Indipendenza Toscana: la Carta dell’Italia Unita esposta al palazzo del Pegaso

Per la prima volta in mostra un esemplare del 1860 che riproduce l’Italia priva dei confini degli Stati che si spartivano il suo territorio. Giani: “Dalla Toscana arrivò forte impulso alla scelta unitaria”. Il generale Tornabene: “Azione consapevole, condotta da chi era in grado di fare coscienza”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 aprile 2018 23:20
Indipendenza Toscana: la Carta dell’Italia Unita esposta al palazzo del Pegaso

FirenzeLa ‘Carta dell’Italia Unita’, che è da oggi esposta e si potrà visitare per i prossimi mesi al palazzo del Pegaso, è del 1860. Incisa e stampata a Milano dalla Stamperia Civalli e compagni, redatta dall’illustre cartografo Adriano Baldi, membro effettivo del Reale Istituto Lombardo di Scienze, Lettere e Arti, riproduce il territorio dell’Italia privo dei confini degli Stati che in quel momento ancora se la spartivano.

Il Consiglio regionale celebra così la ricorrenza del 27 aprile, giorno dell’Indipendenza della Toscana, e sceglie questa bandiera – per la prima volta in mostra per concessione dell’imprenditore fiorentino Mario Bigazzi, che racconta di “averla sempre tenuta da parte, senza sapere che contenesse un messaggio politico così chiaro” –, chiamando al proprio fianco nella celebrazione l’Istituto Geografico Militare, “uno dei giacimenti culturali che fanno sentire ancora Firenze un po’ capitale d’Italia”, dice Eugenio Giani.

In una data, spiega il presidente del Consiglio regionale, che segna “il ruolo decisivo della Toscana per l’Unità d’Italia”, con la scelta “condivisa da tutte le sue componenti politiche di allora, di sganciarsi dalla dominazione, per quanto illuminata, dei Lorena, ai quali fu chiesto di andarsene e così fecero, evitando spargimenti di sangue, il 27 aprile del 1859” e rivela l’impulso all’unità, “che la portò ad avere un ruolo di primattore, impersonato dal suo ‘Barone di ferro’, Bettino Ricasoli”.

In quella fase conclusiva “il Piemonte ci mise la dinastia, la Toscana ci mise il cervello e quel cervello era Bettino Ricasoli, con una punta di sciovinismo” - aggiunge il presidente Giani. “Ricasoli animò l’azione per l’indipendenza, con la classe nobiliare illuminata che lo circondava a Firenze, e spinse con forza per la scelta dell’unità nazionale contro il disegno di nuova confederazione che piaceva alle potenze europee”.

Una visione condivisa dal generale Pietro Tornabene, comandante dell’Istituto Geografico Militare, intervenuto questa mattina alla cerimonia nella sala del Gonfalone. “La Toscana quel giorno decide di abbracciare lo Stato italiano e la scelta non è semplice, né indolore: chi è pronto a scendere in piazza, nel caso in cui i Lorena non lascino spontaneamente, è pronto a essere ucciso”. È da quella spinta, prosegue il generale, che “la Toscana scardina l’ordine geopolitico, mentre la diplomazia internazionale si ostinava a cercare il ripristino delle vecchie dinastie”.

Si tratta di una “azione consapevole, condotta da chi è in grado di fare coscienza pubblica”. E la scelta di Firenze capitale “non è solo dettata dalla posizione geografica, ma è dovuta anche alla forte italianità che in quel momento si respira in questa città”. La Carta ora esposta in Consiglio regionale, aggiunge Tornabene, “è scientificamente corretta, ma non segna i confini interni all’Italia perché vuole inviare un messaggio politico”.

La scelta di celebrare la ricorrenza con l’Istituto Geografico Militare, ricorda il presidente Giani, è legata proprio agli anni immediatamente successivi, “quelli in cui Firenze fu capitale d’Italia e qui furono raccolti tutti gli istituti cartografici degli Stati pre-unitari. Da allora, il ruolo dell’istituto geografico Militare segna un primato di Firenze”. Restaurata e applicata su tessuto di canapa grezza, la Carta esposta in Consiglio regionale è l’esemplare originale. I cittadini potranno visitarla al primo piano del palazzo del Pegaso.

Il presidente dell’assemblea toscana ha portato, sempre questa mattina, una corona a palazzo Bartolommei, in via Lambertesca, dove fu preparata la ‘rivoluzione’ senza spargimento di sangue che il 27 aprile 1859 condusse all’uscita di scena del Granduca Leopoldo II di Lorena da Firenze.

In evidenza