Nascono in Toscana i primi corsi di autodifesa per infermieri

De Palma (Nursing Up): "Educhiamo gioco forza i professionisti a reagire emotivamente e fisicamente nel modo giusto"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 Giugno 2025 11:16
Nascono in Toscana i primi corsi di autodifesa per infermieri

L’ultima notizia arriva da Brindisi. E’ accaduto appena ieri. Un infermiere del “Perrino” colpito in pieno volto da un paziente psichiatrico. Fratture facciali, trauma oculare, quindici giorni di prognosi. Un’altra ferita che si aggiunge al lungo elenco di aggressioni che, ogni giorno, avvengono silenziosamente tra le corsie degli ospedali italiani.

«Le corsie non possono diventare una trincea. E invece drammaticamente lo sono. Dove non arriva la politica, proviamo a dare una mano noi del Nursing Up». Così Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato , lancia un messaggio forte e inequivocabile. Basta attendere decisioni che non arrivano. Il sindacato ha deciso di passare all’azione.

Nascono così, a partire dalla Toscana, i primi corsi di autodifesa per infermieri, voluti ed implementati dal Nursing Up. Una risposta concreta all’escalation di violenza negli ospedali, ormai fuori controllo. I corsi partono nelle strutture sanitarie dell’area fiorentina: dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi al Meyer, passando per la ASL Toscana Centro, quella che si occupa della città di Firenze e dei territori circostanti.

Una realtà, quella toscana, che si conferma tra le più esposte d’Italia. Al Meyer di Firenze, ad esempio, non è presente alcun presidio fisso delle forze dell’ordine. Alla Azienda Ospedaliera Pisana gli agenti ci sono, ma solo al mattino. E tristemente, in caso di aggressione, non intervengono, ma si limitano ad allertare i commissariati di zona. E troppo spesso si interviene a fatti già consumati, quando ci sono i traumi, le ecchimosi al volto, quando, accanto ai calci e ai pugni, i professionisti hanno subito anche capelli strappati e minacce di morte.

Durante la notte, momento in cui si consuma oltre il 50% delle aggressioni, tanti, troppi ospedali restano completamente scoperti. Le guardie giurate, presenti in molte strutture, non hanno potere di intervento. E dove il presidio di polizia è previsto, spesso è costretto, come detto, a fare riferimento ai commissariati di zona, rallentando di fatto ogni possibile azione tempestiva.

Il dato più allarmante? Oltre il 70% delle vittime di aggressioni è rappresentato da donne, principalmente infermiere. Una categoria bersagliata, isolata, e lasciata sola.

La causa di tutto questo ha un nome ben preciso: l’incapacità della sanità territoriale di decongestionare i pronto soccorso. La disorganizzazione cronica ha portato a tempi d’attesa biblici, esasperando una collettività già provata e stanca. Il pronto soccorso è diventato lo sfogo di una rabbia sociale crescente. La mancanza di personale, l’impossibilità di offrire risposte rapide, la frustrazione che si accumula tra i pazienti e i familiari: ecco il contesto in cui gli operatori sanitari lavorano. E troppo spesso subiscono.

Il Nursing Up non si limita a denunciare. Agisce. I corsi di autodifesa, che ora prendono il via dalla Toscana, servono a formare i professionisti sanitari nella gestione dell’emergenza relazionale e nella protezione personale. Perché non basta sapere come medicare una ferita o somministrare una terapia: oggi serve anche sapere come difendersi. Come evitare lo scontro fisico, come parlare, come riconoscere un rischio, come placare una situazione prima che degeneri.

I corsi, spiega De Palma, non insegnano ad aggredire. Al contrario, insegnano a non farsi male. A non subire. Gli infermieri saranno affiancati da istruttori professionisti e presto da psicologi esperti, per apprendere non solo tecniche fisiche di difesa, ma anche strategie comunicative, gestione dello stress, capacità di relazione nei momenti critici.

«Non è normale dover difendere la propria incolumità mentre si soccorre una persona. Ma è questa la realtà con cui dobbiamo fare drammaticamente i conti. Se la politica non sa o non vuole vedere, noi ci siamo. I nostri corsi saranno un modello. E dove c'è bisogno, li porteremo», continua De Palma.

«Se la politica non è in grado di garantire sicurezza a chi lavora per salvare vite – conclude il Presidente De Palma – ci pensano sindacati come il nostro. Noi continueremo a denunciare. Ma intanto dobbiamo proteggere i nostri infermieri ed i nostri professionisti sanitari esposti. Non più soli, non più indifesi».

In evidenza