Inchiesta sulla fornitura delle mascherine illegali: Estar si difende

Il Consigliere regionale Paolo Marcheschi (Fdi): “Rossi ha gravi responsabilità per aver selezionato aziende senza i minimi requisiti. Adesso non può fare la vittima”. PRC Toscana: "In Regione non hanno scelto la strada delle requisizioni per produrle (come da noi proposto mesi fa) ma si sono affidati ad un mercato, tutto meno che messo sotto controllo". Il sindaco di Prato: "L'illegalità si combatte senza esitazione, la città ha i giusti anticorpi"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 giugno 2020 17:54
Inchiesta sulla fornitura delle mascherine illegali: Estar si difende

Firenze– All’inizio del periodo di emergenza Covid19, databile in Toscana con l’ultima settimana di febbraio, Estar e le Aziende Sanitarie hanno dovuto affrontare oltre alla situazione sanitaria anche gli aspetti relativi alla assoluta mancanza di dispositivi medici e di protezione da destinare agli operatori, ciò a causa delle mancate consegne da parte dei fornitori ‘abituali’ legate, più che altro, alla emergenza in Cina e negli altri paesi.

In merito all'indagine, scaturita da un controllo degli ispettori della Asl e dal lavoro di Procura e Guardia di Finanza, sulle mascherine acquistate da fornitori cinesi, l'Ente di Supporto Tecnico Amministrativo Regionale precisa di aver attivato, per sopperire a tali difficoltà di reperimento di mascherine chirurgiche provenienti dai fornitori ‘abituali’, forniture locali di mascherine in TNT da 30 grammi a 3 strati bianche, denominate ‘Toscana 1’, che nulla hanno a che vedere con quelle di cui si parla negli articoli di stampa: "Infatti tali mascherine sono state testate dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze per quanto riguarda il potere di filtraggio e dal Laboratorio Pointlab, come riportato nell’Ordinanza Presidenziale n.

17, che prevedeva, altresì, che le stesse fossero utilizzate in sanità in mancanza delle altre classificate come Dispostivi Medici. Le mascherine prodotte sono state fornite alle aziende sanitarie nel periodo da fine febbraio alla prima settimana di aprile in mancanza o ad integrazione delle ‘ordinarie’ mascherine chirurgiche. Non corrisponde al vero quindi che le ‘mascherine fuorilegge sono andate anche in sala operatoria’, perché Estar ha consegnato, nel periodo da fine febbraio ad inizio aprile alle sale operatorie ed ai reparti Covid delle aziende, prioritariamente le poche quantità disponibili di mascherine chirurgiche (ricordiamo altresì che l’attività chirurgica ordinaria era interamente sospesa).

Agli altri sanitari Estar ha consegnato le migliori mascherine che si potessero reperire sul mercato in quel momento, essendo esse state testate preventivamente con successo da un laboratorio universitario. Dopo la prima settimana di aprile, a seguito anche della ripresa delle forniture di mascherine ‘ordinarie’ e dei primi arrivi da parte del Commissario per l’Emergenza, le mascherine in TNT sono state interamente destinate alla distribuzione gratuita ai cittadini toscani tramite la Grande Distribuzione Organizzata e la rete delle farmacie toscane.

Per queste mascherine cosiddette ‘protettive’ ricordiamo non ci sono particolari norme di attestazione o certificazione essendo ammessa, dall’Istituto Superiore di Sanità, anche la autoproduzione casalinga e ricordando comunque che tutte le mascherine avevano superato il test dell’università. Estar-Regione Toscana quindi ha ordinato ed ottenuto dai fornitori individuati, tra cui anche i tre oggetto di indagine, esclusivamente mascherine in TNT bianco in 3 strati da 30 grammi destinate prima, in emergenza, anche alla sanità e, successivamente, distribuite ai cittadini.

Estar-Regione Toscana non ha mai qualificato questi dispositivi come Dispositivi Medici certificati o autorizzati, ma semplicemente per ciò che erano. Le ultime consegne di tali mascherine da parte dei fornitori oggetto della indagine risalgono alla fine di marzo, per quelle destinate alla sanità, ed a metà maggio per quelle destinate ai cittadini. Da quanto sopra si evince facilmente che gli stralci di intercettazioni dei soggetti coinvolti, in cui si descrivono le attività fraudolente (la cosiddetta giochessa per beffare Estar) messe in atto per produrre mascherine con tessuti e caratteristiche diverse da quelle pattuite, non si riferiscono assolutamente alle mascherine prodotte per Estar ma presumibilmente alla commessa afferente alla Protezione Civile Nazionale.

Non corrispondono infatti le date (prima consegna 29 maggio, seconda 5 giugno) né i prodotti (si parla di mascherine azzurre quindi chirurgiche o presunte tali). Pertanto anche il blocco dei pagamenti operato da Estar non ha a che fare con questi lotti di mascherine, ma è legato, ovviamente, alle indagini in corso ad alla collaborazione prestata dall’Ente agli inquirenti".

“Non si tratta soltanto di acquisti incauti, Rossi ed Estar hanno gravi responsabilità per aver selezionato, con affidamento diretto, aziende senza i minimi requisiti. Non possono smarcarsi dalle loro responsabilità, adesso non possono fare le vittime -dichiara il Consigliere regionale Paolo Marcheschi (Fdi)- Come possiamo fidarci di persone che hanno dato l’affidamento diretto a ditte non all’altezza e non in grado di onorare le commesse ricevute per milioni di euro? Gravissimo poi che tali mascherine non certificate e illegali siano state distribuite ai cittadini e persino ai medici in prima linea negli ospedali.

Le credenziali di tali ditte e società erano facilmente riscontrabili. Non solo hanno affidato incarichi senza alcuna gara ma, incautamente, non hanno neppure verificato la qualità del fornitore. Chi fa ordini così importanti per il pubblico ha il dovere di accertarsi se l’azienda, che ha ricevuto l’appalto, sia in grado di rispettare gli accordi e fornire un prodotto di qualità”.

"Se la Regione avesse proceduto alle requisizioni – commenta la segreteria regionale Rifondazione Comunista- per la produzione di mascherine, come da noi proposto mesi fa, le forniture non avrebbero subito i ritardi che si sono registrati e non avremmo assistito all’ennesimo scandalo di prodotti non a norma, realizzati da aziende che oltretutto sfruttavano lavoratori in nero. Se colleghiamo questa ennesima inchiesta con quella, che ha coinvolto sempre l Estar, dei ventilatori, emerge un raggelante fallimento della politica regionale nel momento più grave degli ultimi decenni.

Starà alla magistratura accertare le responsabilità penali, il dato politico è che Rossi, Giani, Saccardi prima non hanno saputo che pesci prendere e poi hanno provato a correre ai ripari sempre però in una logica di ossequio al mercato, senza un sistema efficace di controlli tanto più in una fase di emergenza. Questo il risultato: ritardi, e poi mascherine non a norma, inchieste, ecc. Non hanno voluto cambiare radicalmente strada con un'assunzione diretta di direzione della gestione degli approvvigionamenti da parte del pubblico, come la situazione invece imponeva, perché non si potevano mettere in discussione venti anni di primato del mercato.

E la situazione è deflagrata sotto tutti i punti di vista. Non chiediamo le loro dimissioni. Chiediamo ai toscani di non rinnovare loro la fiducia al momento del voto. Perché il sistema che hanno messo in piedi è fallito e non sono quindi degni di avere altri incarichi pubblici. Niente di più, niente di meno".

"L'illegalità va sempre combattuta con forza e anche in questa vicenda Prato ha dimostrato di avere alta l'attenzione e i giusti anticorpi. Ringrazio per l'attenzione, lo scrupolo e la professionalità la Procura della Repubblica e la Guardia di Finanza che hanno dato seguito a un'indagine importante che, fra l'altro, nasce da un dei tanti controlli degli ispettori della Asl nelle aziende". Il sindaco Matteo Biffoni interviene sull'inchiesta sulla produzione illegale di mascherine: "Una vicenda vergognosa, soprattutto perché è stato compiuto uno dei reati più odiosi, lo sfruttamento dei lavoratori, il tutto per una produzione in questo momento strategica come quella delle mascherine, forniture che oltretutto erano pagate con soldi pubblici frodando su una gara pubblica - ribadisce Biffoni -.

Il segnale di reazione è però forte e univoco: dalla Guardia di Finanza alla Procura al Dipartimento di prevenzione della Asl, tutti hanno dimostrato massima attenzione nel bloccare questo sistema illegale che deve essere estirpato dal nostro territorio".

In evidenza