Crisi politica e uscita dall'Euro: già effetti negativi sull'economia toscana

A causa delle sfavorevoli condizioni dei mercati, ESTRA decide il rinvio dell’operazione di quotazione in Borsa

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 maggio 2018 14:05
Crisi politica e uscita dall'Euro: già effetti negativi sull'economia toscana

Dopo che il Presidente della Repubblica non ha firmato la nomina di. Paolo Savona a Ministro dell’Economia, sembra che la prossima campagna elettorale sarà incentrata sul tema Euro-sì/Euro-no. Una volta al governo, Lega e/o M5S, potrebbero attuare un programma sbandierato on line da Savona dove afferma che l'euro è una gabbia e che occorre un piano B di uscita, indicato nella "Guida pratica all'uscita dall'euro" da lui predisposta, e che paventa l'uscita dall'euro nel giorno di venerdì, a mercati chiusi, con il blocco delle operazioni bancarie, il che significa bancomat chiusi, la riconversione dei depositi bancari da euro in lire, con una svalutazione media del 20%.

E a maggio 2019 avranno luogo le elezioni europee. La situazione politica seria ha provocato ripercussioni già stamani sui mercati finanziari, perché gli orientamenti politici sempre più divergenti che si confrontano determinano interessi economici diretti e contrastanti per milioni di persone.

Estra S.p.A., la società di energia, servizi e ambiente con sede legale a Prato, riscontrate le sfavorevoli condizioni dei mercati finanziari ha deciso di rinviare l’operazione di quotazione in Borsa. Pertanto ha ritirato l’istanza di autorizzazione alla pubblicazione del prospetto informativo. La quotazione è stata rinviata al ripresentarsi di condizioni di mercato migliori. Estra S.p.A. conferma la volontà di perseguire l’obiettivo della quotazione e, anche in tale ottica, quello della crescita, come dimostrato dalle recenti acquisizioni nei settori della vendita e della distribuzione del gas.

"Per valutare i rischi sul risparmio derivanti dalle forti incertezze politiche di queste ore occorre entrare nelle specifiche scelte operate dalle famiglie e distinguere tra i rischi immediati e quelli attesi nel medio termine -dichiara a margine dell'Assemblea della Banca d’Italia il prof. Alessandro Carretta, ordinario di Economia degli intermediari finanziari - Università Tor Vergata di Roma- se si alzano i tassi d’interesse in Italia, a seguito di un aumento dello spread e delle altre tipologie di tassi d’interesse, paradossalmente i nostri risparmiatori percepiranno subito un effetto positivo, potendo investire subito a tassi più alti la propria liquidità disponibile, senza probabilmente valutare l’aumento del rischio.

Decisamente meno favorevoli gli effetti per chi già detiene titoli pubblici e più in generale obbligazioni, che subirebbero un calo dei prezzi che ne renderebbe meno conveniente l’eventuale vendita prima della naturale scadenza. Un discorso a parte meritano gli investimenti immobiliari che, se sostenuti da mutui e altre forme di indebitamento, subirebbero in modo diretto e immediato l’aumento dei tassi d’interesse. Nel medio termine gli investitori istituzionali - fondi e compagnie di assicurazione - che, come si è visto, gestiscono una parte consistente dei nostri risparmi, cercheranno di riposizionarsi per cogliere le opportunità derivanti da un aumento dei tassi, limitando gli effetti negativi sugli investimenti finanziari delle famiglie.

Quanto alle imprese, le cui azioni sono nei nostri portafogli, c’è da chiedersi se usciranno indenni dall’attuale fase di bassi tassi di interesse. Se immaginiamo scenari meno soft di un semplice aumento dei tassi, quali una ripresa virulenta dell’inflazione e/o l’uscita dall’area euro, emerge ancora di più il “rischio paese”: al quale i nostri risparmiatori certo non sono preparati ma al tempo stesso sono, come è naturale, fortemente esposti. In questo caso diventerebbe più difficile in prospettiva per lo Stato finanziare il debito pubblico: chi comprerà i Btp in un simile scenario, e quali rendimenti pretenderà per il proprio investimento? I nostri risparmiatori sono abitudinari, hanno convinzioni spesso non razionali e si sono rivelati in alcune occasioni influenzabili e soggetti a fenomeni di imitazione collettiva (si pensi al caso delle obbligazioni bancarie): togliere loro le poche certezze rimaste o peggio pensare che prendano decisioni improntate ad un rigore economico degno di un premio Nobel potrebbe essere molto pericoloso.

Il risparmio è alla base degli investimenti e dunque è fondamentale per lo sviluppo economico di cui abbiamo tanto bisogno. Le famiglie italiane continuano ad avere una buona propensione al risparmio, specie nel confronto con altri paesi. Anche nel 2017 la ricchezza finanziaria delle famiglie è aumentata. I nostri risparmiatori investono principalmente in liquidità (conti correnti e contanti), in titoli azionari, prodotti assicurativi e fondi comuni. Di minore rilievo, e un po’ in calo nei tempi più recenti, l’investimento in obbligazioni, che comprende anche i titoli pubblici.

Questi ultimi sono infatti detenuti per quasi un terzo circa da investitori stranieri, per lo più europei".

In caso di nuove elezioni in autunno, gli italiani si troverebbero a sostenere nel 2018 una maxi-spesa per complessivi 1,2 miliardi di euro solo per costi della politica. Lo denuncia oggi il Codacons, che fa i conti sulle ripercussioni dello stallo nella formazione del nuovo Governo per le tasche della collettività.La mancata formazione di in un esecutivo ha prodotto il blocco dei lavori parlamentari, ma Camera e Senato continuano a produrre costi immensi – spiega il Codacons – Nel dettaglio dalle ultime elezioni del 4 marzo ad oggi il Parlamento tra spese vive, compensi a dipendenti, Deputati e Senatori, e tutti gli altri costi per mantenere in vita le due camere, è costato complessivamente 379,7 milioni di euro, pur non svolgendo alcun tipo di attività.

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