"Bar aperti e circoli chiusi, disparità punitiva"

Il presidente AnciToscana Biffoni al governo: rivedere la decisione sulle sedi associative, in Toscana sono migliaia. Jacopo Mazzantini, segretario del Partito democratico Empolese Valdelsa, “I circoli ricreativi sono presidi sociali: non devono chiudere”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 ottobre 2020 10:35

"La recente circolare del Ministero degli Interni ha chiuso i 1250 circoli Arci della Toscana e le centinaia di sedi associative di Acli, Endas, Mcl, Aics, persino i baretti degli oratori. Una chiusura inspiegabile e punitiva, visto che i bar commerciali restano aperti”. E’ un appello accorato quello del presidente di AnciToscana e sindaco di Prato Matteo Biffoni, a cui in queste ore si sono rivolti tanti sindaci dei territori. “Quello dei circoli è un mondo che contribuisce in modo decisivo alla coesione sociale della nostra regione, offrendo servizi culturali e sociali anche ai settori sociali più disagiati - afferma Biffoni - Naturalmente i protocolli di sicurezza devono essere rispettati da tutti con severità, cosa che i circoli peraltro hanno sempre fatto; ma questa chiusura, quando le analoghe attività commerciali restano aperte, segna una disparità davvero poco comprensibile, soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo".

Da qui la richiesta del presidente di AnciToscana: “Mi auguro che il governo tenga conto di questa situazione e ponga rimedio a quello che ritengo sia solo un errore di valutazione, facendo riaprire almeno l'attività di somministrazione. Bisogna farlo subito, però, se non vogliamo perdere quelli che sono presidi sociali straordinari delle nostre comunità, che anche nella pandemia hanno avuto un ruolo importante, ad esempio nella distribuzione della spesa agli anziani”.

Jacopo Mazzantini, segretario del Partito democratico Empolese Valdelsa, letta la circolare del ministero dell’Interno, che chiarisce un passaggio del Dpcm del 24 ottobre riguardo i circoli ricreativi, esprime a nome di tutto il partito una forte perplessità. “L'ultimo DPCM muove da una situazione delicata sotto gli occhi di tutti, ma la circolare interpretativa del Ministero dell'Interno sui circoli ricreativi finisce per risultare discriminatoria.

Ce lo insegnano i corollari del principio di uguaglianza: non si possono trattare in modo diverso situazioni pressoché identiche. Chiudere le case del popolo, i circoli Arci e Acli trattandoli diversamente da bar e ristoranti, solo perché in alcuni casi non hanno una licenza di pubblico esercizio per la somministrazione di alimenti e bevande è discriminatorio.Ma alla considerazione giuridica si aggiunge quella politica: i circoli costituiscono il nostro tessuto associativo, presidi del territorio, una rete di volontariato che ha un ruolo sociale fondamentale.

Con le loro attività si autofinanziano e attivano una serie di servizi preziosi per la comunità e si ravvivano soprattutto i centri più piccoli e le frazioni. Chiediamo una rettifica per equiparare l’attività dei circoli a quella di bar e ristoranti con chiusura al pubblico alle 18 e asporto fino alle 24.Se non arriva dal governo, lo faccia la Regione con una norma ad hoc. Solo così potremmo salvare una parte fondamentale del nostro composito tessuto sociale”.

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