La capacità di alcuni capoluoghi di proiettarsi verso un nuovo modello urbano - più sano, più vivibile, più accessibile, più efficiente, più moderno - emerge nitidamente dall’insieme dei dati di Ecosistema Urbano 2017 di Legambiente, l’annuale rapporto sulle performance ambientali delle città capoluogo realizzato con il contributo scientifico dell’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e la collaborazione editoriale de Il Sole 24 Ore.
Luci e ombre anche sulle città toscane che eccellono in alcuni indicatori del rapporto e devono fare molti passi avanti in altri. A parte qualche eco/performance di primato nazionale, come nel caso di Siena (per le piccole città) che primeggia nel trasporto pubblico locale ed esempi virtuosi come Firenze per mobilità nuova, sharing mobility la strada è ancora lunga. Nel complesso abbiamo una buona presenza di isole pedonali, gli alberi, un buon trasporto pubblico nella domanda e nell'offerta, bassi consumi di acqua, ed una sufficiente qualità dell'aria ma ci sono ancora molti aspetti da migliorare quali l'allarme rosso per la produzione dei rifiuti, le dispersioni della rete idrica, i consumi energetici, l'elevato numero di motocicli circolanti e il tasso di incidentalità stradale.
Pisa (37° nazionale) è prima a livello regionale, seguita da Siena (44°), Arezzo (48°), Firenze (51°), Lucca (55°), il resto delle città sono quasi tutte in fondo classifica.
“Ci aspettavamo di più dalla Toscana – dichiara Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana – non foss’altro per le qualità endogene delle sue matrici territoriali. Purtroppo invece, al di là di qualche lodevole performance sui nuovi sistemi di mobilità (Car sharing, Bike sharing e TPL) il quadro generale non può che essere definito mediocre, con 5 città su 10 addirittura sotto la sufficienza (< 50%)”.
In Ecosistema Urbano il punteggio viene assegnato sulla base dei risultati qualitativi nei 16 indicatori considerati dal rapporto che coprono sei principali tematiche: aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia.
Dando, invece, uno sguardo complessivo, il quadro che emerge è il seguente. Sul fronte aria per una visione d’insieme della qualità dell’aria, le città sono state divise in cinque classi: nella prima, la migliore, compaiono quelle che rispettano tutti i valori guida OMS - più restrittivi rispetto alle norme UE - per Pm10, Pm2,5 e NO2. Nell’ultima compaiono invece i centri urbani che superano per almeno due parametri i limiti della normativa comunitaria sia per Pm10 e Pm2,5 che per NO2 e O3.Troviamo una buona qualità dell’aria a Grosseto, sufficiente ad Arezzo, Pisa, Pistoia e Siena mentre insufficiente per le altre.
Per il biossido di azoto, dove almeno una centralina ha registrato medie annue superiori ai 40 microgrammi/mc Firenze scavalca il limite di oltre il 50% in almeno una centralina. Per il rumore, invece, non ci sono dati pubblici aggiornati sufficienti per un confronto e una valutazione approfondita. La legge quadro sull’inquinamento acustico del 1995 ha previsto l’obbligo per i Comuni di realizzare un piano di classificazione acustica del proprio territorio, prologo delle necessarie azioni di risanamento.
Dopo 20 anni c’è ancora un 75% dei Comuni che non solo non ha abbassato il rumore, ma non ha nemmeno approvato il piano. Legambiente nel 2017 ha riscontrato eccessivi livelli di rumorosità nell’80% dei rilevamenti effettuati in 11 città campione. Nei centri urbani con più di 250mila abitanti l’analisi dell’evoluzione delle concentrazioni medie annue di Pm10 tra il 2016 e il 2012 conferma questo trend, con cali dei valori consistenti a Firenze tra le città toscane.
Si tende a considerare fisiologica una dispersione idrica inferiore al 10-15% dell’acqua immessa in rete. Il dato sulla dispersione dell’acqua nei capoluoghi toscani conferma la seguente situazione: tra il 20 e 35% ci sono le città di Siena, Livorno, Arezzo, Firenze, Pistoia e Lucca. Oltre il 35% Prato e Grosseto.
Nel 2016 si è registrato a livello nazionale un incremento del +2,27% della raccolta differenziata passata dal 45,15% del 2015 al 47,42% del 2016. Per la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti si registra un valore che fa posizione le città toscane al di sotto della media: a parte Lucca, infatti, tutte le altre appartengono alle classi insufficienti e scarse. Nel 2016 la produzione pro capite di rifiuti urbani nei comuni capoluogo varia da 366 kg/anno a 799 kg/anno, con una media di 536 kg che torna a crescere rispetto all’anno precedente (530 kg). Tra le 14 città che superano i 650 kg/abitante/anno, due sono della Toscana dove ogni abitante produce più di 2 chili al giorno: Massa, Pisa.
Le politiche di mobilità mostrano invece in Toscana un trasporto pubblico efficiente sia nella domanda che nell'offerta, con il primato di Siena a livello nazionale tra le piccole città e Firenze settima tra le grandi. Tutte le altre città, ad eccezione di Grosseto annoverata tra le peggiori, sono nella media. Positivi, anche, i risultati della tranvia di Firenze che trasporta 13 milioni di persone l’anno.
Ci sono poi diversi centri urbani che cominciano a praticare forme di mobilità nuova: a Firenze, Pisa più del 50% degli abitanti cammina, pedala, usa i mezzi pubblici.La sharing mobility è una realtà per un milione di italiani. Firenze tra le città con la maggiore offerta di mobilità condivisa. L’estensione delle isole pedonali nei Comuni capoluogo, negli ultimi tre anni di rilevazione, risulta stabile intorno a 0,40m2 per abitante. Lucca e Firenze fanno parte delle 12 città più camminabili che hanno un valore almeno doppio rispetto alla media.
Se da una parte cresce la voglia di una mobilità alternativa, dall’altra in Italia l’auto resta ancora il mezzo di trasporto più ingombrante come si evince dal tasso medio di motorizzazione: 624 auto ogni 1000 abitanti. Nel nostro Paese un tasso inferiore o uguale a 500 auto per 1.000 abitanti solo a Firenze insieme ad altre poche città.
Dati lievemente incoraggianti ma ancora molto lontani da livelli ottimali arrivano dal solare termico e fotovoltaico: tra le migliori città Arezzo (4°) nella classifica.
Infine gli alberi: a quattro anni di distanza dall’approvazione della legge nazionale 10/2013 Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, soltanto il 62% dei capoluoghi è stato in grado di fornire un bilancio del numero di alberi esistenti in aree di proprietà pubblica (strade e parchi). Nonostante un tasso di risposta ancora insoddisfacente tra le 21 città che presentano una dotazione superiore a 20 alberi/100 abitanti spicca Arezzo.
Sono molte le città in cui la metà o più degli spostamenti privati vengono effettuati dai loro cittadini con mezzi a motore (auto o moto). A dimostrare invece come sia ancora lontano un livello minimo di qualità e pianificazione ci sono diversi capoluoghi in cui questa percentuale è uguale o maggiore al 75%. Per le auto circolanti in media confermano sostanzialmente i dati dello scorso anno. Ad eccezione di Firenze (4°) che viene annoverata tra le grandi città migliori e Livorno (8°), le altre superano la soglia delle 60 auto ogni 100 abitanti e sono tutte a metà o fine della lista. Ancora peggio per i motocicli ogni 100/ab dove con qualche piccola eccezione il resto sono tutte da bollino nero. Tranne che per Pistoia, altissimo e allarmante anche il tasso incidentalità stradale in quasi tutte le città toscane nello specifico a Lucca dove il numero delle vittime è di 10 ogni 100 abitanti.