"Sempre e dovunque", il diario di guerra di Giovanni Artusi

Il babbo di Luciano (e nonno di Ricciardo) Artusi fu un artiglierie nella Grande Guerra: il suo prezioso racconto è arrivato fino a noi ed ora è pubblicato. Presentazione martedì 6 ottobre all'Igm

Antonio
Antonio Patruno
01 ottobre 2020 15:16

La morte, il sangue, lo strazio, il dolore, il fetore, la consolazione di un fiasco di vino o di una lettera della (o alla) moglie. In due parole, la guerra.

Una testimonianza a tratti molto cruda, una specie di racconto dall'inferno, tramandato da chi l'ha vissuto in prima persona e davvero poté considerarsi un miracolato. È il diario di guerra di Giovanni Artusi, Caporal Maggiore dell'Artiglieria, babbo di Luciano Artusi, notissimo a Firenze per i suoi libri e per decenni 'anima' del Calcio Storico Fiorentino. Lui, assieme al figlio Ricciardo, ha curato "Sempre e dovunque - Diario di un artigliere della Grande Guerra" affidandone la pubblicazione alla Casa editrice Scribo di Firenze.

Alla fine della guerra Giovanni Artusi venne decorato di Croce al Valor militare. Lo scenario è il fronte del Carso, quello cruciale nella guerra del 15-18. Giovanni Artusi (il cui babbo, Benedetto, era cugino di Pellegrino Artusi, l'autore del più famoso libro di cucina d'Italia) faceva parte della 27^ Compagnia del 2^ Reggimento ed era un telefonista, si occupava dell'installazione e del funzionamento degli impianti di comunicazione. Il 10 giugno 1916 un'impresa notturna da ricordare: "Quante difficoltà impiantare una linea al buio perché non vi era neppure la luna, e col pericolo continuo in quanto avanzavamo sulla linea di fuoco, con il rischio di sentirsi arrivare una pallottola anche da qualche nostra sentinella che abbia pochi scrupoli". Questo diario di guerra, che inizia il 23 maggio 1916 e termina il 31 ottobre dello stesso anno (poco più di cinque mesi quindi) è l'unico dei tre scritti da Artusi pervenuto fino a noi ed è potuto giungere a Firenze grazie a una licenza concessa a Giovanni per andare ai funerali del padre che stava morendo.

Lui portò in prima persona questo diario a Firenze mentre altri due spediti dal fronte andarono persi. Un racconto crudo cosparso però di dolcezza, quando Giovanni fa riferimento alla moglie Elvira e alle figlie Lea e Dina. Luciano allora ancora non era nato, lui è del 1932 e racconta tuttora divertito: "Io ho avuto tre mamme...". Il racconto crudo è fatto di corpi dilaniati, boschi e colline diventati cimiteri, notti insonni passate assieme a topi e scarafaggi, ingrassati in quelle zone e in quei tempi dalle carcasse di animali e uomini.

Tanta crudezza e a tratti grande amarezza: "Un giovane colpito con due pallottole - scrive Artusi il 30 settembre - , una al ventre e una al cuore, è stato lasciato per quattro giorni per terra senza seppellire, nel fango e sotto la pioggia. Non c'è rispetto nemmeno per i morti; siamo delle nullità ed i giornali ci chiamano eroi e dicono tante baggianate". A volte, sotto un bombardamento austriaco, l'ora sembra arrivata: "Mi sdraio tra un mucchio di zaini; siamo in quattro, non si fa una parola perché sentiamo la morte troppo vicina", scrive l'8 ottobre Artusi ancora colpito dalla scomparsa di un commilitone: "Pace a te amico Marcello! Un'altra vittima innocente dell'innata brutalità umana". Quella stessa morte che qualche settimana prima aveva strappato al suo reparto il tenente Bisignani, uno degli ufficiali con cui Artusi aveva stabilito un rapporto particolarmente empatico.

"Il povero tenente Bisignani, - scrive il 12 agosto - il mio caro e buon tenente è in fin di vita... Povero mio tenente, mezz'ora prima ero andato in batteria e, secondo al solito, non appena mi ha veduto ha cominciato a scherzare. Ora si trova in un lettuccio e forse non arriverà a domani! Ho il pianto alla gola! ". E le mangiate di cacciagione, l'incubo dei temporali, il prezzo alto dei viveri che a volte compravano nei paesi, i bagni nell'Isonzo, il racconto degli attacchi e contrattacchi tra italiani e austriaci, il tutto corredato da preziose foto e testimonianze d'epoca.

Insomma un diario ricco, ricchissimo. Di storia, di cronaca, di umanità. 

La presentazione del libro avrà luogo martedì 6 ottobre alle 11 presso l'Istituto Geografico Militare di Firenze, in via Cesare Battisti 10. Saranno presenti il Comandante dell'Igm, generale Pietro Tornabene e lo storico Giovanni Cipriani. 

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