Fiorentina, un mercato a dir poco sconcertante

Faraoni e Belotti uniche entrate, ma serviva un esterno: non porta a nulla la triste telenovela Gudmundsson

Paolo
Paolo Pellegrini
01 febbraio 2024 23:34
Fiorentina, un mercato a dir poco sconcertante

Sconcerto? Rabbia? Incredulità? A guardare bene, non lo so neppure io. Di certo, so che il primo voto che ho dato al mercato di gennaio della Fiorentina su un sito del tifo è stato 3. Ma solo perché da 0 a 2 non c’era. E so che sono rimato allibito alla prima battut assurda che ho letto in risposta alla mia critica social: “un'annetto (l’apostrofo non è mio, ndr) comprensivo di spalature di neve a Gubbio farebbe bene a tanti”.

Sì, forse in primo luogo alla proprietà e alla dirigenza viola. E qui sgombro subito il campo da un’altra idiozia: non mi curo, assolutamente di chi scrive “bellini a fare i furbi con i soldi degli altri”. No. Rispondo qui, poi stop. Se scegli come mestiere di comprare e fare il presidente e il direttore generale e la dirigenza di una squadra di serie A che oltretutto ha una storia e che oltretutto ha un pubblico appassionatissimo e che oltretutto proclami di voler lanciare e rilanciare verso traguardi & traguardi, e osi perfino nominare la Champions, ebbene hai il dovere morale di fare di tutto per migliorarla sempre.

Con i soldi che hai scelto di metterci tu, cari i miei boccaloni da tastiera. Chi ha scelto di metterceli, deve metterceli. Punto.

E invece. E invece eccoci davanti a un tabellone di chiusura del mercato della Fiorentina che suona quantomeno stonato, per non dire triste e squallido. E’ vero, dopo la botta con l’Inter Italiano l’aveva anticipato, “cosa si aspetta dal mercato?”, “niente”, era stata la risposta, a dire il vero anche un tantinello incazzata. E infatti. In entrata: Faraoni e Belotti (prestito). In uscita: Mina (definitivo, la meteora), Pierozzi, Amatucci e Krastev (solo cambio di maglia, era già fuori) in prestito. Tutto qua, malgrado le telenovele (Gudmundsson) e i tentativi maldestri (Gudmundsson), malgrado i ri-proclami, malgrado l’evidenza dei fatti. Che, ahimé, era preconizzata già e abbondantemente profetizzata nelle ripetute parole del Verbo del Frigo Pieno.

Così, la squadra è perfino più debole di prima, ora. Perché c’era un esterno in più, Brekalo. Che ha combinato poco – male utilizzato? poco utilizzato – ma almeno c’era. Dice: ma è arrivato un centravanti, uno che il senso dell’area di rigore ce l’ha. Belotti Andrea, anni trenta. Score recenti: al Torino in 7 anni 232 partite giocate, 100 gol segnati, 1 ogni 2 partite e mezza, insomma 2 ogni 5; alla Roma 45 partite (titolare o subentrato), gol TRE, uno ogni QUINDICI (in Nazionale, in 6 anni 44 volte in campo, 12 gol).

Discese di rendimento preoccupante. Eppoi: potrà esser utile? Con il “gioco” attuale della Fiorentina? Ci vogliono esterni che la buttano dentro, ma: fascia destra, Ikoné dà sempre palla indietro o raramente si accentra per cercare di concludere lui; Nico Gonzalez, pure il più tecnico di tutti, difficilmente gioca palla per il compagno in mezzo, quasi sempre per sé; corsi sinistra, Sottil grandi strappi ma arrivato in fondo boh, chiedetegli dove si trova e cosa ci sta a fare, Kouamé gran duttilità e gran cuore ma tecnica percaritadiddio, liti con il pallone frequentissime.

Dunque, c’era da cercare un esterno. Telenovela Gudmundsson. Figura cacina. Serve? Si va, si prende. Costa? Sì, ma serve. Invece poi adducendo la scusa del tira-e-molla con il Genoa si balbetterà che non si è fatto in tempo a guardarsi in giro nemmeno per soluzioni alternative. Già, perché ci si riduce all’ultima mezza giornata, ovvio, altrimenti come si farebbe dopo a giustificarsi? Così saltano i Ruben Vargas, i Ramazani e compagnia cantando. Intanto però si è preso Belotti, che, ricordiamolo, non si sa quanto servirà, e si ammucchia uno in più nello spogliatoio: ma si è preso per alleggerire i costi della Roma, che così per pochi sghei, leggi appena una decina di milioni, si è portata a casa Baldanzi, In pratica, gli abbiamo spianato la strada per prendere il giocatore che più faceva comodo qua.

Vice e post-Bonaventura assicurato, perché già Jack pare nervosetto seppure gran professionista; eppoi con chi lo cambi? Barak? Fatemi il piacere, con tutto l’affetto per i gol della stagione passata, dopo il malanno non pare essere più il solito, e sulle doti tecniche stendiamo veli pietosi. Infantino? Eh già, doveva esser quello il suo identikit; ma Italiano l’ha buttato allo sbaraglio un paio di volte da esterno, e comunque se ci sta saette giorni su sette e non lo “vede, un motivo ci sarà.

E intanto continua a mancare il centrocampista di gamba rapida - Amatucci forse poteva esser perfino utile - e il gioco (diciamo, vai, ma è generosità) seguita a stagnare, mai un affondo, mai un contropiede rapido. E di più, Arthur comincia a sentire limiti fisici, e Minot Maghetto Lopez pare pesce fuor d’acqua. Là dietro, ridicola vicenda di Yerry Mina. Arrivato mezzo rotto, in campo raramente, una volta buttato in un finale concitato a fare il centravanti perché col capo arriva tra le nuvole, una volta in difesa capace di atrocità inenarrabili. Prima occasione, gennaio, sbolognato al Cagliari in via definitiva, insomma addio senza rancor. Doveva andarci pure Barak al Cagliari ma solo “se arriva un esterno”, l’esterno non è arrivato, Antonin BelliCapelli resta lì, a far che non si sa, anzi si sa e non è un bel sapere.

Finito? Quasi. Perché c’è da guardare avanti. C’è la Conferenze, c’è la Coppitalia, c’è da inseguire qualche sogno (non so di che e di chi…) ma c’è da chiedersi: e se Italiano per ovviare ad altre lacune avesse forzato troppo la preparazione atletica? Arthur fa dubitare, chissà se usciranno altri casi. E la coperta… Ma va bene così, i soliti Verbi troveranno mille giustifiche, però viene in mente atrocemente che il Verbo del Frigo Pieno una volta confidò a un amico (mio) “i fiorentini non meritano nulla, era meglio se si comprava la Juventus”. Poerannòi, si dice da queste parti. E vedrai che ci tocca rimpiangere Brekalo. Sì, vai, da zero a 2.

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