COVID: alzare il livello di precauzioni nelle strutture socio-sanitarie

Centri accoglienza di bisognosi e migranti, l’allarme della Fp Cgil Firenze: “Le strutture sono inadatte, siamo preoccupati. E’ impossibile isolare gli ospiti, fare adeguate sanificazioni e mantenere distanziamenti. Servono risposte e interventi da parte delle autorità competenti”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 ottobre 2020 23:50
COVID: alzare il livello di precauzioni nelle strutture socio-sanitarie

Firenze, 14-10-2020- E’ necessario alzare il livello di allerta e di precauzioni nelle oltre 15 mila le case di riposo e i circoli diurni dove un milione di anziani vive o trascorre diverse ore della giornata e che adesso sono in prima linea per la nuova emergenza coronavirus. E’ l’allarme lanciato dall’Unione europea delle cooperative su dati del ministero dell’Interno in riferimento alla seconda ondata di Covid che sta investendo l’Italia da nord con 7 contagi su 10 che esplodono in ambito familiare rendendo sempre più a rischio i contatti con le persone anziane.

Le residenze per la terza età sono al centro di nuovi focolai – evidenzia Uecoop – con centinaia di positivi dalla Toscana alla Campania, dalle Marche al Lazio, dalla Sicilia al Friuli, dal Molise al Piemonte alla Basilicata. In questo contesto – sottolinea Uecoop – le strutture per anziani vengono messe sotto pressione dalla ripresa della pandemia sia sul fronte della tutela degli ospiti che per quella del personale che deve essere dotato di tutti gli strumenti di protezione anti contagio.

Il focolaio in una Rsa o in un centro per anziani – continua Uecoop – rischia di trasformarsi in un dramma per i nonni, per i loro parenti e per gli stessi operatori socio sanitari che li seguono ogni giorno. In una società come quella italiana dove ci sono quasi 10,5 milioni di persone con più di 70 anni – conclude Uecoop – le ultime previsioni indicano una crescita del numero degli anziani e del bisogno di assistenza sia nelle città che nei piccoli centri urbani a fronte di network familiari sempre più frammentati e in difficoltà.

"Siamo preoccupati per la diffusione del virus Covid 19 nelle strutture di accoglienza di prima e seconda soglia (emarginazione sociale, utenza in stato di disagio socioeconomico e con problematiche alloggiative) e di accoglienza migranti (Cas, Sprar e Siproimi). Strutture che si adattano con difficoltà alla presa in carico di persone in quarantena, sia dal punto di vista logistico che organizzativo -intervengono Francesco Belli e Jacopo Geirola di Fp Cgil Firenze- Gli ambienti e le modalità di accoglienza dei centri sono nella maggioranza dei casi non adatti a fronteggiare la diffusione di un virus di qualsiasi entità esso sia.

E’ impossibile isolare o normare in qualche modo lo scambio fra gli ospiti, si pensi ai centri piccoli dove le camere da letto hanno 2/3 ospiti mentre nei grandi si arriva a 6. I bagni sono uno ad appartamento nei piccoli centri, e nei grossi centri si tratta di bagni a batteria con lavandini, docce e wc negli stessi ambienti. Di solito questi bagni sono uno a piano, ma in uso anche ad ospiti di piani diversi. E’ impossibile una sanificazione accurata e continua degli ambienti. Nei grossi centri è impossibile tracciare gli spostamenti degli ospiti che si muovono da stanza a stanza per frequentare amici, scambiarsi oggetti, eccetera. Anche gli spazi mensa presentano lo stesso problema, sia dove c’è l’auto-cucina, con gli ospiti liberi di farsi da mangiare, sia dove esiste lo spazio mensa, con servizio di catering esterno; in questo caso il cibo può essere distribuito più in sicurezza, ma nel consumo è difficile che gli ospiti rispettino la distanza, mangiano insieme senza dispositivi. In tutto questo la cartellonistica multilingue, l’uso di messaggi nei cellulari ad opera di mediatori linguistici, i colloqui one-to-one, la diffusione mediatica anche nei canali in uso dalle loro comunità, il lavoro di prevenzione e informazione fatto dagli operatori dei centri non bastano. Serve un intervento delle autorità competenti, nello spiegare e far attuare con controlli le prescrizioni previste.

Un intervento volto anche a dare indicazioni precise su come isolare le persone in quarantena e, se questo non fosse possibile, su come spostarle in strutture dedicate. Serve una risposta rapida nell’effettuare test diagnostici (tamponi) e altrettanto rapidamente, in caso di positività, occorre il trasferimento in unità di quarantena appropriate (stanza singola e bagno). Serve poi una sanificazione degli ambienti straordinaria che non può essere lasciata solo agli enti gestori, che affermano di non avere risorse o non ne destinano a sufficienza. Per tutti questi motivi, crediamo che la situazione debba essere presa in carico nel più breve tempo possibile, attuando un piano di intervento simile a quelle effettuato dal Girot nelle Rsa, che ha evitato conseguenze ben più drammatiche per l’utenza e i lavoratori delle strutture residenziali".

"Siamo stati purtroppo facili profeti già ieri quando come Forza Italia abbiamo denunciato i pericoli per le Rsa durante questa seconda ondata del Virus. Oggi purtroppo le vicende della Rsa Magnolie di Firenze confermano tristemente i nostri timori. Avevamo proprio ieri sottolineato come non solo in Toscana, ma certamente anche in Toscana, fu sottovalutata la fragilità di quelle strutture e adesso anche la magistratura sta cercando di far luce sulle responsabilità per quanto accaduto.

Ebbene, dopo quella tragica esperienza, sarebbe stato ancor più grave ed inaccettabile sottovalutare di nuovo il rischio che il virus torni a mietere vittime nelle Rsa -dichiarano il Vice Presidente del Gruppo Forza Italia alla Camera dei Deputati, On. Stefano Mugnai, del Coordinatore Cittadino di Forza Italia Firenze e Capogruppo in Palazzo Vecchio, Jacopo Cellai e del Capogruppo al Quartiere 4 di Forza Italia, Davide Bisconti- Ci auguriamo che il Neo Governatore Eugenio Giani non perda altro tempo.

Giusto prevedere il blocco delle visite e tamponi più rapidi, ma nessuno dimentichi che spesso il virus entra in quelle strutture trasportato inconsapevolmente dal personale che vi lavora. Se nella scorsa primavera gli operatori delle Rsa quando tornavano a casa dal lavoro tornavano in nuclei familiari 'bloccati' dal lockdown, oggi invece tornano in nuclei familiari dove i figli vanno a scuola e fanno sport, i partner al lavoro e, seppur dovendo rispettare i protocolli di sicurezza, le persone escono di casa ed hanno una vita sociale con altrettanti frequenti contatti e quindi con occasioni di contagio molto più frequenti rispetto al marzo-aprile scorsi.

La Regione agisca subito, prima che sia troppo tardi". 

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