Inchiesta gessi rossi: cinque indagati

Monni: "Rispetto e fiducia nel lavoro della magistratura"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 ottobre 2021 21:38
Inchiesta gessi rossi: cinque indagati

Procede l’inchiesta della Dda fiorentina sulla gestione dei cosiddetti “gessi rossi”, prodotti a seguito delle lavorazioni dello stabilimento chimico di Scarlino della Venator Italy srl. Ieri mattina la DDA ha fatto sapere che cinque persone risultano indagate per traffico illecito di rifiuti.

“Dopo la relazione della commissione bicamerale d’inchiesta, ho dato mandato ai tecnici di Arpat e di Regione Toscana di lavorare su una relazione che facesse il punto su tutti gli aspetti scientifici e amministrativi relativi alla questione dei gessi rossi. Un fatto di chiarezza che ritenevo e ritengo necessario. Una relazione che, come noto, è stata presentata alla stampa e trasmessa a tutti i livelli istituzionali interessati, a partire proprio dalla commissione parlamentare.

Per questo, non appena venuti a conoscenza dell’attività d’indagine, nell’ottica della massima collaborazione, ho trasmesso anche alla magistratura la documentazione tecnica prodotta. Su tutti gli aspetti oggetto dell’indagine dobbiamo adesso aspettare, con rispetto e fiducia, l’esito del lavoro degli organismi inquirenti e della giustizia per chiarire tutti i risvolti di questa vicenda” Così l’assessora all’ambiente, Monia Monni, commentando le notizie.

“Sono assessora da un anno esatto e una delle prime questioni sul mio tavolo è stata proprio questa, per dimensioni e per complessità. Parliamo di lavorazioni che, per ogni chilo di biossido di titanio prodotto, producono anche 6 chili di scarti. Si tratta, in buona sostanza, di 500.000 tonnellate l'anno di gessi rossi, una quantità ciclopica. Continuo oggi a ripetere ciò che apertamente dico da mesi e cioè che la proprietà deve presentare un piano di sviluppo che tracci un orizzonte diverso e alternativo nonché logicamente fondato sul massimo rigore rispetto alla tutela dell’ambiente. È necessario ridurre la quantità di gessi prodotti e individuare soluzioni diverse rispetto alla loro collocazione in cava. La proprietà è a conoscenza di questa posizione già da tempo”.

“Sono finite tutte le scuse che gli assessori Monni e Marras hanno utilizzato sinora. La magistratura farà il suo corso, ma intanto il dato politico è evidente. L'assessore Monni, ad inizio agosto, aveva smentito, senza farsi troppi problemi e con un atteggiamento a dir poco arrogante, le conclusioni a cui era arrivata la commissione parlamentare d'inchiesta sui gessi rossi. Ora apprendiamo che le indagini della DDA di Firenze sono partite proprio dalla relazione del nostro Parlamento.Per primi abbiamo denunciato la gravità di quanto avvenuto a Scarlino.

La Regione non può più trincerarsi dietro la frase 'la legge ce lo permette', perché quelle stessi leggi sono state adattate alla situazione della cava di Montioni! Nella nostra Regione si stanno verificando troppe criticità sulla gestione ambientale, siamo fortemente preoccupati” lo dichiarano Patrizio La Pietra, senatore di Fratelli d'Italia, e Francesco Torselli, capogruppo FdI nel Consiglio regionale toscano.“Pochi giorni fa - spiega il senatore La Pietra – ho chiesto al presidente Casellati di inserire all'ordine del giorno la relazione parlamentare sui gessi rossi.

Il Pd, ancora una volta, si è opposto con foga alla discussione della questione. Alla luce di questi ultimi sviluppi, auspichiamo che il problema dei gessi rossi sia discusso quanto prima in Senato. Oppure il Pd ha davvero qualcosa da nascondere?”.“Vogliamo sapere dall'assessore Marras, e tutto il Pd - dichiara il capogruppo Torselli - qual è stato l'interesse dei toscani nel far risparmiare a una multinazionale 237.000.000 di euro, cioè il costo dello smaltimento in discarica dei gessi rossi.

Fin quando non avremo una risposta, siamo determinati a far luce su questa vicenda. In Toscana è l'ora di finirla di mettere a repentaglio cittadini e ambiente”.

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