Intramoenia: Rossi ipotizza la revisione del contratto dei medici

Il Governatore chiede di “modificare il regime per fermare la privatizzazione”. Il Consigliere regionale Paolo Marcheschi (Fdi): “Sconfessato da tutti, cerca di rimediare e adesso farnetica”. Stella (FI): "L'abolizione farà fuggire le eccellenze verso il settore privato"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 novembre 2018 19:31
Intramoenia: Rossi ipotizza la revisione del contratto dei medici

Firenze– «Su Repubblica, oggi, un articolo sulla fuga dei cervelli soprattutto verso l’Europa, giovani laureati che vanno all’estero a lavorare. È una perdita di intelligenze, formate in Italia, che riguarda tanti settori e anche il mondo della sanità -scrive su Facebook Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana- Sono sempre più numerosi i giovani medici che vanno ad esercitare all’estero. L’ANAO, sindacato dei medici ospedalieri, fece sapere che nel 2014 erano più di 2300 con tendenza ad aumentare.

Nel frattempo crescono anche i giovani assunti che scelgono di fare l’extramoenia, cioè di non lavorare esclusivamente per il pubblico ma di volerlo fare contemporaneamente anche per un privato. È questo un segnale inequivocabile di una crisi profonda del Servizio Sanitario Nazionale che pare interessi poco la politica.Il contratto dei medici è ancora in alto mare e giustamente i sindacati hanno deciso lo sciopero del 23 novembre. Gli stipendi sono fermi da dieci anni. L’indennità di esclusività non è mai stata aggiornata dal 1999.

La libera professione è diventata in molti casi un modo per sopperire al blocco degli stipendi. A tutto questo aggiungiamo i superticket di Tremonti e il fatto di avere favorito la sanità integrativa, anche con gli ultimi governi di centrosinistra, ed è evidente che è in corso una pericolosa tendenza alla privatizzazione della sanità che, se non venisse fermata, può diventare irreversibile e distruggere la più grande infrastruttura di solidarietà che abbiamo, la sanità pubblica del nostro Paese.Io continuo a pensare che sono più che maturi i tempi per intervenire sul tema del rapporto di esclusività e spingere i medici a lavorare per la sanità pubblica in modo esclusivo con stipendi e riconoscimenti adeguati.

Voglio solo soffermarmi su un punto. Un giovane medico quando viene assunto ha uno stipendio netto di 2300 euro al mese che per cinque anni è senza indennità di esclusività, anche se fa la scelta di lavorare esclusivamente per il pubblico. Alle spalle ha una storia di impegno e di sacrifici per lui e per la sua famiglia. Chi è bravo e fortunato, e trova posto per la specializzazione, viene assunto dopo 6 anni di studi universitari rigorosissimi, più quattro, cinque anni di specializzazione.

È evidente che questo Paese prende a calci la meglio gioventù e che fa di tutto per spingerla a considerare la sanità pubblica un datore di lavoro ingiusto e miope. Se poi un neoassunto lavora accanto ed è subordinato a chi, per fortuna non molti casi, facendo la libera professione guadagna svariate centinaia di migliaia di euro con tariffe esose, a spese dei cittadini, è facile immaginare il rancore e la rabbia che covano tra le nuove leve dei medici su cui, invece, il servizio sanitario pubblico dovrebbe investire per assicurarsi un futuro di sviluppo e di serenità.Io penso che sia necessario affrontare questi problemi e stabilire con i sindacati medici una discussione di verità per trovare insieme le soluzioni più eque e efficaci a tutela della sanità pubblica.

Quando ho sollevato il problema di superare le modalità con cui si esercita oggi la libera professione e abolire l’extramoenia intendevo riferirmi alla necessità di aprire questo dibattito; anche allo scopo di ristabilire una connessione sentimentale, tra la sanità pubblica e i cittadini, la cui esperienza è sempre più quella di una sanità a due corsie, quella a pagamento che è veloce e quella istituzionale che è lenta e incerta.Un esponente politico della destra ha risposto che la qualità in sanità deve essere pagata.

Tutto il contrario dei principi che portarono quaranta anni fa alla istituzione del servizio sanitario nazionale con i suoi valori fondanti di civiltà per una sanità pubblica, di qualità e per tutti.Altri ancora, che a parole sinceramente dicono di essere per la sanità pubblica, hanno pensato di schierarsi subito in difesa dei legittimi interessi esistenti.Come lo stolto che guarda il dito anziché la luna.Invece proprio questo è il problema: che tipo di sanità vogliamo per il futuro? È ora di fare seriamente questa discussione e non accontentarsi di niente di meno».

Dopo essere stato abbandonato da tutti, anche dalla sua maggioranza, nel tentativo di modificare l’intramoenia e di cancellare l’extramoenia, Rossi cerca maldestramente di rimediare ma continua a farneticare tirando in ballo cose che non può cambiare, come il contratto dei medici. Ma come può pensare di statalizzare la sanità in mancanza di un contratto nazionale adeguato? Smetta maldestramente di improvvisare riforme che non hanno una logica.

Sta soltanto collezionando sconfitte politiche proseguendo nel suo personale sbando –commenta il Consigliere regionale Paolo Marcheschi (Fdi)- E’ vent’anni, prima da assessore e poi da Presidente, che amministra la sanità in Toscana e fa sorridere che proprio ora voglia modificare il contratto dei medici, quando al Governo ci sono forze politiche lontane dal suo schieramento. La fuga delle eccellenze mediche è conseguenza anche delle sue scellerate decisioni”.

"La volontà espressa dal governatore toscano Rossi di abolire la libera professione intramoenia è una follia, che farà fuggire le eccellenze mediche della nostra regione verso il settore sanitario privato, e colpirà le fasce più deboli della popolazione che non possono permettersi di fare una visita privata. E' una norma illiberale, e ci auguriamo che le proteste che vengono dalle associazioni di categoria e dal mondo economico, sociale e politico possano indurre Rossi a evitare di compiere un errore gravissimo le cui conseguenze ricadrebbero sui toscani".

Lo afferma il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella (Forza Italia). "Rossi - prosegue Stella - dovrebbe preoccuparsi piuttosto del fatto che esiste una gravissima carenza di personale medico in Toscana; problemi a garantire le turnazioni in guardia. I medici non riescono a usufruire delle proprie ferie, fanno migliaia di ore di straordinari, e molti di loro stanno uscendo volontariamente dalla sanità pubblica perché esasperati dalle condizioni di lavoro. Con l'abolizione dell'intramoenia questa fuga delle eccellenze verso la sanità privata proseguirà.

La verità è che senza i medici non si possono erogare le prestazioni, e limitare la libera professione non garantisce affatto la riduzione dei tempi di attesa, ma la acuisce inducendo il cittadino a rivolgersi alle strutture private o fuori regione".

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