Imprese del terziario: mobilitazione delle Confcommercio toscane

Martedì 13 aprile 2021 a Firenze. Proposta dell’Ordine dei Commercialisti per ridurre il peso degli affitti commerciali

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 aprile 2021 14:36
Imprese del terziario: mobilitazione delle Confcommercio toscane

Commercianti e partite Iva martedì 13 alle ore 11 sotto il palazzo delle Prefettura di Firenza in via Cavour. “Fateci riaprire o riapriamo da soli!”. È questo lo slogan che grideranno le rappresentanze degli imprenditori del terziario in arrivo da tutta la Toscana.

A mobilitarle alle ore 11 in via Cavour 1 è stata Confcommercio Toscana. “Impossibile continuare a gestire oltre la disperazione di una categoria intera, che da più di un anno si sente usata come capro espiatorio della pandemia”, sottolinea il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “i nostri negozi sono chiusi ma il contagio non diminuisce, anzi. Per questo, visto che il nostro sacrificio rischia di essere inutile, abbiamo deciso di scendere in piazza prendendo come riferimento la Prefettura di Firenze, che coordina tutte le Prefetture toscane. Il Prefetto, Sua Eccellenza Alessandra Guidi, ha promesso di riceverci e a lei consegneremo un documento di richieste da far arrivare al Governo”.

In contemporanea con la manifestazione fiorentina, sempre il 13 aprile a Roma Fipe e Confcommercio nazionale hanno organizzato un grande evento, al quale parteciperanno i presidenti provinciali di categoria da tutta Italia e il presidente nazionale Sangalli. “Le nostre iniziative si incroceranno in diretta televisiva: alle 11.30 è previsto un collegamento con Firenze”, anticipa Marinoni, “e ci faremo sentire!”.

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“Finora siamo stati ligi alle regole, abbiamo scritto lettere e documenti, discusso ai tavoli, cercato tutte le casse di risonanza possibili per far arrivare a chi di dovere le nostre istanze e le nostre difficoltà”, dice la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini, “siamo stati rispettosi delle istituzioni e dei ruoli, consapevoli che il momento richiedesse il sacrificio e l’impegno da parte di tutti. Ma ora la misura è colma. Chiediamo una data certa in cui poter ripartire, tutti senza esclusione alcuna.

Altrimenti, faremo da soli. Fisseremo noi una data in cui riaprire negozi, ristoranti, bar, palestre, cinema e teatri che da troppo tempo sono chiusi o fortemente limitati nell’attività. Tanto che ormai, tra calo vertiginoso dei consumi e costi che continuano a girare, senza entrate né prospettive di ripartenza, ci sentiamo morti che camminano. E con noi morirà una parte importante del nostro Paese, quella più viva e vitale, che garantisce servizi e accoglienza ovunque, nelle grandi città come nei piccoli centri.

“Noi siamo chiusi e i contagi continuano a salire invece che a scendere. È evidente che la diffusione della pandemia ha altre origini che non le nostre attività. Quindi il sacrificio che ci stanno chiedendo da oltre un anno è completamente inutile, anche perché mentre i nostri locali sono chiusi, gli assembramenti altrove continuano, nelle piazze e chissà dove altro”, aggiunge il presidente di Fipe Confcommercio Toscana Aldo Cursano, che martedì 13 sarà a Roma in qualità di vicepresidente vicario nazionale della Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi Fipe-Confcommercio.

“Vogliamo una data certa di apertura, siamo stanchi di aspettare: le nostre imprese stanno morendo! Lo grideremo forte martedì 13 aprile anche a Firenze, dove alle 11.30 diamo appuntamento in via Cavour, sotto la Prefettura, a tutti gli imprenditori del terziario e a chi vorrà unirsi alla nostra protesta. Vogliamo rivendicare il diritto sacrosanto di vivere del nostro lavoro!”

“O ci fanno riaprire, oppure dal primo maggio in poi riapriremo da soli!”. Sono perentori i vertici di Confcommercio Provincia di Pisa nell'aderire alla manifestazione di protesta di martedì 13 a Firenze, davanti alla Prefettura, insieme a tutte le Confcommercio della Toscana: “Abbiamo la responsabilità di una amplissima fetta delle 24 mila imprese provinciali del commercio, del turismo, dei servizi e delle professioni che da oltre un anno subiscono una oggettiva impossibilità di lavorare, che li ha impoveriti oltre misura, che vivono senza sostegni adeguati e che rischiano di scomparire per sempre” - annunciano Federica Grassini e Federico Pieragnoli, rispettivamente presidente e direttore di Confcommercio: “Migliaia di aziende e imprese familiari non ce la fanno più, continuano a fare enormi sacrifici e stanno pagando sulla loro pelle la tutela della salute pubblica, mentre al contempo c'è chi si arricchisce proprio sfruttando una sleale posizione di vantaggio.

Per questo martedì gli imprenditori pisani saranno protagonisti insieme a quelli di tutta la Toscana sotto il palazzo della Prefettura per ribadire che, o ci danno una data certa di riapertura oppure dal primo maggio in avanti noi riapriamo”.

“Qui di rosso si sono solo i conti delle nostre aziende indebitate” - aggiungono presidente e direttore” - “mentre la politica non è stata in grado di comprendere in alcun modo le richieste e le responsabilità che gli imprenditori sarebbero stati in grado di sostenere proprio sotto il profilo della sicurezza sanitaria. Con risultati catastrofici sotto tutti i punti di vista, economico, sociale, ma anche sanitario, perché mentre le attività restano chiuse da ottobre i contagi non si abbassano, dimostrazione evidente che il virus si trasmette in altro modo”.

“La grande confusione che si nota in materia economica rende ancora più penosa la condizione delle imprese. Come se non bastasse la situazione che si è venuta a determinare con le chiusure a causa della pandemia”. Così il presidente dell’Ordine del Commercialisti ed Esperti contabili di Firenze, Leonardo Focardi, che racconta come “a Firenze la realtà è quella di molte aziende e partite Iva che hanno visto la loro attività fermarsi e rischiano di non avere ossigeno sufficiente per aspettare la ripresa. A questo si aggiunge la questione dei ristori, per i quali si cambiano continuamente le regole del gioco ed è talmente poco quello che dopo tanta attesa viene erogato che appare risibile. Forse sarebbe stato meglio selezionare in modo più accurato la platea dei destinatari, se le risorse per tutti non ci sono, e a quel punto erogare ciò che realmente serve”.

“Come commercialisti - prosegue Focardi - avvertiamo con chiarezza il clima di incertezza e di sfiducia che si è creato, tanto più che di questo tunnel per ora non si vede la fine. Tra le più penalizzate ci sono senz’altro le attività più giovani, quelle meno capitalizzate, che hanno investito tutto e si ritrovano da più di un anno a sostenere le spese senza alcuna entrata. A cominciare dal commercio, l’artigianato e il turismo, che a Firenze ha un ruolo importante soprattutto per il grande indotto a cui garantisce lavoro e che ora è fermo”.

“Ma un altro problema a cui bisogna assolutamente trovare soluzione è quello degli affitti degli esercizi commerciali, che soprattutto nei centri storici delle città d’arte in questa fase recessiva sono diventati insostenibili. Stiamo lavorando come Ordine insieme alla Camera di commercio di Firenze su questo aspetto per una proposta che consenta di ridurre l’onere locativo attraverso un apposito credito fiscale, coinvolgendo i proprietari, e speriamo che il Governo e il nostro Comune possano sostenerla. Sicuramente, se non verranno presi adeguati strumenti di sostegno per evitare la crisi di liquidità, ci troveremo da qui a pochissimo in una crisi economica strutturale, con la conseguente interruzione dei meccanismi di coesione sociale e il rischio reale di esporsi, anche nel nostro territorio, a fenomeni di infiltrazione criminale e non solo di speculazione selvaggia”.

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