I nuovi poveri sono giovani e disoccupati

La casa resta il bene primario, ma è sempre meno scontato possederne una

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 giugno 2014 14:38
I nuovi poveri sono giovani e disoccupati

Secondo il Dossier Caritas 2014 : "Le categorie maggiormente colpite sono i giovani (14,7%), le famiglie numerose (28,5%) e i disoccupati (35,6%)".

Parallelamente aumentano le disuguaglianze: in Italia, nel 2010, il decimo dei più ricchi ha visto ridursi la ricchezza solo dell’1%, mentre il decimo più povero del 6,2%.

In Toscana. Alla fine del 2009 (Istat) le famiglie in condizione di povertà relativa erano 90mila pari al 5,5% di tutti i nuclei familiari residenti nel territorio regionale, un’incidenza che poneva la Toscana al quint’ultimo posto di un’ipotetica graduatoria nazionale, ma in crescita costante dal 2007 (4%) in conseguenza anche di una significativa riduzione dei redditi: nel quadriennio di crisi 2008-2011, infatti, in termini reali il reddito delle famiglie è diminuito del 2,6%.

I poveri che si sono rivolti ai Cd’A. Sono 25.353, il 6,4% in meno rispetto al 2012. Sbagliato, però, pensare che la diminuzione derivi da un miglioramento delle condizioni di vita delle categorie più vulnerabili. Oltre ad un accurato lavoro di revisione delle proprie banche dati da parte di alcune diocesi, infatti, tale decremento va ascritto soprattutto all'aumentata complessità delle situazioni incontrate che hanno richiesto ascolti molto più approfonditi e ripetuti nel tempo: in media, infatti, ogni persona è stata incontrata 4,16 volte, ma il dato sale a 5,2 se si prendono in considerazione le “persone conosciute”, ossia coloro che sono seguiti da più di un anno.

L'emergenza lavoro. Coloro che si dichiarano disoccupati sono passati dal 74% del 2012 al 76,4% del 2013. È l'incremento più significativo dall'inizio della crisi ad oggi, visto che la quota di persone senza lavoro era del 72,5% nel 2007, del 72,4% l'anno seguente, del 73,5% nel 2009, del 73,7% nel 2010 e del 73% nel 2011. La casa non è più una garanzia. Il 63,7% degli utenti ha un'abitazione stabile, ossia vive in un alloggio di edilizia residenziale pubblica piuttosto che in affitto, con i genitori o anche in una casa di proprietà (6,7%, incidenza che sale al 14,5% per la sola componente italiana).

Ne consegue, dunque, che la stabilità abitativa rimane certo un argine al diffondersi ed acuirsi delle povertà, ma tutt’altro che invalicabile. I “nuovi poveri”. Con questa definizione un po' impropria ci si riferisce a coloro che si sono rivolti ad un Cd'A negli ultimi dodici mesi. Si tratta di 10.225 persone corrispondenti al 40,3% del totale e fra i quali la condizione di “senza lavoro” è ancora più diffusa rispetto alla generalità degli utenti dato che la quota di coloro che si dichiarano disoccupati sale all'80,5% mentre quella di chi, invece, dice di avere un lavoro scende al 10,6%.La “cronicizzazione della povertà”. Circa una persona su cinque (20,7% per un totale di 5.248 persone) è seguita da un Cd'A da almeno sei anni, un dato che s'impone alla riflessione sociale e pastorale perché evidenzia come una quota significativa di persone non riesca a liberarsi dalla “trappola della povertà”, nonostante il sostegno prolungato quantomeno dei Cd'A.

A contraddistinguere queste persone è anche una marcata situazione di disagio abitativo: il 39,9% vive in un'abitazione precaria (+4,1% rispetto alla media) e il 12,2% in una condizione di marginalità abitativa (contro una media del 9,5%).

I migranti. Due persone su tre che nel 2013 si sono rivolte ad un Cd'A sono straniere: si tratta complessivamente di 17.260 persone pari al 68,1% del totale. Un'incidenza elevata, superiore sia alla media nazionale che a quella dell'Italia centrale. Che, però, è andata costantemente diminuendo dall'inizio della crisi ad oggi, a testimonianza non tanto di un miglioramento della situazione vissuta dalle comunità immigrate, quanto di un peggioramento delle condizioni della componente italiana che ha indotto molte famiglie a superare remore e ritrosie e a rivolgersi ad un Cd'A.

La marginalità abitativa. È la condizione di chi vive in vecchi ruderi e case abbandonate, piuttosto che in auto, treni, roulotte, sale d'attesa, panchine e altri luoghi più o meno riparati. Complessivamente si tratta di 1.951 persone che, nel 2013, hanno chiesto l'aiuto della Caritas, il 9,9% del totale. Il 29,1% di essi è seguito da almeno sei anni e vive, quindi, una situazione di “povertà cronica”; il 36,5%, invece, ha bussato alle porte della Caritas per la prima volta nel 2013, un dato da monitorare con attenzione in futuro per capire se ci si trovi di fronte ad una significativa crescita delle situazioni di marginalità grave ed esclusione sociale.

In Italia. Le famiglie che, nel 2012, vivevano al di sotto della soglia di povertà relativa erano 1,7 milioni per un totale di 4,8 milioni di persone (Istat).A questi, però, vanno sommati anche coloro che si trovano in una situazione di povertà assoluta: 1,3 milioni di nuclei familiari corrispondenti a 3,4 milioni di persone.

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