Convention Var Group: la Digital Transformation nelle imprese

L'innovazione prodotta dall'intelligenza artificiale, raccontata nella due giorni al Palacongressi di Riccione dal gruppo IT, nato 40 anni fa a Empoli, e oggi leader del mercato italiano di servizi tecnologici

Redazione Nove da Firenze
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16 maggio 2017 09:14
Convention Var Group: la Digital Transformation nelle imprese
Fotografie di Miriam Curatolo

RICCIONE- Quali cambiamenti sociali stanno inducendo le nuove forme di intelligenza digitale? Se ne è parlato ieri pomeriggio al Palacongressi di Riccione, durante la sessione moderata da Francesco Marino, della Convention Var Group "Inspiring Innovation".

Ormai oltre 1 miliardo e 600 milioni di dispositivi digitali sono connessi in rete, ma si calcola che tra due anno potrebbero essere il doppio. Quali fenomeni sociali produrrà questa nuova intelligenza distribuita? "La combinazione connettività/intelligenza artificiale è un cardine dello sviluppo delle reti particolarmente nelle aree urbanizzate -risponde Alberto Degradi, Infrastructure Leader Cisco Italia- ormai i processi di intelligenza artificiale trovano spazio in tutti i nostri server e storage, applicati nei processi di controllo e di sicurezza delle reti. In grado ad esempio di prendere decisioni autonome, o mettere in atto soluzioni automatiche in caso di anomalie, o di attacchi esterni.

Sono questi in ogni settore i mega-trend dell'Internet of Thing? "I nostri sforzi sono indirizzati a come far utilizzare al mercato tutta questa straordinaria messe di innovazione già disponibile -spiega Tino Canegrati, VP & Managing Director HP Italy- sinora abbiamo imparato a convertire su carta le nostre idee. Il nuovo passo è di stampare le idee in tre dimensioni. Penso ad esempio a tutte le potenzialità nella protesica madica. Ma stiamo lavorando anche sul processo inverso e per convertire un qualunque oggetto, o segno in un idea servono strumenti ben più sofisticati di uno scanner 3D".

Eppure di intelligenza artificiale si parla da almeno 20 anni? Cosa è cambiato oggi? "Il cambiamento è prodotto grazie alle nuove tecnologie disponibili -chiarisce Roberto Schiavone, Alliance e Channel manager per l'Italia di VMWare, società specializzata nelle infrastrutture digitali- in passato non avevamo disponibile così tanta potenza dei calcolo. Adesso che c'è, il nostro problema è la complessità dei processi e la sfida è semplificare". "Watson Cognitive Computing -esemplifica Raffaele De Lucia, Sales Leader IBM- è un'applicazione di intelligenza distribuita offerta al mercato grazie a 51 data center in tutto il mondo, tra cui uno a Milano".

E' l'era del Cloud Computing? "Il nostro progetto di Fog Computing -interviene Alberto Degradi di Cisco- consiste nel distribuire piccole quantità di intelligenza artificiale ovunque serva, ad esempio negli storage, per poter analizzare masse di dati in transito a grande velocità. Si può lavorare così per modificare la ritmica degli impianti semaforici di una città, al fine di fluidificare il traffico. Oppure per scremare i dati prodotti da un processo e trasmettere al centro del sistema soltanto quelli utili agli analytics".

La svolta sono gli oggetti connessi? "Oggi si utilizzano più informazioni provenienti dagli apparati on line -conferma Tino Canegrati di HP- Sapete tutti che da 12 anni la nostra azienda monitora in tempo reale milioni di apparati per analizzare il loro funzionamento e l'usura, grazie ad un'intelligenza distribuita. Il mondo cambia e tutto è basato sulle informazioni. Cambia il concetto di lavoro, che è più uno status che un luogo".

Ma l'intelligenza artificiale può prendere decisioni al posto dell'uomo? "L'intelligenza artificiale è una disciplina probabilistica -risponde Raffaele De Lucia di IBM- mentre l'informatica è una scienza deterministica. E' un approccio nuovo e dirompente anche dal punto di vista culturale. Prendete Watson for Oncology di IBM Health, uno strumento digitale che aiuta i medici a identificare rapidamente le informazioni chiave nella cartella clinica di un paziente ed esplorare le opzioni di trattamento per ridurre la variazione indesiderata di cura".

Quindi in futuro tutto sarà sempre più automatizzato? "Non è detto -rassicura Tino Canegrati di HP- una delle sfide per le stampanti 3D è quella di riuscire a costruire strumenti che producano manufatti personalizzati al servizio della creatività artigianale. Capite? Potremmo invertire il processo di concentrazione delle produzioni industriali globalizzate e ridare slancio al tradizionale saper fare italiano in risposta ai bisogni specifici degli utenti finali".

La quarta rivoluzione industriale quali impatti sociali avrà? "Nel recente vertice di Davos -risponde Raffaele De Lucia di IBM- gli esperti si sono domandati se gli attuali modelli di formazione e welfare riusciranno a sostenere il cambiamento. Forse non è necessario aumentare ancora il tasso di istruzione superiore (e l'Italia non è ai primi posti), perché in futuro le skill vincenti nel mondo del lavoro potrebbero essere anche quelle intermedie, funzionali al supporto delle tecnologie di intelligenza artificiale".

Siamo agli albori di un mondo nuovo. L'intelligenza artificiale è applicata soltanto nel 3% delle imprese e in Italia c'è ancora scarsa propensione al suo utilizzo.

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