Ieri sera Ascanio Celestini in "Radio Clandestina" al Teatro Romano di Fiesole

Quasi a distanza di 20 anni, è tornato a Firenze il celebre monologo sull'eccidio delle Fosse Ardeatine, scritto e interpretato dall'artista romano

Nicola
Nicola Novelli
24 giugno 2019 07:55
Ieri sera Ascanio Celestini in

FIRENZE- Ma come? Dopo vent’anni ancora lo stesso spettacolo? Certo, perché nel teatro di narrazione un testo non invecchia mai, se è in grado di mutare nel tempo per essere ben compreso dal pubblico. E’ il caso di “Radio Clandestina", il monologo di Ascanio Celestini, che ieri sera è transitato dal Teatro romano di Fiesole all'interno della rassegna Estate Fiesolana (in collaborazione con il Teatro Puccini). E che? La Memoria dell’eccidio delle Fosse Ardeatine si può dimenticare? Se i crimini di guerra sono reati imprescrittibili, perché dovremmo smettere di diffondere la lezione della storia?

Una vicenda si può raccontare in un minuto, come fanno al telegiornale, oppure in molto più tempo, se la si vuole raccontare bene. Come fa Celestini in questa memorabile prova di attore. Le parole cambiano con il tempo: oggi nel testo ci sono anche internet e i social network, Twitter e Facebook. Per farsi capire anche dal pubblico più giovane l’autore e interprete romano utilizza esempi e metafore non possibili vent’anni fa. Costanti gli intercalari del linguaggio di strada, la ritmica affabulatoria della dialettica popolare, il suo marchio di fabbrica, inconfondibile e ipnotico, per condurre gli spettatori nel ricordo del passato.

Sembra impossibile dopo due decenni, ma ieri sera Ascanio Celestini era chiamato a una nuova sfida. Il Teatro romano di Fiesole è certo una dimensione insolita per uno spettacolo intimista e senza confini. Nato a partire dal testo di Alessandro Portelli “L’Ordine è già stato eseguito”, “Radio Clandestina” si sviluppò come uno studio sulla memoria orale e fu proposto dal 31 ottobre al 3 novembre 2000 a un piccolo numero di spettatori, quelli che poteva contenere una cella dell’ex carcere nazista di via Tasso (oggi Museo della Liberazione) per la manifestazione "Luoghi della Memoria".

Come ha reagito lo spettacolo nello spazio aperto del Teatro Romano? Ieri sera il miracolo della liquefazione degli spiriti si è ripetuto: la “nenia” di Celestini si è intonata nel solco vocale che echeggia da millenni in quel luogo storico, il buio della notte ha concentrato gli sguardi attorno al volto dell’attore, illuminato da poche lampadine, e ogni spettatore è scivolato nell’immaginazione della propria coscienza, quasi fosse all'ascolto di una radio clandestina.

Potere della parola. Con il plauso di un pubblico amico, in parte composto di aderenti all’Anpi di Firenze, presenti per celebrare i vent’anni del teatro militante di Ascanio Celestini, ma anche per ricordare attraverso il suo spettacolo i propri eroi della guerra partigiana, magari gli artefici di quella Radio Cora che, proprio dalle colline di Fiesole seppe accendere il coraggio, nei momenti più neri, all’indomito popolo fiorentino.

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