Guerra russo-ucraina: dopo il Covid, una nuova crisi economica?

Bigazzi: “La Toscana rischia conseguenze pesanti se il mondo torna a chiudersi"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 febbraio 2022 21:56
Guerra russo-ucraina: dopo il Covid, una nuova crisi economica?

FIRENZE, 24 febbraio– I prezzi di grano e gas, già alle stelle dopo settimane di tensione, sono definitivamente esplosi nelle ultime 24 ore, in seguito all'invasione ordinata da Vladimir Putin. Le conseguenze, nel caso il conflitto dovesse protrarsi nel tempo, potrebbero essere pesanti per l'intera economia del Vecchio Continente, Italia compresa, già duramente colpita da due anni di pandemia.

“Guardiamo con estrema preoccupazione all’evolversi della situazione in Ucraina, un ulteriore inasprimento del contesto, oltre ad avere effetti umanitari drammaticamente devastanti, avrebbe pesantissime ripercussioni indirette anche sulle nostre imprese” A dirlo a nome della imprese della regione è il presidente di Confindustria Toscana Maurizio Bigazzi “L’esposizione italiana al gas non potrebbe non ripercuotersi sulle imprese della Toscana, già impegnate a sopravvivere agli esorbitanti rincari dei prezzi energetici e delle materie prime fra cui anche quelle alimentari, dove si sta assistendo a poderosi incrementi come nel caso del grano - continua Bigazzi -. Un’economia fortemente internazionalizzata come la nostra rischia di pagare conseguenze molto pesanti rispetto ad un mondo che torna a chiudersi”.

L’invasione russa dell’Ucraina ha ripercussioni su tutti i prezzi, all’ingrosso e al dettaglio.

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Grande preoccupazione per le conseguenze della guerra in Ucraina: le imprese agricole rischiano un'altra mazzata dopo quella dell'aumento dei costi dell'energia” Così il presidente di Fedagripesca Confcooperative Toscana, Fabrizio Tistarelli, commenta le possibili ripercussioni del conflitto russo-ucraino “Già l'aumento dei prezzi dei concimi azotati, di cui la Russia è il principale fornitore per quanto riguarda l'Europa, aveva creato problemi concreti e non solo un generico allarme – ricorda Tistarelli -.

Ora le ripercussioni della guerra potrebbero aggravare di molto la situazione sia per quanto riguarda il costo del gasolio sia per il possibile collasso dell'export agricolo, anche perché la Russia porta con sé altri mercati. Senza considerare il freno psicologico agli acquisti che un conflitto di questo tipo può portare anche qui da noi”.

L’invasione russa in Ucraina fa schizzare alle stelle le quotazioni di grano tenero, mais e soia a livello internazionale su livelli mai visti prima d’ora e le prime conseguenze potrebbero ricadere presto su consumatori e agricoltori. È questa la convinzione di Consorzi Agrari d’Italia dopo l’analisi dei dati delle borse merci internazionali.

“È un momento delicato e dobbiamo evitare che questa crisi internazionale possa ripercuotersi su consumatori e agricoltori – spiega Gianluca Lelli, amministratore delegato di Consorzi Agrari d’Italia -. Abbiamo il dovere di evitare che qualche speculatore, puntando ad acquistare materie prime agricole a prezzi più bassi, costringa gli agricoltori a svendere il prodotto addirittura sotto i costi di produzione, esplosi a causa del caro energia e degli incrementi di concimi e mangimi”.

L’Ucraina, secondo i dati Coldiretti, ha un ruolo importante anche sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5° posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo) mentre la Russia è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale.

L’Italia, secondo l’analisi Coldiretti, importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, con l’Ucraina che è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20%.

“Con la novità della guerra è altamente probabile che diversi prezzi, pur non direttamente coinvolti dall’invasione, schizzeranno in alto: alla richiesta del consumatore, il dettagliante è probabile che ci risponderà è la guerra… anche se sono le arance che vengono dalla Sicilia o il grano che arriva dal Canada -interviene François-Marie Arouet dell'Associazione Diritti Utenti e Consumatori- In situazioni del genere i furbi e le canaglie non demordono, ma si perfezionano. Per difendersi e individuare i profittatori:

  • non accettare passivamente l’aumento di un prodotto o servizio, non rassegnarsi alle spiegazioni del dettagliante e verificare presso altri negozi, segnalando ovunque, anche sui media e i social, ciò che sta accadendo, sì da punire il profittare con la principale arma del consumatore: il non-acquisto!
  • verificare, soprattutto nella grande distribuzione, se si verificano pratiche commerciali scorrette (per esempio: prezzi garantiti bloccati per tot tempo che invece cambiano).

    Pratiche commerciali scorrette anche per eventuali cartelli di prezzi: aumenti nello stesso momento degli stessi prodotti pur in catene diverse. E di conseguenza segnalare all’Antitrust e denunciare pubblicamente.

Insomma, l’invasione russa è in corso, ma non è detto che dobbiamo pagarla anche oltre il dovuto”.

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