Indagine sul razzismo tra i giovani toscani: il 10% non si fida degli ebrei

I risultati del lavoro di due ricercatrici dell'Università di Firenze: in generale i maschi sono molto più intolleranti delle femmine verso rom, ebrei e gay. Per la vice presidente della Toscana Barni lo studio, che presto sarà on line sul sito della Regione, offre tanti spunti di riflessioni utili anche alle scuole

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 gennaio 2020 00:14
Indagine sul razzismo tra i giovani toscani: il 10% non si fida degli ebrei

(DIRE) Firenze, 24 gen. - La Toscana secondo una definizione data dalla vicepresidente della Regione, Monica Barni, non è immune al razzismo. Il rapporto sulle nuove forme di discriminazione, presentato oggi a palazzo Strozzi Sacrati, dà sostanza a questa convinzione. Anche nel gruppo anagrafico che dovrebbe essere meno permeabile a pregiudizi e stereotipi, quello degli adolescenti che frequentano licei e scuole superiori. 

Estremamente significativo può risultare, in merito, la lettura di una recente indagine di due ricercatrici dell'università di Firenze, Giorgia Bulli e Stella Milani, fra 706 studenti delle classi quarte e quinte delle superiori. Intento della ricerca comprendere quanto il ritorno in auge di sentimenti xenofobi e di un razzismo ideologico non più fondato su basi biologiche, ma su un'idea di differenzialismo culturale stia attecchendo anche fra gli studenti. Il quadro restituito e' complesso, per non dire problematico. 

Se per un verso gli studenti tendono ad attestarsi su posizioni cosmopolite (il 43% si identifica ad esempio col mondo dei giovani senza distinzioni di nazionalità e più dell'80% non prova fastidio se un ragazzo o una ragazza di origini straniere inizia a frequentare il proprio giro di amici) altre risposte svelano un maggior disagio al cospetto della diversità che poco si sposa col pluralismo dichiarato. 

Soltanto il 47%, in effetti, reputa sempre ingiustificabili le discriminazioni, mentre l'altra metà del campione si divide fra chi le ritiene in ogni caso ammissibili (5%) e chi invece le ammette nella maggior parte dei casi o in presenza di situazioni specifiche. Così come se non è un problema per la schiacciante maggioranza degli studenti delle superiori se un migrante entra nel proprio giro di amicizie, diventa tale se un locale viene sempre più frequentato da stranieri: solo il 40% delle femmine e il 20% dei maschi non proverebbe alcuna forma di disagio.

La cerchia delle frequentazioni, inoltre, resta meno accogliente nei confronti di determinati gruppi: rom, ebrei, gay. Con differenze in realtà molto importanti fra l'orientamento dei ragazzi, più chiusi e localisti, rispetto al grado di apertura mostrato dalle ragazze. Così al 46,8% dei maschi non interessa frequentare persone di etnia rom, contro il 28,5% delle femmine. Il 30,2% dei ragazzi non è interessato ad avere a che fare con persone di religione ebraica fuori da scuola, contro il 9,3% delle ragazze. Analoga divaricazione si nota nei confronti dell'omosessualità maschile: il 36,8% degli studenti non desidera frequentare un gay, contro il 6,4% delle studentesse. 

A livello culturale, inoltre, le differenze continuano a rappresentare uno scoglio non del tutto risolto. Alla vigilia delle celebrazioni del giorno della memoria, ad esempio, il rapporto svela che ancora un 10,4% degli intervistati si dice d'accordo con l'affermazione dall'alto contenuto antisemita "non ci si può mai fidare degli ebrei", mentre il 54,7% si ritrova nella asserzione "i musulmani anche se in Italia da molti anni sono fedeli solo al mondo islamico". 

Ciò che rischia di filtrare, dunque, dagli studenti toscani è se non un ripiegamento nel proprio microcosmo, una forma di accettazione della diversità di mera facciata. Un sentimento che, scrivono Bulli e Milani nelle conclusioni della loro analisi, fa scorgere una propagazione non marginale di atteggiamenti di "razzismo differenzialista" con una persistente attitudine a stigmatizzare e ad emarginare la categoria dei rom e una "consolidata propensione all'omofobia nei ragazzi, diretta, soprattutto nei confronti dell'omosessualità maschile". (Cap/ Dire)

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