Alluvione di Firenze del 1966: in 300 a ricordare "Amici miei"e riscoprire i luoghi dei film

Anche la Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino partecipa alle manifestazioni. Sul palco del Cestello il copione di Oreste Pelagatti con la regia di Marco Predieri

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 novembre 2016 22:22
Alluvione di Firenze del 1966: in 300 a ricordare

Si sono ritrovati in 300 nonostante la pioggia per riscoprire i luoghi che furono il set delle riprese della serie cult “Amici miei” di Mario Monicelli. Ieri a Firenze si è tenuto il primo raduno dei fan, arrivati anche da Catania, Trento e Udine, dal titolo “Amici Miei - Alluvionati dentro”. L'iniziativa è stata organizzata proprio a ridosso dell’anniversario dei 50 anni dell’alluvione di Firenze del 1966, evento che fu raccontato attraverso diverse scene all’interno del secondo atto. L'evento è stato ideato e promosso dai curatori della pagina facebook “Conte Raffaello 'Lello' Mascetti” con la collaborazione dell'emittente Radio Firenze, che ha riproposto on air i dialoghi cult dei film e dell'associazione di guide turistiche 'Tre passi per Firenze” che ha condotto i partecipanti per i luoghi che hanno fatto da scenario nelle storiche 'zingarate' dei quattro inseparabili amici. Il tour è cominciato nel pomeriggio sotto la pioggia con ritrovo al Piazzale Michelangelo dove, ad aspettare i fan, anche un esemplare della mitica Fiat 125, l'auto del Melandri usata per le zingarate dei quattro amici. Il tour è proseguito al cimitero delle Porte Sante, poi una visita allo storico Bar Necchi, (abituale ritrovo per le partenze delle “zingarate”), fino a giungere a Santo Spirito (luogo dell’ultimo congedo al Perozzi).

Al cinema Spazio Alfieri, sold out per l'occasione, la proiezione dell'atto II della trilogia dopo un aperitivo a base di 'birra Mascetti'. Alla proiezione del film anche Enio Drovandi (il vigile nella scena del signor Becchi a Pisa) e Renato Cecchetto (alias Augusto Verdirame da Brescia).

Fino a domenica 13 novembre (con esclusione di lunedì 8 e martedì 9) torna sul palco del Cestello di Firenze, per i 50 anni dall’Alluvione, la commedia di Pelagatti “4 novembre 1966, aiuto l’alluvione”. Appuntamento immancabile per il teatro affacciato sull’Arno che aperto nei primi anni del Novecento, con un breve stop per la seconda guerra mondiale, chiuse solo a causa della grande inondazione del 1966 che lo costrinse a un silenzio ventennale. In riva all’Arno il piccolo teatro popolare fu letteralmente sepolto dal fango e per ritrovarlo i fiorentini dovettero aspettare la riapertura nella metà degli anni ottanta.

Così in ogni decennale da quel quattro novembre la sala di San Frediano ha preso come appuntamento fisso la commedia di Oreste Pelagatti, suo storico direttore, “4 novembre 1966, aiuto l’alluvione”, nella quale l’autore, pescarese d’origine, ma fiorentino d’adozione, traccia un brillante quadro, tra dramma e ironia, della notte in cui la città fu sorpresa dai flutti impetuosi del fiume. Immancabile dunque in questo cinquantesimo anniversario una nuova edizione, prodotta dalla Compagnia Stabile Cenacolo dei Giovani e firmata alla regia da Marco Predieri.

In scena tre famiglie di colori politici e “anagrafici” diversi, sullo sfondo delle beghe condominiali il contesto storico dell’epoca, con i giovani che già mostrano il fermento d’avvicinamento al ’68 e su tutto l’irrompere del dramma, l’inondazione, che portò con sé distruzione e lutti ma tirò fuori anche lo spirito più autentico e la forza della città e della gente bagnata dall’Arno. Irrinunciabile per i fiorentini, anche nelle ore più buie, la battuta e lo spirito ironico, vero e proprio salvagente per non cedere allo sconforto.

“4 novembre 1966, aiuto l’alluvione” dunque è una commedia, con la sua buona dose di imprevedibile e brillante comicità, come imprevedibilmente comica del resto è la grande commedia della vita, con un pizzico di nostalgico bianco e nero e un lampo imprevisto di colore: l’arrivo, portato dalla piena, di un ospite pronto, anzi pronta, a generare ulteriore … movimento in casa Bianchi! Info e prenotazioni 055.294609prenotazioni@teatrocestello.it.

La Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino partecipa doverosamente alle celebrazioni per anniversario della tragedia che colpì Firenze il 4 novembre 1966 e lo fa allestendo una mostra fotografica e di oggetti che sarà ospitata presso la Sala Vetri del Foyer di platea dal 5 al 27 novembre 2016. La mostra è curata da Moreno Bucci con la collaborazione di Annalena Aranguren. Il Teatro Comunale di allora, a poche decine di metri dall'argine, è colpito dall'alluvione, la platea, più bassa rispetto al livello stradale, è coperta di fango.

I danni sono ingenti: il palcoscenico è rovinato, strumenti musicali e vestiti di scena sono stati ingoiati dal fango, il grande organo da concerti è stato demolito dalla furia delle acque. Documenti, materiale di archivio e oggetti sistemati negli scantinati sono persi per sempre, altri per fortuna sono recuperati. L’istituzione fu colpita molto seriamente al pari di tutte le altre in città ma si rialzò in breve tempo, la prima fra tutte, divenendo il simbolo della rinascita di tutta Firenze. La mostra espone fotografie originali che mostrano i danni subiti dal Teatro Comunale di Firenze a causa dell’alluvione.

Sono inoltre esposti i figurini ancora con i segni dell’alluvione di Georges Wakhévitch per La sposa sorteggiata di Ferruccio Busoni al Maggio Musicale Fiorentino 1966 e i costumi e i gioielli di scena donati, a seguito dell’alluvione, da Ebe Stignani come atto di amore nei confronti del teatro dove tanto aveva cantato. Due pareti sono dedicate alla serata del 27 novembre che segnò la riapertura dopo solo 23 giorni del Teatro Comunale di Firenze, prima istituzione fiorentina a risorgere dal disastro, con L’ Incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi.

La musica riuscì ad essere il faro della rinascita di una intera comunità. Per la mostra allestita nella sala vetri del foyer di platea l’artista Giulio Paolini, usando una foto diventata iconica di un frac tutto imbrattato di fango di un professore d’orchestra, ha creato l’immagine simbolo di questo evento che sarà anch’essa in mostra. L’Opera di Firenze, si unisce a tutte le altre Istituzioni e realtà cittadine nelle celebrazione di questo evento ed è per questo che la Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ha ritenuto giusto, il 27 novembre 2016 alle ore 21, di aprire il teatro per una concerto offerto alla città e ai cittadini.

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