Da un foglio A3 apposto simbolicamente nel Giorno del Ricordo del 2022 alla targa di marmo scoperta oggi. Si è svolta stamani la cerimonia di scoprimento della targa commemorativa nel complesso di Sant'Orsola, di proprietà della Città Metropolitana di Firenze, che ricorderà i 580 profughi istriani che lì trovarono accoglienza dopo l'esodo che si verificò a partire dalla fine della seconda guerra mondiale e negli anni successivi.
“Siamo esuli fiumani, istriani e dalmati attraverso confini di odio e di morte. Siamo case strappate, uomini donne e bambini costretti a diventare stranieri. Ora siamo libertà ritrovata che ricorda che siamo stati e sempre saremo italiani”. Questo il testo della lapide.
Presenti il consigliere della Metrocittà con delega alla Memoria Carlo Boni, l'Assessora Caterina Biti del Comune di Firenze, Daniela Velli Presidente del Comitato ANVGD Firenze e Mirco Rufilli Presidente del Quartiere 1.
Così l'intervento del Consigliere della Metrocittà con delega alla Memoria Carlo Boni: "Porto il saluto della Città Metropolitana in questo giorno e in questa iniziativa che ci riportano a quel periodo storico che tanto ha segnato il nostro continente e le nostre popolazioni. Credo che il giorno del ricordo, istituito con legge nazionale, così come altri momenti di memoria servano soprattutto a questo, a ricordare la sofferenza e la barbarie che le guerre producono.
Il confine orientale da questo punto di vista credo sia stato uno dei più toccati e oggi accogliamo con grande gioia la volontà delle città di Gorizia e Nova Gorica di divenire insieme prima capitale transfrontaliera della Cultura Europea. Le parole di Mattarella danno speranza e fiducia e ci dicono che la riappacificazione e la convivenza sono possibili e contrastano quel sentimento di odio e il rinnovato nazionalismo che sta dietro anche al vile sfregio di Bassovizza.
No border less è il motto delle due città, che sta a significare viaggiamo uniti nella nostra cara e amata Europa, nata dalle macerie della guerra per fare in modo che quello che era successo non riaccadesse più. Oggi qui l'amministrazione comunale ha voluto apporre questa targa che ci parla di memoria, che richiama un momento storico tragico un esodo forzato, quello giuliano dalmata, ma ci ricorda anche come questa città ha saputo accogliere. Ci ricorda come Firenze dal dopoguerra in poi grazie alla propria storia culturale e alle proprie risorse umane, alle amministrazioni è riuscita a diventare un cantiere sociale, quel cantiere che con il Sindaco La Pira la fa diventare definitivamente città di pace e di accoglienza.
Oggi il ricordo oltre a commemorare le innocenti vittime civili, le fatiche e le difficoltà degli esodati, ci serve anche a questo a riaccendere la speranza qui in questa città: Firenze, e con lei tutti i comuni metropolitani, può e deve essere ancora una volta protagonista nella costruzione della pace e nel porgere mano a chi ha bisogno di aiuto. Credo che oggi a Sant'Orsola lo ribadiamo con forza".
Assessora Caterina Biti del Comune di Firenze: "Noi dobbiamo impegnarci perché quegli eventi ci insegnino e non ci portino di nuovo sulla cattiva strada, come alcune persone che vogliono infangare quella memoria, rinnegare quello che è stato, raccontare una storia diversa da quello che è avvenuto: dobbiamo sempre tenere alta l'attenzione e impegnarci perché il giorno di ricordo renda memoria a tutte le persone o uccise barbaramente o che sono dovute scappare da quei territori, affinché trovino il ricordo che meritano".
La curatrice del futuro museo sant'Orsola Morgane Lacquet Laforgue ha affermato: "Il museo nasce attorno ad un luogo legato alla storia di Firenze e non solo, con la missione di preservarne e valorizzarne la memoria. Il museo sant'Orsola sarà uno dei luoghi del ricordo e parteciperà alla trasmissione della memoria di quel periodo in cui è stato per decenni un centro di accoglienza dei profughi. Insieme all'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia stiamo formulando una convenzione di partenariato".
Commossa nel ricordo Daniela Velli, presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia per il comitato provinciale di Firenze e consigliera nazionale, che racconta: "Questa iniziativa è molto importante, attendevamo questo momento da molti anni.
La targa era stata approvata dal 2019 e poi nel 2023, durante la prolusione in Palazzo Vecchio, chiesi che questa targa fosse affissa definitivamente in Sant'Orsola in memoria degli esuli che transitarono da questo ex convento diventato centro di raccolta profughi dal 1945 al 1955 e che ospitò 580 esuli che portarono qui le loro famiglie divisi con pareti di cartone, di coperte e qui in poco spazio vissero, uno spazio della loro vita per ricostruirla dopo l'esodo.
È stata una battaglia difficile, la legge del 2004 se pur tardiva ha finalmente riconosciuto questa storia. Però c'è un prima, un dopo e un adesso e adesso è un momento importante perché finalmente l'opinione pubblica è a conoscenza di questa storia, lo vediamo dai media. Non è il caso di rivendicare nulla, questo è un momento per andare avanti, abbattere quei muri che purtroppo sono stati costruiti dall'ideologia, dalla strumentalizzazione politica di questa vicenda storica.
Abbattere il muro del silenzio e costruire ponti è la cosa importante, per far conoscere e diffondere la nostra storia dell'esodo, delle foibe e della più complessa vicenda della frontiera adriatica e costruire ponti anche con quella civiltà che è rimasta oltre confine ovvero con la comunità italiana al di là del confine. L'adesso di oggi è l'esperienza di Nova Gorica e Gorizia - Capitale europea della cultura 2025 e che questa possa rappresentare un inizio per una riconciliazione".
Il consigliere e vicepresidente del Consiglio Alessandro Draghi, presente oggi alla cerimonia insieme al Sen. Paolo Marcheschi, il coordinatore cittadino Jacopo Cellai, la capogruppo Angela Sirello e il consigliere Giovanni Gandolfo di Fratelli d’Italia esprime tutta la sua soddisfazione: “Una battaglia, la nostra – spiega – che viene da lontano, ma oggi possiamo finalmente dire di aver vinto, non per noi, ma per restituire onore a tutti quegli italiani che trovarono rifugio a Sant’Orsola dopo essere sfuggiti agli infoibatori titini”.
"Oggi, 10 febbraio, si celebra il Giorno del Ricordo, istituito con la legge 92 del 30 marzo 2004, per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata. Una giornata di riflessione e memoria, fondamentale per onorare il sacrificio di migliaia di italiani che subirono violenze, persecuzioni ed espulsioni forzate dalle loro terre, in un dramma storico troppo a lungo taciuto. È con rammarico che constatiamo come, quest’anno, nel Quartiere 3 non sia stato organizzato alcun evento istituzionale per ricordare questa tragedia nazionale.
Nelle passate consiliature, grazie all’impegno di chi sapeva fare politica senza pregiudizi, con rispetto e buon senso, si erano sempre svolte commemorazioni coinvolgendo anche le scuole del territorio. Quest’anno, invece, si è preferito delegare il compito alle associazioni, rinunciando ad un ruolo attivo e responsabile. Una scelta che consideriamo inaccettabile" afferma la consigliera del Quartiere 3, Barbara Nannucci.
"Il Giorno del Ricordo - prosegue Nannucci - non è solo una ricorrenza formale, ma un dovere morale e istituzionale. Dimenticare o minimizzare quanto accaduto significa infliggere un’ulteriore ingiustizia alle vittime e ai loro discendenti. Ricordare è un dovere verso chi fu massacrato nelle foibe, verso gli esuli costretti a lasciare tutto per rimanere italiani, verso chi, dopo la fuga, subì anche l’umiliazione dei campi profughi".
"Le istituzioni - conclude Nannucci - hanno il compito di preservare la memoria storica e di trasmetterla alle nuove generazioni, affinché tragedie simili non si ripetano. Per questo, continueremo a batterci affinché il Giorno del Ricordo sia sempre celebrato con la solennità e il rispetto che merita".
A Empoli le bandiere tricolore degli edifici comunali sono state listate a lutto. La solennità di questo Giorno è stata istituita nel 2004 per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati nel Secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
"Negli anni da presidente del Consiglio comunale con delega alla Memoria, e ancor prima da presidente dell'Aned Empolese Valdelsa, - spiega il sindaco Alessio Mantellassi - ho ritenuto giusto e doveroso voltare lo sguardo verso la tragedia delle foibe, le famiglie di istriani, fiumani e dalmati che persero i loro cari nel conflitto sul confine orientale. La memoria, in questo caso testimonianza di eventi devastanti che cambiarono per sempre il nostro Paese nel percorso verso la democrazia e la libertà, deve essere condivisa, come ben sottolinea l'Aned.
Ma non può essere fatto in modo semplicistico, non può essere usata per volontà politiche di parte, non può parlare solo a una parte. Come Comune, da anni promuoviamo il percorso di Investire in Democrazia all'interno delle scuole, come attività prolungata nel tempo che permette la riflessione e l'elaborazione delle vicende belliche che hanno portato alla nascita e allo sviluppo della Repubblica Italiana per come la conosciamo".
Il Comune di Empoli non ha dimenticato, non dimentica e rinnova sostegno e impegno a ricordare quelle vittime all’interno dell’organo più importante della vita istituzionale di questa città: il Consiglio comunale. Nella prossima seduta verrà osservato un minuto di silenzio.
“Il Giorno del Ricordo sia un momento di cordoglio e di approfondimento di una tragedia che ha subito eccessive strumentalizzazioni nel corso degli anni – afferma il consigliere comunale Raffaele Donati con delega alla Cultura della Memoria - che non rendono giustizia agli istriani, fiumani e dalmati costretti nel dopoguerra all'esilio forzato dalle loro terre. Quello che è successo a Basovizza, la vandalizzazione della foiba avvenuta proprio a pochi giorni da questa importante giornata, ci pone davanti alla necessità di farne finalmente una memoria condivisa, per conoscere a tutto tondo quello che accade sul confine orientale nel secolo scorso”.