Empoli "in portu", ma anche un po’ "emporium"

A 900 anni dall’incastellamento della città, nel volume edito da Olschki, a cura di Francesco Salvestrini

Nicola
Nicola Novelli
22 novembre 2020 09:32
Empoli

EMPOLI- Perché e come nasce una città? A questa domanda prova a dare una risposta il nuovo volume della collana di Studi sulle abbazie storiche e ordini religiosi della Toscana. “Empoli, 900 anni, nascita e formazione di un grande castello medievale, 1119-2019” raccoglie gli atti dell’omonimo convegno tenutosi al Cenacolo degli Agostiniani il 28 e 29 marzo 2019. Il libro, pubblicato da Leo S. Olschki editore, con il contributo della Società storica empolese, è curato da Francesco Salvestrini, coordinatore scientifico del convegno.

In oltre 250 pagine, 60 figure e 16 tavole fotografiche a colori, il volume raccoglie le attuali conoscenze sull’incastellamento dell’antica pieve di Sant’Andrea a Empoli (1119) e sulla storia empolese circostante. I saggi sono dedicati alle dinamiche insediative (in particolare con la relazione di Maria Luisa Ceccarelli Lemut), allo sviluppo dell’assetto urbanistico (con la relazione di Marco Frati Walter Maiuri), alle basi dell’economia (con la relazione di Fausto Berti), al ruolo della pieve collegiata e agli enti ecclesiastici (con le relazioni di Salvestrini e di Guido Tigler), all’evoluzione dalla preminenza dei nuclei signorili –Alberto Malavolti, Simone Collavini e Maria Elena Cortese approfondiscono la storia delle famiglie dei conti Guidi, Alberti e Cadolingi– alla crescita del comune sotto il controllo di Firenze.

Il tutto senza trascurare la vita culturale e le espressioni artistiche e architettoniche emerse dall’antichità al XIV secolo, grazie ai contributi di Alessandro Naldi, Andrea De Marchi e Stella Sonia Chiodo.

Dunque, dopo l’anno 1000 Empoli rinasce. Come accade ovunque nell’Europa di quell’epoca, la ripresa dei traffici commerciali richiede centri urbani strutturati per il controllo delle reti di trasporto. Ed Empoli, lo sapevano bene gli antichi (come testimoniano i numerosi reperti di epoca romana e tardo antica) si trova in una posizione strategica. Per comprenderlo si deve immaginare in quali condizioni si trovasse la piana dell’Arno. Terminata l’età imperiale infatti le pianure erano tornate a impaludarsi, perché i fiumi naturalmente si dividevano in più rami. E’ il caso dell’Arno in area empolese, dove zone asciutte si alternavano ad acquitrini e laghetti, tanto che gli abitati si erano addensati sulle colline vicine. Eccezione fatta per il guado di Empoli, dove la costa fluviale più alta e lo sdoppiamento del corso, che creava una vera e propria isola (cancellata solo dalla bonifica moderna), favoriva un transito particolarmente agevole.

Gli approfondimenti offerti dagli autori prendono spunto proprio dalla peculiarità di questo castello, edificato in baricentro tra Valdarno e Valdelsa, presso la via Romea e l’arteria navigabile. Empoli era in una posizione ideale per fare sosta con un imbarcazione che dalla foce dell’Arno fosse diretta a Firenze. Quell’isola accoglieva probabilmente un porto fluviale, dove si era sviluppata una comunità di carpentieri in grado di riparare e costruire le barche, una tradizione che sopravvive ancora oggi a poche centinaia di metri di distanza, a Limite sull’Arno. E dove erano disponibili esperti piloti locali, pronti condurre la navigazione in un tratto complesso come doveva essere quello tra Montelupo e la piana fiorentina. Dunque quell’In portu, con cui i romani denominavano la località, origine del nome Empoli.

Ma su un crocevia del trasporto commerciale è possibile che si fosse sviluppato anche un mercato? Quell’Emporium, errore etimologico, trova tuttavia una conferma funzionale? All’incrocio tra la principale via fluviale della Toscana con una derivazione della via Francigena, che dal senese scavalcava l’Arno ai piedi del Montalbano, per guadagnare una via sicura verso l’Appennino, è probabile che si fosse sviluppato anche un mercato. Di merci dovevano transitarcene tante su quel crocevia. Basti pensare, solo per fare un esempio, al marmo di Carrara, che arrivava a Firenze lungo il fiume. Ecco la necessità di difendere e controllare il territorio con l’edificazione di un castello, in cui raccogliere gli abitanti del territorio circostante, a presidio degli importanti traffici economici. E che nei secoli successivi si sarebbe sviluppato come primo baluardo l’espansione e della gloria fiorentina su tutta la Toscana.

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