Il premier Draghi a Firenze: i suoi discorsi ai vescovi e alla città

"Il mio augurio è che Firenze continui a rinnovarsi e risplendere, come ha fatto per secoli"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 febbraio 2022 18:31
Il premier Draghi a Firenze: i suoi discorsi ai vescovi e alla città
ph Siciliani-Gennari/CEI

Oggi il premier Mario Draghi è stato a Firenze dove ha visitato lo stabilimento produttivo dell’azienda Ferragamo, è intervenuto alla cerimonia di apertura dell’'Incontro dei Vescovi e Sindaci del Mediterraneo' presso il Convento di Santa Maria Novella, ha visitato il cantiere del Teatro del Maggio musicale fiorentino e ha incontrato, presso la sala Zubin Mehta del Teatro, le autorità e gli stakeholders locali.

Un pomeriggio molto intenso per il presidente del Consiglio che ha avuto parole molto importanti per la Città di Firenze.

Ecco i suoi due discorsi, quello ai Vescovi e quello alle autorità fiorentine. 

L'INTERVENTO ALLA CONFERENZA DELLA CEI

Sua Eminenza Cardinale Bassetti,Sua Eccellenza Monsignor Raspanti,Sindaco Nardella,Eccellenze,Beatitudini, sono molto felice di essere qui con voi oggi, nel Convento di Santa Maria Novella.Voglio ringraziare la Conferenza Episcopale Italiana e Sua Eminenza Cardinale Bassetti per l’invito all’evento di oggi sul Mediterraneo.Come ha detto Papa Francesco, lo scorso incontro a Bari ha segnato un momento di grande unità nelle Chiese del Mediterraneo, una testimonianza di pace.Mi auguro che un dialogo sul divino – che nasce dalla volontà di superare differenze, incomprensioni che affliggono gli uomini da secoli – porti un messaggio di fratellanza in un momento di forte tensione per l’Europa.

È significativo che l’incontro di oggi avvenga qui, a Firenze.Il Concilio di Firenze, che si chiuse nel 1439 ed ebbe in parte luogo proprio in questo convento, riuscì a riunire, seppur temporaneamente, la Chiesa di Occidente a quella di Oriente.Tra il 1958 e il 1964, sempre a Firenze si tennero i Colloqui mediterranei, voluti da Giorgio La Pira, instancabile difensore dei diritti inviolabili dell’uomo.I Colloqui mediterranei nascevano dalla convinzione che le nazioni che si affacciano sul mare avessero, come lui diceva, un “destino comune”; che il dialogo tra le religioni di Abramo – ebraismo, cristianesimo, Islam – fosse necessario per il mantenimento della pace; e che una comune cultura mediterranea potesse servire come base – di nuovo le sue parole – per un “ordine umano mediterraneo, fondato sulla giustizia e sulla felicità”.

L’incontro di oggi e quelli dei prossimi giorni sono un invito a sviluppare questa visione a partire dalle città, che sono sempre più il centro della vita di questa regione.A ragionare sui nostri diritti e sui nostri doveri come cittadini del Mediterraneo.A lavorare perché il Mediterraneo sia un laboratorio di pace, tolleranza, prosperità, al centro dell’Europa.

Quando parliamo di diritti nel Mediterraneo, dobbiamo riferirci soprattutto ai giovani.La proporzione di ragazze e ragazzi con meno di 15 anni sul totale della popolazione in Medio Oriente e nel Nord Africa è circa il doppio rispetto alla media dell’Unione Europea.Quella di coloro che hanno più di 65 è appena un quarto di quella che è la media dell’Unione Europea.Tutti i giovani hanno la legittima aspirazione di realizzare a pieno il proprio potenziale.Tuttavia, si scontrano con un mercato del lavoro che li lascia spesso ai margini.Il tasso di disoccupazione giovanile nella regione è il più alto al mondo e in alcuni Paesi supera il 40% per le ragazze.Occuparsi del Mediterraneo, vuol dire prima di tutto occuparsi delle nuove generazioni.Investire nella scuola, nella formazione e creare le condizioni per investimenti e posti di lavoro.Perché il Mediterraneo sia davvero un mare di opportunità.

La regione è particolarmente vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici, come la siccità, l’aumento dei livelli del mare, le ondate di calore.Le città si affacciano su un mare che in molti casi conserva la sua meraviglia antica, ma è anche inquinato da plastiche e rifiuti.Il rischio di incendi e la loro pericolosità è in aumento – penso, per esempio, ai boschi bruciati nell’agosto dello scorso anno, dalla Spagna alla Grecia, in Sicilia e in Sardegna.Un’estate con picchi di temperature mai registrati prima, in un’area dove l’aumento è destinato a essere superiore alla media globale.L’emergenza climatica ci impone di accelerare nella transizione ecologica, in modo rapido ma sostenibile per cittadini e imprese.E dobbiamo aiutare in particolare i più deboli a sostenerne i costi.La transizione ecologica presenta grandi opportunità per chi ha il coraggio di investire.I Paesi del Mediterraneo devono coglierle queste opportunità – per proteggere il pianeta e avviare i giovani verso le professioni del futuro.

Oltre alle scarse opportunità lavorative, anche l’instabilità politica contribuisce a indurre decine di migliaia, centinaia di migliaia di persone di cui gran parte giovani, a emigrare non solo per opportunità, ma per necessità.Un fenomeno che attualmente porta con sé enormi rischi per chi arriva in Europa dal Nord Africa o dai Balcani.E che al momento rappresenta un problema per i Paesi di origine, che perdono energie vitali, e per i Paesi di arrivo, che spesso faticano a integrare i nuovi arrivi, ad accoglierli con dignità.

Il mar Mediterraneo ci ricorda che ciò che accade nell’Egeo riguarda anche il Tirreno, ciò che avviene al largo della Tunisia o della Libia si ripercuote sulle coste della Sicilia.Più volte in passato ho ribadito l’importanza di una gestione condivisa, equilibrata e umana delle migrazioni.Condivisa perché, senza un’assunzione di responsabilità collettiva, l’azione europea non potrà mai essere giusta ed efficace.Equilibrata, perché non basta contrastare i flussi illegali, ma serve curare con attenzione l’accoglienza.E umana, perché non possiamo essere indifferenti rispetto alle sofferenze dei migranti.

Le autorità religiose svolgono un ruolo fondamentale nel costruire una cultura di dialogo e di ascolto tra culture e fedi diverse.Oggi, come in passato, avvertiamo la necessità della vostra opera di bene, dell’educazione all’amore, che rappresenta l’essenza della fede.L’amore per sé stessi, senza cui viene meno il rispetto della dignità umana.L’amore per la propria cultura, che non ammette l’intolleranza, ma è stimolo alla curiosità.L’amore per la propria comunità, che si esprime nella solidarietà e la cura per gli altri.

La cultura del dialogo e della fratellanza si ricerca anche nella tutela delle minoranze religiose, che ancora oggi incontrano limiti alla libertà di culto, anche nel Mediterraneo.Le comunità cristiane e religiose offrono molti esempi di amicizia, fraternità e apertura nei confronti delle altre fedi monoteiste.Lo testimonia il rapporto che lega Papa Francesco al patriarca Bartolomeo e lo dimostrano i viaggi apostolici del Santo Padre, dagli Emirati Arabi all’Iraq alla Grecia.Voglio esprimere la mia riconoscenza per il vostro impegno a favore del dialogo e il mio auspicio perché possiate continuare in questa missione.

La stabilità e la pace si organizzano nelle istituzioni, ma si costruiscono nelle città perché è lì il contrasto quotidiano alle diseguaglianze, all’odio e all’ignoranza.Penso alle politiche di integrazione e vicinato, agli investimenti infrastrutturali: tutti processi che favoriscono la crescita e lo sviluppo.Alcuni progetti incidono direttamente sulla vita nelle città: migliorano la qualità delle abitazioni, programmano lo sviluppo urbano, favoriscono la costruzione di nuove infrastrutture.

Altri contribuiscono a tutelare la natura e la biodiversità, come i progetti di conservazione finanziati dall’Unione europea, anche grazie alla collaborazione tra università e centri di ricerca.Le autorità civili e religiose hanno un ruolo fondamentale nel coltivare un senso di responsabilità diffuso senza il quale questi progetti non possono avere successo.Per affrontare, nel breve e nel lungo termine, i problemi e le vulnerabilità del Mediterraneo.

Nei secoli la vita mediterranea è andata avanti grazie a interazioni reiterate e frequenti tra le sue città e i suoi popoli.Il frutto di questi collegamenti, che possiamo chiamare cultura mediterranea, offre ancora oggi un terreno comune a laici e religiosi.Questa responsabilità condivisa ci richiama a proteggere il mare e tutto il patrimonio naturale.A custodire la bellezza delle città mediterranee, la loro spiritualità e modernità.A fornire nuove opportunità a chi cerca lavoro e maggiore rappresentanza a giovani e donne.Ci impone di tutelare la pluralità delle nostre identità, di favorire il dialogo tra culture diverse e tutelare le minoranze, etniche e religiose.Sono i nostri diritti e i nostri doveri come abitanti del ‘Grande mare’.Il nostro impegno per un Mediterraneo giusto, di pace, di libertà.

ph Siciliani-Gennari/CEI

In momenti di crisi dobbiamo ancor più difendere i valori in cui crediamo e che ci guidano.La convivenza, la fratellanza, la tolleranza che celebriamo in questo incontro devono realizzarsi anche oltre i confini della regione in cui viviamo.Gli eventi in Ucraina ci portano a ribadire che le prevaricazioni e i soprusi non devono essere tollerati.Avete scelto di mettere la vostra spiritualità, la vostra profondità di pensiero, al servizio dei più deboli.Possa il vostro messaggio di pace diventare anche il nostro - e risuonare forte laddove si cerca lo scontro e si rischia la guerra.

Grazie.

L'INTERVENTO AL TEATRO DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

Presidente Giani,Sindaco Nardella,Sovrintendente Pereira,Autorità tutte,care cittadine e cari cittadini,

sono molto felice di essere con voi al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Voglio ringraziare il Presidente Giani e il Sindaco Nardella per aver organizzato questo incontro, e voi tutti per il calore di questo applauso.

Il Teatro del Maggio Musicale, che state rinnovando in modo così bello, così ambizioso, rappresenta il legame di lunga data tra Firenze e l’opera lirica.Nel 16esimo secolo, la Camerata de’ Bardi e le corti rinascimentali ripresero dalla Grecia classica la tradizione della poesia cantata e fecero rinascere in una nuova veste questa magnifica forma d’arte.Lo sviluppo della lirica offre un esempio, insieme a innumerevoli altri, della straordinaria vivacità artistica della città e del profondo radicamento della tradizione umanistica tra i suoi cittadini.Testimonia la forte identità internazionale della vostra comunità. Perché Firenze, proprio come l’opera, è conosciuta e amata in tutto il mondo.

Con le parole “identità internazionale” mi riferisco all’intensità dei vostri rapporti con l’estero, in ogni ambito. Ne è un esempio l’incontro sul Mediterraneo organizzato in questi giorni dalla Conferenza Episcopale Italiana, a cui ho avuto il piacere di partecipare pochi minuti fa.La stessa vocazione di apertura è presente nel mondo universitario e della ricerca che, a partire dalle forti tradizioni accademiche della città, si è arricchito negli anni di collaborazioni internazionali.

Penso ai prestigiosi centri di formazione avanzata - come l’Istituto Universitario Europeo o Villa I Tatti, il centro di Harvard per gli studi rinascimentali e, scusate, penso anche alla Cesare Alfieri, dove ho insegnato.È un esempio del profondo legame che unisce Firenze agli Stati Uniti, anche grazie a uomini come il medico avventuriero Filippo Mazzei che partecipò alla guerra d’indipendenza.Anche le realtà commerciali e produttive tengono alto il nome di Firenze nel mondo.A partire dall’artigianato, strettamente legato alle case di moda, che fanno di Firenze un punto di riferimento nel settore.O dalle grandi imprese – ad esempio della farmaceutica, della difesa, dell’aerospazio – che hanno scelto di radicarsi qui perché Firenze offre loro risorse e professionalità.Il settore turistico si è fortemente internazionalizzato, ed è riuscito negli ultimi vent’anni ad attrarre sempre più visitatori, grazie alle meraviglie della città e anche di tutta la Toscana.Tutto il centro storico di Firenze è patrimonio dell’umanità.Voglio ricordare la decisione dell’Unesco nel luglio del 2021 di riconoscere anche l’Abbazia di San Miniato, la Chiesa di San Salvatore a Monte, le Rampe, il Piazzale Michelangelo, il Giardino delle Rose e quello dell’Iris.

Le attività culturali, produttive e commerciali beneficiano non solo dei legami con l’estero ma anche di quelli, altrettanto importanti, con il territorio.Sono espressione della volontà di investire in capitale sociale e tecnologico, in una prospettiva di lungo termine.Penso ad esempio al distretto della pelletteria che si distingue per la qualità dei materiali, grazie anche alla vicinanza al distretto della Concia di Santa Croce; beneficia inoltre delle elevate competenze artigianali di lavorazione, che attingono a una tradizione centenaria; ed è arricchito dalla creatività e dalla ricerca stilistica, coltivate nelle accademie e negli istituti di settore.La combinazione di queste caratteristiche ha permesso al distretto fiorentino della pelletteria e delle calzature di quadruplicare le esportazioni negli ultimi venti anni. E, dopo il rallentamento dovuto alla pandemia, di avviarsi verso una nuova vigorosa stagione di crescita.

Il Governo è consapevole del fatto che la solidità della ripresa dipende prima di tutto dalla capacità di superare le emergenze del momento. La situazione epidemiologica è in forte miglioramento, grazie al successo della campagna vaccinale, e ci offre margini per rimuovere le restrizioni residue alla vita di cittadini e imprese. Voglio annunciare che è intenzione del Governo non prorogare lo stato d’emergenza oltre il 31 marzo. Da allora, dal 31 marzo in poi, non sarà più in vigore il sistema delle zone colorate.

Le scuole resteranno sempre aperte per tutti: saranno infatti eliminate le quarantene da contatto. Cesserà ovunque l’obbligo delle mascherine all’aperto, e quello delle mascherine FFP2 in classe. Metteremo gradualmente fine all’obbligo di utilizzo del certificato verde rafforzato, a partire dalle attività all’aperto – tra cui fiere, sport, feste e spettacoli.Continueremo a monitorare con attenzione la situazione pandemica, pronti a intervenire in caso di recrudescenze.Ma il nostro obiettivo è quello di riaprire del tutto e al più presto.

L’altra emergenza è di carattere economico.L’Italia è in ripresa, ma il Governo intende continuare ad aiutare chi è in difficoltà. Lo abbiamo fatto per il settore del turismo, colpito duramente dalla pandemia.Nel più recente decreto ristori stanziamo altri 100 milioni per il Fondo Unico Nazionale del Turismo, che si aggiungono ai 120 milioni stanziati con la Legge di Bilancio.Sempre nello stesso decreto, aiutiamo gli operatori del settore con la decontribuzione per i lavoratori stagionali e un credito d’imposta per gli affitti di immobili.

Oggi, la principale preoccupazione è l’aumento del prezzo dell’energia.Il Governo è intervenuto più volte per aiutare imprese e famiglie – soprattutto le più povere – e per trovare soluzioni strutturali perché questo problema non si riproponga in futuro.La settimana scorsa abbiamo stanziato quasi 6 miliardi di euro, che si aggiungono ad altri 10 che abbiamo già impiegato a partire dallo scorso anno.Incrementiamo la produzione nazionale di energia rinnovabile ma anche di quella di gas, che potrà essere venduto a prezzi più contenuti del gas importato. E aiutiamo le Regioni e i Comuni a sostenere i servizi di base, come l’illuminazione pubblica. Nelle scorse settimane, le città d’arte, tra cui Firenze, hanno spento le luci sui loro monumenti e sui loro luoghi simbolo – un segnale d’allarme sul crescente costo dell’energia.Il vostro gesto non è passato inosservato.

La crescita di lungo periodo del Paese dipende dalla nostra capacità di attuare oggi le giuste riforme e gli investimenti necessari. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un’opportunità storica per affrontare i problemi che sono rimasti irrisolti per decenni, come la carenza di infrastrutture, le diseguaglianze generazionali o le diseguaglianze di genere.Dobbiamo attuare il Piano a stretto contatto con associazioni ed enti locali.Perché non esiste una sola ricetta per tutto il Paese, ma dobbiamo adattarci alle esigenze e alle caratteristiche di ogni territorio.

A proposito del Piano mi veniva da pensare, mentre ascoltavo gli interventi del Sindaco e del Presidente della Regione, che città come Firenze e anche Roma nel passato, nella loro storia, sono state trasformate profondamente da alcuni fondamentali interventi. Per esempio alcuni interventi connessi all'essere stati Capitale d'Italia, prima Firenze e poi Roma. Le grandi trasformazioni che queste città hanno avuto nel passato erano sempre, se ricordo bene, calate dall'alto, erano trasformazioni decise da un potere centrale di solito.

Il PNRR, invece, dà la possibilità di attuare trasformazioni che vengono dal basso, cioè studiate, progettate, attuate da coloro che poi vivranno tutta la vita in queste città trasformate. In questo senso anche per questo è un'opportunità davvero straordinaria.

Per Firenze, ma anche per le altre città, il PNRR vuol dire anche rafforzare la proiezione internazionale, e questo è vero soprattutto per Firenze, e migliorare i servizi per la popolazione.Insieme agli enti locali, interveniamo per potenziare la mobilità, un aspetto cruciale per i cittadini, per le imprese, per il turismo. Impieghiamo circa 400 milioni di euro, come ha ricordato il sindaco Nardella, per completare il sistema tranviario di Firenze, che prevederà anche un collegamento diretto con la stazione ferroviaria.Il potenziamento del trasporto cittadino serve anche a preservare il centro storico e a favorire una migliore convivenza tra residenti e turisti.

In questa direzione vanno anche le misure di rigenerazione urbana. Vogliamo valorizzare i parchi storici, tutelare l’ambiente, il paesaggio, che è un aspetto fondamentale della bellezza della città. Nello storico quartiere di Campo di Marte, riqualifichiamo lo stadio Artemio Franchi.A questo progetto si aggiungono i lavori che interessano il complesso della scuola Ghiberti – scuola Niccolini – impianto sportivo Legnaia e i progetti sulla qualità dell’abitare.Il Governo intende offrire tutto il sostegno necessario a Firenze, alla Toscana e a tutte le Regioni e i Comuni ed enti territoriali, per semplificare le procedure sugli interventi e coordinare al meglio la loro realizzazione.

Il poeta Mario Luzi, che io ho avuto tra l'altro la fortuna di conoscere come collega di facoltà alla Cesare Alfieri, descriveva Firenze come un “gran crogiolo delle trasformazioni”, illuminata da “un’alchimia celeste”.Il mio augurio è che Firenze continui a rinnovarsi e risplendere, come ha fatto per secoli.Grazie.

In evidenza