Finita l'occupazione del Liceo Artistico di Porta Romana

Ne dà notizia la Preside Anna Maria Addabbo. Lo spettro della Marcia dei 40.000 sull'annunciata assemblea degli studenti contrari alla protesta

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 novembre 2015 22:50
Finita l'occupazione del Liceo Artistico di Porta Romana

Domani il portone della scuola sarà riaperto. Il Dirigente Scolastico non potrà accogliere allievi, docenti e personale, perché alla Camera dei Deputati per la nascita della rete nazionale dei Licei Artistici. "L'occupazione è finita -annuncia la Prof.ssa Anna Maria Addabbo, Preside del Liceo Artistico di Porta Romana e Sesto- ma ora è necessario operare per ristabilire gli equilibri, per sanare le spaccature, perché l'autorevolezza vinca sulla rabbia, l'impegno sull'indifferenza, la serietà sul lassismo, l'immagine autentica della scuola sulle accuse denigratorie".

L'occupazione di alcuni alunni diventata un caso nazionale stava facendo discutere i giornali, i genitori, e gli addetti ai lavori. Per domani era stata convocata un'assemblea spontanea degli studenti del Liceo Artistico di Porta Romana e della succursale di Sesto Fiorentino, per prendere le distanze dagli eventi accaduti e i danni. Evidentemente il timore che l'eventuale alta partecipazione all'assemblea di domani potesse manifestare l'occupazione in corso come il frutto di una minoranza di facinorosi, senza un programma preciso, ma molto ben consigliati da qualche adulto estremista, ha indotto gli animatori a interrompere la "rivolta" per non correre rischi.

Evidentemente anche tra l'estrema sinistra è ben presente lo spettro della così detta Marcia dei 40.000, quella con cui impiegati e quadri della FIAT scesero in piazza nell'autunno del 1980 per protestare contro le violente forme di picchettaggio che impedivano di entrare in fabbrica a lavorare da 35 giorni. La manifestazione di Torino, secondo l'analisi di molti storici, segnò un punto di svolta nelle relazioni sindacali: il sindacato a breve capitolò e chiuse la vertenza con un accordo favorevole alla casa automobilistica, iniziando una progressiva perdita di potere ed influenza che si protrasse per tutti gli anni ottanta non solo alla FIAT ma nell'intero Paese.

In evidenza