“La morte di Giulia ha scosso tutte le nostre coscienze, di noi come istituzioni così come di noi cittadini, un moto enorme che ci ha aiutato a cambiare passo e a rompere il silenzio e che ci ha ricordato che la violenza non è altrove o solo in contesti lontani ma può vivere nella porta accanto o nascondersi dietro il volto di qualcuno che a primo acchito sembra a noi vicino. La missione della Fondazione Gino Cecchettin è proprio quella di onorare la memoria di Giulia ma anche di lavorare su un cambiamento culturale profondo di cui c’è bisogno sempre di più.
Per noi è un onore accogliere Gino Cecchettin , che, ancora qui a darci l’esempio, a portare avanti la cultura della non violenza, del rispetto. Lui lo fa tutte le volte riaprendo una ferita e nonostante questo continuando a parlare di questi temi, per i giovani e per il loro futuro. Quella di oggi è una giornata importante, che vede protagonisti i ragazzi delle nostre scuole. È l’occasione di avviare una riflessione, di sviluppare e tenere l'attenzione sulla cultura della non violenza e farlo soprattutto con chi ha vissuto sulla propria pelle questo dolore terribile e però ogni giorno continua a mandare messaggi importanti per riflettere tutti quanti”.
Così la sindaca Sara Funaro che questa mattina, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, ha aperto l’incontro “Con lo sguardo al futuro: educare a una cultura della non violenza. La missione della Fondazione Giulia Cecchettin e il ruolo dell’Università nella prevenzione della violenza di genere”, promosso dal Comune di Firenze nell’ambito del Festival dei Diritti, in collaborazione con il Dipartimento FORLIPSI dell’Università di Firenze, la Fondazione Giulia Cecchettin e il Comitato “Impariamo a dire noi”. Dopo i saluti istituzionali della sindaca Sara Funaro, ci sono stati gli interventi dell’assessora all’Educazione e Pari Opportunità Benedetta Albanese, dell’assessora regionale alla Cultura Cristina Manetti, di Vanna Boffo, direttrice del Dipartimento FORLIPSI, e di Emiliano Macinai, coordinatore della sezione di Pedagogia del dipartimento.
"La violenza non è un destino, questo è il messaggio che vogliamo comunicare quotidianamente - ha commentato l'assessora Albanese - ciò che noi cerchiamo di fare ogni giorno, soprattutto con i più giovani, è raccontare un mondo diverso e migliore. Un mondo nel quale siamo tutti quanti protagonisti, del quale possiamo farci portatrici e portatori nella nostra vita quotidiana". "Siamo consapevoli - ha aggiunto - che la fiducia nelle relazioni non passa dal controllo: il controllo e la fiducia sono due mondi distinti, separati, che non si incontrano".
"La violenza verbale, fisica e psicologica fa male non solo a chi la subisce ma anche a chi la mette in atto e tutto questo avvelena una società" ha proseguito l'assessora Albanese che ha sottolineato la necessità "di creare cultura perchè cultura è prevenzione ma anche consapevolezza e una base forte per crescere". "Oltre a questo - ha concluso - ci vogliono l'autenticità, la verità e la coscienza di saper trasformare qualcosa che, purtroppo, è accaduto. Trasformando la testimonianza, come quella di Gino Cecchettin di oggi, in un monito che ci accompagna"
L’evento ha coinvolto studentesse e studenti delle scuole secondarie di secondo grado e dell’università in un momento di riflessione e dialogo sul valore dell’educazione al rispetto, alla parità e alla non violenza come strumento fondamentale per la prevenzione della violenza di genere.
Al centro del confronto gli interventi di Gino Cecchettin, presidente della Fondazione Giulia Cecchettin, e della professoressa Irene Biemmi, docente associata di Pedagogia generale e sociale all’Università di Firenze, che - moderati dalla giornalista Chiara Brilli - hanno approfondito il ruolo della cultura educativa e dell’università nella prevenzione della violenza di genere e nella costruzione di una nuova sensibilità nelle giovani generazioni