Inchiesta sui rifiuti: l'imbarazzo non si smaltisce

Riflettori accesi sulla rete di imprese in appalto del distretto cartario

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 settembre 2016 23:28
Inchiesta sui rifiuti: l'imbarazzo non si smaltisce

Firenze 17.09.2016.- L’inchiesta sullo smaltimento illecito di rifiuti pericolosi, mascherati col pulper, interrati ad avvelenare colline e campi, sta scuotendo la regione da Lucca a Empoli, dalla Valdera all’area fiorentina, dalla Valdelsa all’area pisana. Idrocarburi 200 volte oltre il limite, intercettazioni e dati choc contro cui i sindaci si preparano a schierarsi come parte civile.

La maxi inchiesta coinvolge la provincia di Lucca, Livorno, Pisa e Brescia sullo smaltimento dei rifiuti pericolosi. 45mila tonnellate di fanghi di depurazione delle acque reflue urbane e industriali sono finite illegalmente nei terreni della campagna Toscana coltivati a grano. In parallelo alcune cartiere toscane mandavano ad incenerimento a Gallicano e fuori Toscana (Brescia e Terni) scarti del pulper non correttamente trattati. Tra le imprese coinvolte anche due indicate nel 1997 dal pentito Carmine Schiavone come responsabili della contaminazione nella cosiddetta Terra dei Fuochi campana.

Il settore meccano-cartario costituisce uno dei punti di eccellenza dell'economia toscana ed ha una sua specificità a Lucca dove vi sono tra le aziende più importanti al mondo, ma che interessa addetti e unità locali anche nelle province di Prato e Firenze. Il meccano-cartario che da sempre si è caratterizzato per forti investimenti, fonda la sua competitività su un insieme di competenze, professionalità dei lavoratori, tecnologie avanzate, ricerca e sviluppo.

Stando alle accuse della procura distrettuale antimafia di Firenze, venivano dispersi nell'ambiente dopo l'incenerimento senza la necessaria “depurazione”, o seppelliti in terreni di aziende agricole compiacenti, a Palaia e a Peccioli in provincia di Pisa o a Montaione, nel fiorentino. E anche due colossi lucchesi del settore sono adesso sotto la lente del Gico della guardia di finanza, che ha condotto la maxi inchiesta, con sviluppi anche in Veneto e in Campania, dove si ipotizza - ma è ancora tutto da dimostrare - siano stati tessuti legami da alcuni imprenditori del settore degli smaltimenti con aziende vicine al clan dei Casalesi e della cosca Belforte, radicata nel comune casertano di Marcianise.

Il Movimento 5 Stelle aveva segnalato il problema il 3 settembre 2015 in una lettera ai Sindaci di Montaione, Peccioli, Volterra, alla Polizia Municipale di questi comuni, al Direttore generale ARPAT e ai direttori generali di ASL 5 Pisa e ASL 11. Il Sindaco di Montaione, in Consiglio Comunale, stigmatizzò la segnalazione di Quartini parlando di “strumentalizzazione” “procurato allarme” su maleodorante dovute al letame. “Ringraziamo la Direzione Distrettuale Antimafia, la Guardia di Finanza e il Corpo Forestale dello Stato per questa inchiesta.

La Regione deve costituirsi parte civile nei procedimenti avviati per il danno incalcolabile a salute dei cittadini e immagine della Toscana subìto da quanto accaduto. Siamo irritati perché un anno fa avevamo sollecitato sugli sversamenti in Valdera una serie di interlocutori istituzionali, dopo le segnalazioni di cittadini che, rimasti senza risposta, si sono rivolti a noi per paura della loro salute. Il Sindaco di Montaione anziché attivarsi mi attaccò personalmente in una seduta del Consiglio Comunale e ora dopo un anno la verità: addirittura un campione di fango prelevato da un campo a Montaione (FI) aveva idrocarburi 200 volte oltre il limite di legge.

A questo punto chiediamo al Sindaco di Montaione un passo indietro: almeno chieda scusa alla sua cittadinanza per il modo in cui ha sottovalutato la gravità della situazione” ha dichiarato Andrea Quartini, consigliere regionale M5S che il 3 settembre 2015 aveva inviato la lettera ufficiale sopra richiamata.

E la Regione? «Tace in un silenzio assordante», interviene il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Stefano Mugnai, Capogruppo di Forza Italia. «Abbiamo atteso – afferma l’esponente politico – per dare tempo alla giunta regionale di elaborare le informazioni. Non intendiamo fare speculazioni su una vicenda che rischia di gettare sulla salute di metà buona del territorio regionale le ombre tossiche del traffico illecito dei rifiuti. Ci sono rischi di compromissione per l’ambiente.

Esistono pericoli per la salute pubblica, dal momento che alcune delle aree coinvolte sono coltivate…» «La Regione – incalza Mugnai – non può sottrarsi, per i segmenti di sua competenza che in materia ambientale e sanitaria non sono banali, a fare chiarezza su quanto è accaduto e sugli interventi di prospettiva. Chi avrebbe dovuto controllare? Cosa non ha funzionato? Quali le responsabilità istituzionali? Altrimenti qui siamo al paradosso di pianificazioni che ingessano il territorio fino a danneggiarlo su aspetti che risultano pagliuzze, al confronto di fatti come quelli oggetto dell’inchiesta che rappresentano una trave sulla qualità ambientale.

E su questi tutto tace? E’ inaccettabile».

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