento, e dunque hanno continuato la loro azione da trader negoziando i bitcoin su apposite piattaforme regolamentate tra cui, ad esempio, bitqt.

Ma quali sono le motivazioni che portano un paese potente come la Cina a reprimere con veemenza la più famosa criptovaluta del mondo?

Secondo l’economista Mohamed El-Erian, la Cina teme che il sistema crittografico su cui si basa il bitcoin possa essere una minaccia per la stabilità e la sicurezza nazionale, per altri la repressione dell’attività di mining, ossia l’estrazione dei bitcoin, è riconducibile all’enorme sforzo di energia elettrica che questo richiede.

Ma vediamo, allora, le recenti dichiarazioni e la posizione del governo cinese su queste tematiche.

La Cina e il Bitcoin

Recentemente, il comitato per la stabilità e lo sviluppo finanziario del Consiglio di Stato cinese ha reso noto che per tutelare l’intero settore finanziario del paese, tra le altre misure, avrebbe represso sia l’attività di trading, che quella di mining relative al bitcoin.

Le conseguenze di queste dichiarazioni sono state notevoli, come riferisce Reuters infatti le maggiori aziende che estraggono bitcoin nel paese, HashCow e BTC.TOP, hanno dichiarato la prima che non acquisterà nuovi mining ring, mentre la seconda che sospenderà le operazioni a causa dei sopraggiunti rischi legati alla normativa, portando ad un dimezzamento del valore del bitcoin confronto ad aprile.

Secondo il noto economista Mohamed El-Erian, la Cina ha preso questa decisione per paura che gli investitori siano poco protetti dal sistema adoperato dai bitcoin, costituendo una minaccia per la sicurezza della nazione, oltre a dover affrontare il problema ambientale legato all’estrazione della criptovaluta.

Secondo l’economista, però, alla base della recente repressione cinese nei confronti del bitcoin ci potrebbe essere la volontà di emettere una moneta virtuale propria e centralizzata, con la motivazione, appunto, di garantire maggiore sicurezza nei pagamenti e agli investitori.

Ma quali saranno le conseguenze di queste scelte per il bitcoin, secondo l’economista?

El-Erian, che negozia in bitcoin, ha dichiarato che secondo lui la volatilità è destinata a persistere e che ci vorranno anni per stabilizzare il prezzo del bitcoin, volubile alle decisioni istituzionali.

Infatti, a seguito delle dichiarazioni del governo cinese il bitcoin è sceso fino a 30.000$, segnando un record storico.

Dunque, non sono la Cina, ma sono diversi gli stati che si interrogano su come legittimare le monete virtuali, lavorando alla creazione di criptovalute proprie.

Tuttavia, il bitcoin oggi è la criptovaluta più negoziata al mondo, e nonostante la sua volatilità e le ingerenze di grandi paesi come la Cina, continua ad essere la più grande valuta mondiale decentralizzata.

In evidenza