Curare la scabbia a Firenze: difficoltà diagnostica, costi economici e sociali

La testimonianza di una lettrice di "Nove da Firenze": complicazioni nella cura, spese non indifferenti, segretezza su una malattia che non si può rivelare

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 marzo 2016 11:59
Curare la scabbia a Firenze: difficoltà diagnostica, costi economici e sociali

Una lettrice ha scritto a nove@nove.firenze.it, narrandoci una vicenda di ordinaria sanità dall'andamento kafkiano:

“Circa tre mesi fa - scrive - a mio figlio ventunenne comparvero bollicine sul corpo, che gli provocavano un prurito molto intenso, da svegliarlo la notte. Chiamammo il medico di famiglia che gli suggerì di andare all'ambulatorio dermatologico dello IOT (Palagi), dove il medico che lo vide gli disse che sarebbe dovuto tornare per l'esame al microscopio. Preso subito l'appuntamento, gli fu dato per otto giorni dopo. Tornato al Palagi, pagato il ticket, fu frettolosamente esaminato da un altro dermatologo, che gli fece un prelievo tramite patch su una cicatrice - esito di una bolla - al polso.

Dall'esame microscopico non risultando nulla, fu invitato a rivolgersi a un allergologo per "orticaria". Nel frattempo l'eruzione cutanea si era estesa, e gli provocava tale prurito da impedirgli di dormire. Preso appuntamento con l'allergologo (privatamente, tramite CUP l'attesa era troppo lunga), vi si è recato, gli sono stati prescritti molti esami (sangue, feci) e un antistaminico, non mutuabile, che ha preso per circa due mesi.

Con i risultati delle analisi - tutti negativi - è tornato dall'allergologo. Questi ha ipotizzato un’allergia al glutine: due settimane di dieta senza glutine. Niente di fatto. Allergia al nichel: una settimana di dieta adeguata. Nel frattempo, circa un mese fa, mio marito è andato a togliersi alcuni nei all'ospedale di Torregalli. Al dermatologo ha mostrato alcune bolle pruriginose, in tutto simili a quelle di nostro figlio, che gli erano venute un paio di giorni avanti su un braccio.

Il medico gli ha detto che sembrava scabbia e, al racconto di quanto capitava al ragazzo, si è detto incline a confermare la diagnosi. In ogni caso, bastava usare la pomata alla permetrina per tre sere di seguito e ripetere il trattamento dopo dieci giorni. Allo stesso tempo dovevamo lavare tutto quanto poteva essere entrato in contatto con lui a 90°, passare l'aspirapolvere ovunque, cambiare tutta la biancheria dei letti. Abbiamo comprato la pomata (34.50 euro a tubo, finora ne abbiamo usati una decina).

Abbiamo lavato tutto il lavabile, portato in lavanderia quello che non si poteva lavare ad alta temperatura (due lavaggi in esclusiva 100 euro), abbiamo pulito casa con il Vaporetto. Naturalmente il trattamento è stato esteso a tutta la famiglia (siamo in cinque). Una settimana dopo, anche la nonna presentava alcune bolle sul braccio, e ha fatto anche lei la profilassi e il lavaggio di tutto quello che poteva aver toccato - abiti, asciugamani, biancheria del letto, biancheria da cucina.

La cura è stata molto faticosa in termini di lavori domestici, molto costosa per medicine e spese di lavaggi e asciugature ad alta temperatura. Tutto quello che mi hanno saputo dire i medici di famiglia, il nostro e quello della nonna, è che avrebbero dovuto denunciare il caso alla ASL, che avrebbe comportato - credo - la messa in quarantena della famiglia, senza in cambio dare alcun supporto nella risoluzione del problema. Che peraltro non dev'essere nemmeno considerato tanto grave, nonostante vi siano stati articoli di giornale su "allarme scabbia", poiché pare che nessuno la sappia diagnosticare con certezza”.

La scabbia che è una malattia antica ed è causata da diverse specie di acari, è in progressivo aumento. Su Nove da Firenze abbiamo testimoniato i casi fiorentini, e la reazione da parte dei genitori oltre all'intervento del vicesindaco Cristina Giachi che ha reso note le misure emergenti di pulizia, intraprese all'interno dei plessi interessati.

A livello mondiale, dal 2009, si stima che si verifichino 300 milioni di casi di scabbia ogni anno. In Italia il numero dei casi è in aumento: si è, infatti, passati dai 2.000/3.500 casi degli anni 1989-2000 ai più di 6000 del 2015. Di questo trend in crescita è testimonianza anche la notizia, riportata un mese fa da “Il Tirreno”, che rivelava ben quaranta casi a Empoli e a Santa Croce. A testimonianza di questa emergenza anche la notizia, di poche ore fa, di un caso di scabbia all’asilo “L’Albero delle farfalle” di Stra, nell'entroterra veneziano.

Sembra evidente che la scabbia stia aumentando in tutto il paese. E come si evince anche dalla lettera della nostra lettrice, le cure possono rappresentare un problema. Perché ogni confezione di pomata costa tra i quindici e i 20 euro e spesso l’acaro “attacca” intere famiglie, che talvolta non hanno le possibilità economiche di fare la scorta di pomata, e di affrontare le spese necessarie per depurare le abitazioni e la biancheria dalla scabbia. Forse non è ancora un’emergenza scabbia, ma è un problema che le Asl dovrebbero cominciare ad affrontare, sostenendo anche economicamente chi ne è colpito, per salvaguardare la comunità dal rischio di una diffusione pandemica.

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